Se per altre piante ci si è soffermati ampiamente sulle virtù medicinali, nel caso della rosa la cosa è molto difficile: troppa è la letterature medica o pseudomedica e la voce rischierebbe di diventare un ricettario. C’è stato perfino chi, il Lindley per la precisione, suggeriva che la rose dovesse costituire la base unica dell’intera farmacopea. E anche se esagerava non aveva completamente torto: la medicina moderna ha rivelato quanto grande sia l’importanza della vitamina C. Di solito tale vitamina viene ricavata dagli agrumi, ma gli aranci contengono soltanto 49 mg di vitamina C per 100 g di polpa, mentre le bacche della R. rugosa contengono da 2,2 g a 6,9 g per 100 g. Quindi nei secoli scorsi le rose erano a ragione usate per prevenire e curare lo scorbuto. A scopo curatico si sano di solito nella medicina popolare i bocci florali della R. gallica mondati del calice e degli stami e seccati all’aria e all’ombra.
In decotto si una 5-15 g in soluzione per gargarismi e nelle affezioni della bocca e della gola e anche come astringente intestinale. Se la R. gallica ha prorpietà astringenti, proprietà lassative hanno invece la maggior parte delle altre rose selvatiche: i frutti della R. canina e delle specie congeneri servono a prepare una conservam a detta del Negri “di un gusto gradevole e di uso popolare assai diffusa come rinfrescante e lassativo, sia a cagione della sua leggera acidità, sia per l’azione stimolante esercitata dai peli, che rivestono gli acheni e rimangono incorporati nella conserva, sulle pareti intestinali. Tale leggera irritazione basta a volte a provocare l’espulsione dell’Acaris lombricoides nei bambini che sono infestati”. Anche le galle che si formano sui rami della R. canina e di altre rose provocate dal Rhodites Rosae, sono efficaci in infuso, in decotto e in estratto fluido come diuretico nei casi di oliguria di origine nefritica, come tonico e antidrotico nella tubercolosi e come succedaneo della segale cornuta, in quanto pare che regolino le contrazioni uterine. L’essenza di rosa viene ricavata generalmente dalla R. damascena: la R. damascena è coltivata a questo scopo soprattutto in Bulgaria, nelal valle della Maritza in Turchia, in Tunisia, in Egitto e in India, e in misura minore anche in altri paesi europei. Le rose sono raccolte a maggio nelle prime ore del mattino e sottoposte a una doppia distillazione; l’essenza viene poi separata, facendola depositare, dal liquido ottenuto: si ricava così ogni 10.000 rose circa 1 g di liquore giallo verdastro “di odore forte e poco gradevole se in massa, gradevolissimo se diluito”.
La produzione di un rosaio è piena dal terzo anno in avanti e dura una decina di anni, durante i quali 1 ettaro di rosaio fornisce una media di 3000 kg di petali pari a circa 3 milioni di unità recise. La produzione di prima distillazione può essere fatta anche in rozzi alambicchi di campagna; in seguito, ridistillando molto lentamente (in un rapporto di 8 a 1) si ottiene, sempre per separazione attraverso il riposo, l’olio essenziale. In Oriente vengono prodotte anche le rose essicate da profumeria dai boccioli semisbocciati, recidendo l’intera corolla senza aprirla e mettendola a seccare all’ombra; una volta seccato, il prodotto è raccolto generalmente in botti, con l’aggiunta di 1 kg di sale per ogni 6 di prodotto, per la conservazione. Ancora in Oriente, in Bulgaria e in Grecia vengono preprati con le essenze di rosa certi dolciumi veramente dolcissimi, i “лапат локум” (lapat lokum), da sconsigliarsi a chi soffre di mal di denti.