La filosofia araba, attraverso anche la mediazione dei pensatori ebrei, influenza profondamente la filosofia cristiana medievale e, in particolare, diffonde in Europa il pensiero di Aristotele
Avicenna distingue in ogni cosa l’essenza, che è l’identità espressa da un concetto, e l’essere, che indica l’esistenza della cosa.
Il mondo ha bisogno di una causa primache dia esistenza a tutto ciò che è, e questa causa prima è Dio, che è eterno perché in lui l’essenza e l’essere sono inseparabili.
La creazione è pensata come emanazione e nella decima e ultima sfera celeste compare un intelletto attivo, che regge il mondo terrestre e assiste l’uomo nella conoscenza delle idee universali.
Averroè, influenzato dall’islamismo, da Aristotele e da Plotino, concepisce tutto ciò che esiste secondo un rigoroso ordine gerarchico, al cui vertice si trova Dio
L’intelletto agente, originario ed eterno, ordina la realtà e le scienze e suscita nell’uomo un intelletto possibile, che è eterno e separato dall’individualità di ogni uomo ed è la capacità di trascendere la conoscenza sensibile.
Avicebron nella Fonte della vita concepisce Dio come l’essenza assoluta al di sopra di tutto l’essere creato, dalla cui libera volontà derivano tutti gli esseri, composti di materia e forma; le forme, inoltre, si moltiplicano in ogni essere secondo i suoi livelli di perfezione
Mosè Maimonide sostiene la conciliabilità tra ragione e fede, nella convinzione che la filosofia sia indispensabile per interpretare la rivelazione biblica
Dimostra razionalmente l’unicità di Dio, da cui hanno origine le intelligenze che presiedono al moto dell’universo e anche l’intelletto agente che fa passare all’atto la nostra intelligenza.