La filosofia, intesa come particolare amore per la sapienza, è creazione originale della Grecia classica a partire dai secc. VII-VI a.C. e si differenzia nettamente da precedenti e/o contemporanee culture orientali
L’indagine filosofica si caratterizza fin dalle origini per tre aspetti fondamentali * ricerca autonoma e razionale * “contemplazione”, vedere disinteressato * sapere che guida l’uomo nel suo agire
La nascita della filosofia in Grecia viene favorita dalla maturazione di due precise situazioni socio-politiche: * l’emergere di ordinamenti repubblicani all’interno della polis rinsaldando ulteriormente il legame fra Stato e cittadino, portano a una maggior richiesta di istruzione * fondazione delle colonie nelle quali la filosofia trova un terreno più favorevole grazie a un clima di maggior libertà e apertura culturale.
Nella cultura della Grecia arcaica è possibile individuare tre ambiti che in parte anticipano, almeno come esigenza ma non nelle procedure di indagine, le problematiche filosofiche: * poesia epica, in particolare i poemi di Omero e di Esiodo, che delineano importanti valori e modelli morali e, rivisitando il tradizionale patrimonio mitologico, elaborano le prime cosmologie (spiegazioni dell’origine del mondo) * riflessione morale, ricca di massime, precetti, consigli morali, in cui Solone e i cosiddetti Sette Saggi rivestono un ruolo fondamentale * religione: * religione pubblica: politeista e naturalista, legata a pratiche cultuali esteriori * religione dei misteri: articolata in molteplici riti iniziatici e purificatori, che risponde a esigenze più profonde di spiritualità e in cui particolarmente significativi sono l’orfismo e i culti dionisiaci
Il mito, che caratterizza tutte queste espressioni culturali, ha in comune, con il discorso filosofico, la volontà di conoscere e spiegare il mondo ma se ne differenzia per il linguaggio e i metodi di indagine utilizzati, di tipo fantastico-immediato e narrativo e non razionale-astratto
Talete è considerato il fondatore della filosofia, perché per primo si pone razionalmente un problema di portata universale, domandandosi qual è l’origine (arché) del tutto: egli la identifica nell’acqua, che per la sua universale presenza si presta a essere considerata il fondamento e la costituente di tutte le realtà
Anassimandro, discepolo di Talete, compiendo un notevole sforzo di astrazione, identifica l’arché con l’ápeiron, ossia con una sorta di infinito (quantitativo)/indefinito (qualitativo) da cui scaturiscono tutte le cose per un processo di separazione dei contrari
Anassimene, discepolo di Anassimandro, ritiene che l’aria, per la sua universale diffusione e per la sua particolare consistenza, sia l’arché di tutte le cose, che vi deriverebbero per un processo di rarefazione e di condensazione
Eraclito riprende la speculazione dei predecessori e l’arricchisce sottolineando in particolare il carattere di dinamismo della natura(espresso nella celebre frase “tutto scorre”), che diviene un principio di portata generale. Il divenire della natura, infatti, è ordinato secondo la legge dei contrari (ogni realtà passa da un opposto all’altro), che a un livello superiore si compongono in una sintesi armoniosa. Il fuoco, per il suo intimo dinamismo e per il suo continuo passare da un contrario all’altro, è per Eraclito l’arché del mondo. Il fuoco, inoltre, è dotato di una forma di intelligenza (lógos), di cui partecipa anche l’anima umana
La scuola pitagorica, che ha anche carattere politico e religioso, rappresenta un caso emblematico del carattere di ricerca associata proprio della filosofia greca
Infatti si parla più propriamente di pitagorismo che di Pitagora di Samo, perché del suo specifico pensiero conosciamo poco, dal momento che egli non scrive nulla e che gli sono attribuite tutte le scoperte successive dei suoi discepoli
Inizialmente, (secc. VI-V a.C., il pitagorismo si sviluppa nella Magna Grecia e ha carattere esoterico e comunitario. . I nuovi adepti, infatti, vengono iniziati secondo rituali pedagogici segreti in cui vige la consegna del silenzio nei confronti dei non affiliati
Solo con Filolao, all’epoca di Socrate, il pitagorismo si diffonde all’esterno della scuola, influenzando in maniera profonda il pensiero di Platone. Nei primi decenni del sec. IV la scuola pitagorica della Magna Grecia entra in crisi, trasformandosi in una filosofia eclettica con elementi aristotelici e platonici
Per i pitagorici il numero è il principio di tutte le cose, sulla base della constatazione che tutti i fenomeni naturali si realizzano con una certa regolarità secondo rapporti numerici. Notando che esiste una differenza strutturale fra i numeri pari e i numeri dispari, i pitagorici sono indotti a ricercare degli elementi ancor più primitivi del numero, che identificano nel principio illimitante e in quello limitato
I numeri sono concepiti secondo una visione fisico-geometrica come un insieme di punti disposti nello spazio e raffigurati concretamente con dei sassolini. I pitagorici possono così definire il mondo come cosmo cioè come un tutto ordinato, regolato da rapporti matematici, decifrabili solo dagli iniziati
La speculazione pitagorica si presenta per certi aspetti più matura e sofisticata di quella dei filosofi ionici, perché il numero è un archédi tipo fisico-naturale, che esprime non solo la sostanza di cui sono fatte le cose, ma la loro struttura logica
