La questione socratica consiste nel problema di determinare il contenuto del pensiero di Socrate, che sceglie di non scrivere nulla; uniche fonti sono quanto riportato da Aristofane, Platone, Senofonte, Aristotele e dai socratici minori.
Come per i sofisti, l’interesse di Socrate è rivolto all’uomo e al suo comportamento ma, diversamente dai sofisti, la filosofia per Socrate non è una tecnica al servizio dell’utile, deve perseguire la verità e porsi fini etici universali.
Socrate trova un fondamento antropologico dell’etica e della politica nel concetto di anima (psyché: l’io consapevole e la personalità morale e intellettuale)
Tutte le virtù vengono ridotte alla sola conoscenza e al sapere con un’attenuazione del ruolo della volontà che porta a conclusioni paradossali (come “nessuno pecca volontariamente” o “basta conoscere il bene per attuarlo”).
Per Socrate la prova dell’esistenza di Dio si basa sull’esistenza di un evidente finalismo nel mondo; Socrate concepisce perciò Diocome intelligenza finalizzatricedel mondo.
Il demone socratico è quella voce interiore che suggerisce a Socrate tutto ciò che va evitato per realizzare la propria missione
Il metodo socratico è detto ironico-maieutico e si basa sul dialogo, in cui Socrate, fingendosi ignorante, “mette a nudo” l’anima dell’avversario, per poi farle partorire il sapere, proprio come un “ostetrico dell’anima”
Platone non ha affidato alla scrittura i suoi messaggi filosofici nella loro interezza e ha tentato una mediazione fra la cultura della scrittura e quella della tradizione orale. Il filosofo può mettere molte cose per iscritto, ma non quelle cose che per lui sono “di maggior valore”, che vengono trasmesse solo a discepoli opportunamente scelti.
Platone affida anche agli scritti la propria scoperta speculativa centrale: la teoria delle Idee. Con la scoperta del mondo delle Idee per la prima volta è identificata e impostata in modo rigorosamente razionale la dimensione dell’essere soprasensibile. L’Idea è l’oggetto di una visione intellettuale e indica l’interiore forma qualitativa e la struttura metafisica, o essenza, delle cose: le molteplici cose sensibili si possono spiegare solo riportandole all’unità di un’Idea corrispondente, che per partecipazione le fa essere ciò che sono (per esempio, le molte cose belle sono tali perché partecipano dell’Idea del Bello).
Ma anche le Idee stesse sono molteplici e vengono giustificate dalla teoria dei principi primi e supremi, che Platone sviluppa nelle sue dottrine non scritte. I principi primi e supremi sono due: l’Uno, (coincidente con il Bene), e la Diade di grande e piccolo, che è principio di molteplicità da cui derivano la differente realtà delle cose e, a livello sensibile, il divenire
L’essere è un misto di limite e illimite: le Idee sono tali da sempre, mentre il mondo fisico è tale solo per l’intervento di una causa efficiente, ossia dell’intelligenza suprema della figura mitologica del Demiurgo
La dottrina dell’amore è strettamente collegata alla ricerca dell’Uno, che a livello sensibile si manifesta come Bello
Analogamente, il vero politico deve fare ordine il più possibile nello Stato, riportando a tutti i livelli la molteplicità a unità
Anche dal punto di vista morale individuale il bene e la virtù consistono nel fare ordine interiore
Nella Repubblica la città-stato ideale, articolata in tre classi distinte (i governanti-filosofi, i guardiani, i produttori-artigiani) corrisponde alla tripartizione dell’anima in razionale, irascibile e concupiscibile
La conoscenza è una forma di reminiscenzaossia è un ricordo stimolato dalle percezioni sensibili, immagini delle Idee, che ci permette di riavvicinarci alle Idee medesime, da sempre nella nostra anima
La dialettica è quel metodo che procede secondo la via sinottica (che compone insieme) e la via diairetica (che divide), le quali insieme permettono di raggiungere l’essenza delle cose e la conoscenza del Bene
Platone dimostra l’immortalità dell’anima, poiché è dello stesso genere delle Idee, dal momento che le conosce
Le sorti dell’anima sono cicliche: viene premiata o punita a seconda della vita condotta sulla terra e in tempi determinati si reincarna (metempsicosi)
L’Accademia continua con i discepoli e successori di Platone, Speusippo e Senocrate, fino al 268-64 a.C., quando Arcesilao inaugura il periodo degli accademici scettici. Successivamente con Antioco di Ascalona la scuola assume un indirizzo eclettico.
L’impatto con la cultura giudaico-alessandrina (sec. I a.C.-sec. III d.C.) porta al medioplatonismo, che accentua la componente religiosa dell’Accademia antica.
Il pensiero platonico viene poi ripreso nei secc. II-IV d.C. dalle scuole neoplatoniche, che elaborano una sistematizzazione del platonismo in una visione gerarchica del reale
Aristotele è considerato l’inventore della logica, concepita come studio scientifico del pensiero quale si manifesta nel linguaggio (lógos), inteso nei suoi elementi (termini, proposizioni e argomentazioni) e nelle leggi che ne regolano l’uso
Tutti i termini si riconducono a dieci concetti generalissimi, le categorie (predicati), a cui corrispondono i dieci generi supremi degli enti: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, stare, avere, fare, patire
La sostanza indica ciò che è in sé, ossia ciò che sussiste indipendentemente da altro, mentre le altre categorie indicano ciò che è in altro e sono dette anche accidenti.
