La filosofia a Roma e Neoplatonismo

I filosofi romani

Cicerone

Marco Tullio Cicerone è il più grande diffusore della cultura greca in Roma. Si interessa soprattutto di etica, assumendo unaposizione eclettica, che riproponela morale stoica in forma mitigata

Neostoicismo

Il neostoicismo è l’indirizzo filosofico più diffuso in Roma con una riduzione dei temi logici e fisici a vantaggio di un diffuso senso religioso

Seneca

Lucio Anneo Seneca elabora il concetto di volontà e lo distingue da quello di coscienza, ha un vivo senso del peccato e uno spiccato senso dell’uguaglianza fra tutti gli uomini.

Epitteto

Epitteto distingue fra le cose che sono in nostro potere e le cose che non lo sono e afferma che ogni vizio, errore e turbamento nasce dalla confusione dei due piani. Solo l’azione del saggio, che ha di mira le cose che sono in suo potere, è in sommo grado libera, perché dipende unicamente da un criterio interiore

Marco Aurelio

Marco Aurelio afferma che l’uomo nel mondo ha una posizione di rilievo, simile agli dei, se si ritira in sé per vivere un’intensa vita religiosa e praticare l’amore per il prossimo

Lucrezio e l’epicureismo

Anche l’epicureismo ha notevole fortuna a Roma: il più illustre rappresentante è il poeta Tito Lucrezio Caro, che, partendo dalla constatazione che il maleè ladimensione dominante nel mondo, la supera con la scienza e la sapienza epicurea.

Neoscetticismo

Assai diffuso è anche il neoscettismo, di Enesidemo, Agrippae Sesto Empirico, che mantengono sempre aperta la ricerca, propugnando l’ideale della vita senza dogmi.

Plotino e neoplatonismo

Rifondazione della metafisica

Plotino opera una vera e propria rifondazione della metafisica, portando alle estreme conseguenze le dottrine non scritte di Platone

L’Uno

Ai differenti livelli di realtà (o ipostasi) l’Uno è in forme differenziate, ma tutte dipendono dall’Uno supremo, che è al di sopra dell’essere e al di sopra dell’intelligenza Vertice della metafisica La rifondazione della metafisica raggiunge il vertice massimo con la domanda che Plotino si pone: perché c’è l’Uno-Bene, ossia perché c’è l’Assoluto? La risposta plotiniana è che l’Uno si autopone e, poiché è assoluta libertà, è libertà autoproduttrice.

Forze operanti dell’Uno

Le forze operanti che derivano dall’Uno sono due: la forza operante originaria dell’Uno stesso, che è libertà per eccellenza; l’attività o forza che procede dall’Uno: è una necessità che dipende da un atto di libertà Processione delle ipostasi La processione delle ipostasi dall’Uno, prima ipostasi, non è lineare ma è un processo circolare che termina in un momento contemplativo che fa essere l’ipostasi ciò che è

Nous

Nel primo momento si produce l’essere, nel secondo il pensiero che pensa l’essere. In questo modo si produce la seconda ipostasi, il Nôus o Intelligenza.

Anima e cosmo sensibile

La terza ipostasi, l’Anima, deriva da una potenza che procede dal Nôus. Con il contemplare il Nôus, che è prima di lei, l’Anima pensa; contemplando sé che pensa, si conserva nel suo essere; infine, guardando ciò che viene dopo di lei, ordina e regge il cosmo sensibile che da lei procede

Materia

Con il cosmo fisico termina la scala degli esseri: infatti la materia è l’affievolirsi estremo della forza produttrice.

Uomo

L’uomo è essenzialmente la sua anima, da cui dipendono tutte le attività e il cui destino ultimo è il ricongiungimento all’Uno-Bene