La visione religiosa e antropologica pitagorica presenta alcune tesi mutuate dall’orfismo, come la visione dualistica dell’uomo, la credenza nella metempsicosi (reincarnazione) dell’anima e il raggiungimento della salvezza individuale mediante rituali di purificazione
È proprio sui mezzi di purificazione che i pitagorici si allontanano dalle pratiche orfiche: la matematica è la via della purificazione, perché in grado di strappare l’uomo dal particolare e dal sensibile elevandolo alla dimensione dell’eterno e del divino
Senofane elabora una critica razionalistica della concezione antropomorfica degli dei: identifica Dio con il cosmo e gli attribuisce caratteri di unità, superiorità rispetto agli altri dei, onniscienza, onnipotenza. Senofane ha anche una dottrina fisica, che riconosce la Terra come arché. Formula anche dei principi etici , incentrati sulla superiorità della dimensione interiore e intellettiva dell’uomo
Parmenide ha un grande influsso sul pensiero greco, perché per la prima volta introduce e sviluppa il problema dell’essere
Parla di una via della verità, (“L’essere è e non può non essere, il non essere non è e non può in alcun modo essere”) e di una via della falsità che nega il principio dell’essere come unica realtà. Solo la via della verità è percorribile: infatti solo ciò che esiste può essere pensato e detto.
Essere e pensare sono la medesima cosa: l’essere ha una serie di caratteri (ingenerato, incorruttibile, non ha un passato né un futuro, immobile, indivisibile, assolutamente uguale) che escludono qualunque forma di non essere.
Sebbene delle realtà mutevoli attestate dai sensi non sia possibile avere scienza ma soltanto opinione, esiste anche una terza via, dell’opinione plausibile delle cose, in cui la molteplicità e il divenire, attestati dai sensi, sono ammessi non come puro essere o puro non essere ma solo come apparenza fenomenica.
Zenone difende la dottrina di Parmenide dal paradosso che nega contro ogni evidenza il molteplice e il movimento; anzi la radicalizza eliminando la terza via che lascia una parvenza di verità al mondo sensibile.
Il metodo elaborato da Zenone è la dimostrazione dialettica, la quale prova la verità di una tesi dimostrando la falsità dell’antitesi.
Le argomentazioni contro il movimento si fondano sul cosiddetto argomento della dicotomia (ogni tratto di spazio può essere suddiviso in due tratti e così via all’infinito).
Le argomentazioni contro la molteplicità si basano sull’argomento dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo (ogni corpo può essere diviso in infinite parti: se queste hanno una dimensione, il corpo sarà infinitamente grande; se le parti non hanno dimensione, sarà infinitamente piccolo)
Melisso descrive l’eternità dell’essere con la formula della durata infinita (“sempre era e sempre sarà”)
Melisso corregge la concezione parmenidea della finitudine dell’essere (che implicitamente introduceva la nozione di non-essere o vuoto come limite), affermandone l’infinitudine e l’assoluta unicità. Nega la divisibilità dell’essere e la sua corporeità
Anche Melisso elimina la via dell’opinione plausibile e riduce la conoscenza alla via della assoluta verità, delineando una concezione tutta positiva dell’essere, laddove Parmenide aveva soprattutto espresso che cosa l’essere non può essere.
Il problema fondamentale della speculazione dei fisici pluralisti è quello di tener fermo il principio parmenideo sull’essere e, al tempo stesso, salvare i fenomeni. Postulano perciò l’esistenza di più principi, che in sé mantengono le caratteristiche dell’essere parmenideo, ma mescolandosi danno luogo alla molteplicità delle cose
Empedocle concepisce il nascere e il morire non come un passaggio dall’essere al non essere (come fanno Parmenide e la scuola di Elea), ma come un aggregarsi o disgregarsi di quattro principi-elementi (l’aria, l’acqua, la terra e il fuoco). Ogni elemento è considerato indistruttibile, eterno e inalterabile, allo stesso modo dell’essere di Parmenide
I principi-elementi sono messi in moto da due forze cosmiche antagoniste, l’amore (o amicizia) e l’odio (o discordia), che tendono rispettivamente a unire e separare gli elementi
Lo sfero è la fase in cui prevale in maniera totale l’amore, il caos quella in cui prevale assolutamente l’odio; il cosmo è la tappa intermedia, caratterizzata da un relativo predominio dell’odio
Empedocle elabora anche una teoria della conoscenza, intesa come un processo di tipo fisico-naturale e guidata dal principio che il simile conosce il simile
Anassagora cerca la soluzione all’aporia eleatica prospettando l’esistenza di un infinito numero di principi (detti “semi”), chiamati in seguito omeomerie. In ogni cosa sono comprese tutte le qualità (“tutto è in tutto”): in questo modo si può spiegare il divenire come sviluppo di qualità intrinseche agli enti e non come il crearsi o l’annichilirsi di qualità nuove o vecchie
A determinare la composizione e la scomposizione delle omeomerie è un’intelligenza divina separata dal cosmo, il Nôus, in greco intelletto. Anassagora elabora anche una teoria della conoscenza, considerata un processo fisico-naturale, ma guidata dal principio della differenza
Anche l’atomismo rappresenta un tentativo di soluzione dell’aporia eleatica: partendo dall’individuazione di infiniti principi senza differenze qualitative, ma solo quantitative, propone una interpretazione meccanicistica e quantitativa della realtà.