Il sillogismo è l’argomentazione in cui, poste due proposizioni (premesse), se ne deduce una terza (conclusione), diversa da esse e derivante necessariamente da esse.
La teoria della scienza riguarda la conoscenza fondata su dimostrazioni: la dimostrazione è un sillogismo le cui premesse sono vere, o perché sono principi evidenti di per se stessi, o perché sono la conclusione di precedenti dimostrazioni.
Accanto alla logica Aristotele pone tre gruppi di discipline: * Scienze poietiche * Scienze praiche * Scienze teoretiche * Scienze della natura * Matematica * Filosofia prima o metafisica
La natura è l’insieme di tutte le realtà mutevoli che hanno in se stesse, o nella loro specie, la causa del proprio mutamento.
Il mutamento implica tre condizioni o elementi ▪ qualcosa che muta, detto sostrato o materia ▪ qualcosa in cui il sostrato muta, cioè la forma o configurazione ▪ qualcosa a partire da cui esso muta, detta privazione
Ogni mutamento, pertanto, è un passaggio dalla potenza all’atto: la materia, prima di assumere la forma, è in potenza rispetto a essa; la forma invece, quando viene assunta dalla materia, ne costituisce l’atto, cioè la piena realizzazione delle sue possibilità
Ogni mutamento richiede una causa motrice, cioè un agente che lo produca, il quale deve essere già in atto. Si danno quattro tipi di cause, cioè di condizioni del mutamento: la materia, la forma, il fine e la causa motrice.
Tutti i mutamenti che si verificano sulla Terra dipendono dai moti degli astri, e questi, a loro volta, dal moto della sfera estrema, quella che reca infisse le stelle e contiene l’intero universo.
Aristotele spiega che le realtà viventi hanno come forma e causa del loro movimento un’anima (psyché): un’anima vegetativa nelle piante, principio delle funzioni vegetative (nutrizione e riproduzione); un’anima sensitivanegli animali, principio anche delle funzioni sensitive (percezione, desiderio e movimento locale); un’anima intellettiva negli uomini, principio anche delle funzioni intellettive (pensiero e volontà)
La conoscenza umana ha inizio sempre dalla percezione delle forme sensibili: all’interno di queste l’intelletto scopre le forme, cioè le essenze, le strutture intelligibili dei vari enti, mediante un processo complesso di induzione
L’intelletto, a sua volta, prima di apprendere le forme, è in potenza rispetto a esse e chi fa passare l’intelletto umano dalla potenza è un intelletto attivo, da sempre in atto
La filosofia prima cerca le cause dell’intero essere, cioè dell’ente in quanto ente ed è esposta nell’opera intitolata dagli editori Metafisica (che significa “dopo la Fisica”)
Esistono due principi logici, cioè delle leggi del pensiero che valgono per tutti gli enti, cioè sono anche leggi dell’essere: il principio di non-contraddizione e quello del terzo escluso
Aristotele scopre che l’essere si dice in molti sensi quante sono le categorie, di cui la sostanza è la prima, perché è la condizione dell’essere di tutte le altre. La sostanza sensibile è l’unione inscindibile di materia e forma (sinolo), ma ciò che la fa essere sostanza è la sua forma. Anche la potenza e l’atto sono due modi fondamentali dell’essere, ma l’atto precede la potenza e quindi è l’essere nel senso primario. Un ultimo significato dell’essere è quello in cui si usa il verbo essere per dire “è vero”: Aristotele distingue la verità del discorso enunciativo dalla verità del concetto
I motori delle sfere celesti, per poterle muovere eternamente, devono essere sempre in atto, cioè devono essere puro atto, e quindi immobili, e sono identificati con l’atto del pensiero intuitivo, che è l’unico non implicante movimento
Il primo tra essi è il motore della sfera delle stelle fisse, che pensa anzitutto se stesso, perciò è pensiero di pensiero, e ha diritto al titolo di Dio supremo
L’etica ha come fine la felicità, che consiste nell’esercizio abituale e perfetto della funzione che è propria dell’uomo, ossia della virtù
Ci sono virtù etiche, che riguardano le funzioni della parte non razionale dell’anima e consistono nel giusto mezzo tra due vizi opposti, e virtù dianoetiche, che riguardano le funzioni della parte razionale e sono fondamentalmente la saggezza e la sapienza
La pólis è la società perfetta, cioè autosufficiente, nella quale l’uomo può realizzare la felicità, perchè l’’uomo è per natura un animale politico
La costituzione migliore è quella intermedia fra aristocrazia e democrazia, detta politéia (cioè costituzione per eccellenza), in cui la maggior parte dei cittadini sono in una situazione media, cioè non sono né troppo ricchi né troppo poveri. * Monarchia (governo di uno) * Oligarchia (governo di pochi) * Democrazia (governo degli uomini liberi)
La retoricacomprendel’arte di ben argomentare (dialettica), la conoscenza delle passioni umane e la rettitudine del carattere dell’oratore, che lo rende più credibile.
La poesia è definita come mimesi, cioè imitazione, della vita ed è distinta in vari generi, di cui la tragedia è il supremo.