La cultura della rose non è troppo difficile; l’unica preoccupazione che danno queste piante è la loro facilità a essere preda di diverse malattie che in genere è meglio prevenire che curare. Le rose si adattano a diverse condizioni, ma solitamente preferiscono un luogo esposto al pieno sole. Quanto al terreno, deve essere piuttosto pesante e compatto, moderatamente calcareo e ben concimato. Il miglior concime è lo stallatico, da dare alle piante in autunno. Solitamente lo si disponde, in generoso quantitativo, attorno al pedale della pianta: durante l’inverno serve così da protezione contro il freddo alla parte della pianta più delicata e precisamente nel punto dove è stato praticato l’innesto, pochi centimentri sotto il livello del terreno; in primavera, al primo cenno di risveglio delle piante, il concime verrà vangato nel terreno e ricoperto di terra. Gli ibridi moderni richiedono più nutrimento delle specie tipiche; in particolare gli ibridi di rosa Tea e le rose inglesi di D. Austin per il loro rapido sviluppo avranno bisogno di applicazioni mensili di concime organico ricco di mocroelementi e di minerali. L’epoca migliore di impianto è il tardo autunno, da ottobre a novembre, anche dicembre nelle regioni a clima temperato. Le rose hanno poche radici a fittone, che penetrano profondamente nel suolo: occorre quindi preparare buche ben profonde, atte ad accogliere le radici ben distese; le piante vanno ricoperte sino all’innesto, che deve stare appena sotto il livello del terreno. Sono piante vigorose e di rapido sviluppo, che danno risultati immediati; con pochissime eccezioni sono molto resistenti al gelo e generalmente preferiscono il freddo al caldo eccessivo. Hanno bisogno di acqua durante il periodo caldo ma non soffrono neanche eccessivamente la siccità. E’ un errore, comunque, bagnare le foglie quando sono in vegetazione. La maggior parte degli ibridi vogliono energiche potature, più energiche che per le specie, e questo riguarda tutte le forme in cui le rose sono coltivate, sia sarmentose, sia ad arbusto, sia ad alberello. In generale, la potatura serve a regolare lo sviluppo di ogni pianta e, se fatta come si deve, serve anche a prolungare di molti anni la vita delle piante. L’epoca della potatura è la primavera, da marzo ai primi di aprile, secondo il clima, e precisamente quando le gemme cominciano a gonfiarsi. E’ da sconsigliarsi una potatura troppo tardiva, quando i getti sono già lunghi. I rosai a cespuglio e gli alberelli vanno accorciati a 3-5. al massimo 7 gemme, contando dal basso. Solo l’esperienza può insegnare a decidere per il meglio. Rami secchi, monconi, rami troppo sottili e malformati vanno recisi con un taglio netto dove si innestano gli altri rami. Il taglio della potatura deve essere fatto a 3-5 mm sopra l’ultimo occhio e inclinato verso il lato opposto a dove sorge la gemma. I rosai non rifiorenti devono essere invece potati dopo la fioritura, in modo da lasciare solo i rami vigorosi e migliori che porteranno i fiori nella stagione successiva. I rosai rifiorenti sarmentosi a fiori grandi si potano sempre in primavera, la sciando i tralci di 2-3 ann di età, che sono quelli che portano i fiori. Si provvederà solo a eliminare i rami molto vecchi, sempre senza disturbare l’equilibrio della pianta. I getti lateri si tagliano lasciando 2-4 gemme.
Piante vigorose e robuste, le rose sono tuttavia assai facile preda di diverse malattie crittogamiche, parassitarie e da virus, alcune delle quasi si controllano facilmente con i moderni mezzi di difesa, altre invece sono molto difficili da eliminare ed è consigliabile quindi pensare per tempo a prevenirle piuttosto che cercare di curarle una volta che si sono installare e il danno è già fatto. Un fatto curioso è che le piante di rosa coltivate nelle città sono generalmente più sane di quelle coltivate in campagna: l’aria inquinata delle città non offre le condizioni favorevoli a molte malattie per svilupparsi. Comunque le rose, come le altre piante, sono più facilmente attaccabili dalle malattie quando si trovano già indebolite perchè male impiantate, non sufficientemente nutrite e coltivate in terreni disadatti.
Le rose possono essere propagate per seme, talea o innesto. Nel caso di specie tipiche la moltiplicazione da seme è il sistema più soddisfacente, anche se lento, benché vi sia il rischio che le piante si ibridino. Per gli ibridi la moltiplicazione da seme e normalmente usata solo per ottenere nuove varietà. La semina va fatta immediatamente dopo la maturazione del seme, in autunno, all’aperto, in vasi o cassette in lettorino. La germinazione avrà luogo la primavera seguente. Il metodo più in uso è però la talea, che si può applicare a qualsiasi tipo di rosa. La migliore è la talea semilegnosa, da farsi In luglio-agosto e da mettere a radicare all’aperto, in posizione riparata, o in cassette, o in vasi, o in le torino, in terra sabbiosa e leggera o in una sostanza come la perlite. La radicazione delle talee dà risultati migliori in alcune specie; sono tuttavia sempre molto soddisfacenti. l’uso di polvere o liquidi ormonici non farà che facilitare l’operazione. Tuttavia le rose ottenute da talea non sempre si svilupperanno in piante robuste e vigorose come quelle ottenute da innesto. Questo infatti è il sistema più usato, specialmente dai floricoltori: tutti gli ibridi moderni sono tenuti con il sistema dell’innesto. Come portainnesto si usano generalmente le R. indica, la R. Polyantha o la R. canina che si allevano da seme in enormi quantitativi: il tipo di innesto è quello a occhio e l’operazione si compie in due giugno-agosto. Molte rose sarmentose si ottengono facilmente con il sistema della propaggine, da farsi durante i mesi estivi.