Di Leucippo abbiamo scarse notizie: il suo pensiero, tuttavia, può essere assimilato a quello di Democrito, suo discepolo, sotto il cui nome sono finiti numerosissimi scritti, che probabilmente raccoglievano tutte le opere scritte dagli atomisti
Democrito attribuisce a principi infiniti di numero, gli atomi, le caratteristiche dell’essere eleatico: l’immutabilità, l’omogeneità e l’indivisibilità (in greco, atomo significa indivisibile)
Gli atomi, che insieme al vuoto costituiscono il fondamento del cosmo, sono caratterizzati solo da connotazioni quantitative (estensione, figura, ordine, posizione). Le differenze qualitative riscontrabili nelle cose sensibili sono il risultato delle diverse combinazioni di queste connotazioni quantitative. Gli atomi, perciò, possono essere conosciuti solo dall’intelletto e non dai sensi
Gli atomi sono dotati di movimento per loro origine e non hanno così bisogno di alcuna causa sovraordinata che li muova
È il movimento degli atomi a causarne l’aggregazione e la disgregazione e quindi a determinare il nascere e morire delle cose
Democrito formula una dottrina dell’anima, di natura atomica, concepita come principio di vita, preminente rispetto al corpo
Elabora anche una gnoseologia – fondata sulla superiorità della conoscenza intelligibile rispetto a quella sensibile e spiegata in termini meccanicisti – e un’etica, che privilegia i piaceri dell’anima rispetto a quelli del corpo
I sofisti spostano l’asse tematico della filosofia dallo studio del cosmo a quello dell’uomo
Sostituiscono il metodo deduttivo con quello induttivo con particolare attenzione all’esperienza e all’osservazione dei fatti umani
Si pongono finalità pratiche, , impegnandosi a livello educativo e pedagogico, inse- gnando la virtù (areté), fino ad allora ritenuta ereditaria e non insegnabile. Pertanto si qualificano come educatori professionisti, pretendendo un compenso per le loro prestazioni.
Con un uso spregiudicato della ragione, criticano ogni istituzione, convenzione e dogma filosofico, ottenendo una prospettiva relativistica in ambito etico, conoscitivo e culturale e un’attitudine utilitaristica.
Protagora è il fondatore della sofistica e il suo nome è legato al principio del relativismo etico, che egli formula così: “L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono e di quelle che non sono per ciò che non sono”. Al sapiente (sofista) non tocca quindi il compito di scoprire i fondamenti stabili delle cose, ma quello di rendere “più forte il discorso più debole”
La virtù è fondata sull’utile e non sul bene: il sofista è colui che possiede e insegna la virtù dell’accortezza, di saper scegliere ciò che è utile per sé e per la pólis in determinati momenti
Gorgia è considerato il fondatore del nichilismo. Il suo obiettivo polemico è l’ontologia della scuola di Elea come dimostrano le sue tre proposizioni
Tre proposizioni: * Nulla esiste * Se esistesse non sarebbe conoscibile * Se fosse conoscibile non sarebbe esprimibile Tre conseguenze: * Non c’è possibilità di fondare etica assoluta * Parola non è veicolo di verità, ma di suggestione e persuasione * Arte acquista piena autonomia, perseguendo finalità proprie (la mozione dei sentimenti)
Prodico inventa la sinonimica, arte che insegna a individuare ed esprimere tutte le sfumature dei termini e a farne un proficuo uso nelle assemblee e nei tribunali.
Ippia il fondatore della corrente naturalistica, contrappone il nómos, la legge positiva stabilita dall’uomo, alla ph?ysis, la legge naturale, ritenendo quest’ultima più importante.
Antifonte radicalizza ulteriormente questa opposizione e ne deduce una concezione ugualitaria e cosmopolita degli uomini.
I sofisti politici, appartenenti alla seconda generazione della sofistica, riprendono la tematica etico-politica sganciandola da qualunque riferimento morale
Con l’eristica, tipica dell’ultima fase, la sofistica perde ogni spessore filosofico e si riduce a pura arte dialettica e confutatoria, a prescindere dal contenuto di verità delle tesi sostenute