Cuore di tenebra (Heart of Darkness) è un racconto dello scrittore polacco-britannico Joseph Conrad sulla storia del viaggio per risalire il fiume Congo nel Libero Stato del Congo, al centro dell’Africa, da parte del narratore Charles Marlow. Egli racconta agli amici la sua avventura, a bordo della sua imbarcazione, la Nellio, ancorata in un’ansa del fiume Tamigi, a valle di Londra. Questa ambientazione fornisce la cornice narrativa per raccontare la realtà dei fatti sulla sua ossessione verso il commerciante di avorio Kurtz, che abilita Conrad a tracciare un parallelismo tra Londra e l’Africa come luoghi d’oscurità.
Nell’opera dell’Autore è centrale l’idea che ci sia poca differenza tra i popoli civilizzati e quelli cosiddetti selvaggi, avanzando questioni sull’imperialismo e il razzismo.
Fu pubblicato dapprima in tre puntate - sui numeri di febbraio, marzo e aprile 1899, Vol. 165 - della scozzese Blackwood’s Magazine per celebrare la millesima edizione della rivista; nel 1902 apparve in volume, nella raccolta Gioventù e altri due racconti (Youth, a Narrative and Two Other Stories)
Cinque membri dell’equipaggio dello yacht Nellie attendono la marea favorevole per poter prendere il largo. È sera, uno di loro, un maturo marinaio di nome Marlow, prende la parola e comincia a raccontare di un viaggio che molti anni prima aveva fortemente voluto per entrare in contatto con l’Africa nera. Più avanti, Marlow avrebbe ricordato la passione che, fin da bambino, nutriva per le carte geografiche: in particolare per quella del continente africano, ancora misterioso e pieno di fascino.
Di ritorno da uno dei suoi viaggi in Estremo Oriente, un giorno, nella vetrina di un negozio, aveva visto quella carta. La cosa che più l’aveva colpito era il percorso di un grande fiume «somigliante a un immenso serpente srotolato, con la testa nel mare…la coda perduta nelle profondità del territorio». Era il fiume del viaggio che di lì a poco avrebbe intrapreso. Addentratosi nel fiume Congo - anche se i nomi del fiume, dei luoghi e della foresta non sono mai esplicitati - in un lungo itinerario, a bordo di uno sgangherato vaporetto, dalla costa al centro, al luogo nel quale la coda del serpente si perde, Marlow compie una discesa in un’oscurità ben più profonda della funerea oscurità che avvolge il Tamigi, dove almeno i fanali permettono di individuare navi, il porto perduto nella nebbia, conducendo lo sguardo a un paesaggio conosciuto. Il battello di Marlow affonda invece in un paesaggio sempre più ignoto. Egli giunge alla sede della Compagnia - in realtà un cumulo di baracche - che lo ha assunto, i cui interessi sono basati sul commercio di avorio. Il posto è inospitale ed inefficiente, gestito da equivoci personaggi: il male, i cui delitti sono disseminati nelle varie stazioni del percorso, assume le connotazioni di misteri inesplicabili. Tutti sono invidiosi di Kurtz, il misterioso uomo bianco, il quale appare l’unico in grado di procurare ingenti e costanti quantitativi del prezioso avorio.
Su Kurtz le leggende maligne fioriscono, si aggrovigliano; la sua base, vera destinazione di Marlow, è molto all’interno dell’inestricabile e malsana foresta pluviale ed è raggiungibile solo via fiume. Marlow parte quindi, a bordo di un rattoppato battello a vapore con altri coloni e indigeni cannibali, assunti e pagati con un sottile filo d’ottone lungo non più di trenta centimetri. Nella notte risale faticosamente il fiume: domina l’ombra delle rupi lunari, il suono cupo dei tamburi nascosti, quasi un viaggio nell’Ade, come diranno molti critici. Marlow ha l’impressione di percorrere il tempo e il paesaggio preistorico, ma anche nella preistoria della mente.
Giunto a destinazione, scopre che la base di Kurtz è luogo di misfatti atroci. Gli occupanti del battello si scontrano con la primordiale ostilità degli indigeni, i quali hanno divinizzato Kurtz, soggiogati dal suo aspetto, dalla sua determinazione feroce e soprattutto dalla sua voce, anche se ora Kurtz è molto malato, quasi in fin di vita. Marlow rimane affascinato dal personaggio senza essere in grado di darsi alcuna spiegazione razionale. L’unica cosa da fare in quel frangente è catturare Kurtz. Cosa che avviene non senza difficoltà. Nel viaggio di ritorno, Kurtz muore, ma prima di spirare pronuncia le sue due sole parole nel racconto: «L’Orrore! L’Orrore!», e consegna a Marlow un pacco contenente delle lettere e la foto di una giovane donna.
Marlow, rientrato a Londra, va a incontrare la vedova di Kurtz; lei si ritiene tale, pur essendo stata solo la fidanzata. Ma non ha il coraggio di svelarle la vita malvagia condotta dall’uomo, da lei idolatrato e rimpianto. Preferisce mentirle, dicendo che le ultime parole di Kurtz furono per lei.
Fortemente rappresentativa dello stile di Conrad e delle sue suggestioni, la giungla pare animarsi, custodendo un fitto mistero. La figura selvaggia di Kurtz possiede un potere ipnotico e stranito, che talvolta ispira pietà. Le storie che si incontrano in Cuore di tenebra sono ispirate al viaggio compiuto da Conrad nel 1890 a bordo del vaporetto Roi des Belges lungo il fiume Congo e i personaggi sono ritratti di figure realmente esistite e incontrate in tale occasione. È probabile che Kurtz rappresenti non solo un agente della Compagnia di nome Klein, morto sul vaporetto, ma anche il carattere di altri avventurieri lì incrociati.
Al racconto di Conrad è liberamente ispirato il film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, ambientato però in Vietnam al tempo della seconda guerra, che vide il coinvolgimento degli USA.
I parallelismi con il romanzo introdotti nel film sono numerosi. La storia vede, in entrambi i casi, la risalita di un fiume alla ricerca di un personaggio di nome Kurtz, che in Apocalypse Now è però un ex-colonnello che il protagonista ha l’incarico di uccidere. È anche presente l’attacco con le frecce alla barca, prima di giungere alla destinazione della spedizione. Kurtz mantiene inoltre le altre caratteristiche del Kurtz di Conrad, tra cui l’assoggettamento degli indigeni alla propria persona.
Anche il Kurtz di Coppola, nel suo monologo finale, mostra peraltro di aver commesso l’errore fondamentale del Kurtz di Conrad: il colonnello impazzito non si interroga ormai più sui fini del suo agire (e quindi coerentemente non ammette di poter essere giudicato), ma si limita ad usare la sua onnipotenza per perseguire con qualunque mezzo i fini che ha deciso di perseguire. Anche qui emerge dunque - come in Conrad - la critica al nocciolo della cultura occidentale, che - a prescindere dal fine che dice di volta in volta di voler perseguire - in realtà si fonda sulla pura volontà di potenza che trascina l’occidente a voler dominare tutto senza neppure sapere perché. La differenza principale tra i due protagonisti è che il Kurtz di Conrad accetta di fuggire e muore di morte naturale rendendosi conto forse davvero solo all’ultimo momento dell’orrore della sua vita.
Il colonnello di Coppola si era invece già reso conto dell’orrore che si cela nella volontà di potenza (l’illuminazione di cui parla nel suo monologo dopo la vicenda dell’amputazione da parte dei Vietcong delle braccia dei bambini vaccinati dagli americani) e dunque - avendo aderito consapevolmente a quell’orrore - si lascia uccidere. Ma che senso ha il lasciarsi uccidere se non si accetta di essere giudicati? Forse il colonnello ha compreso che la morte è l’unica conseguenza inevitabile e certa, l’unico destino possibile e pertanto inevitabile, del nulla rappresentato dalla volontà di potenza, qualunque sia l’ideale con cui si pretende di riempirla. Di qui “l’orrore”. Ma c’è di più: forse Coppola, rispetto a Conrad, suggerisce anche che la cultura della volontà di potenza, oltre che “necessariamente eterodistruttiva”, è in fin dei conti anche “intrinsecamente autodistruttiva”. In questa lettura, il finale del film in cui l’assassino di Kurtz diventa il nuovo Kurtz, si presta bene ad un’altra metafora filosofica: la volontà di potenza dell’occidente, per continuare a sopravvivere ai mutati contesti storici, deve lasciare indietro un fine vecchio, giudicandolo sbagliato ed eliminandolo essa stessa, ma solo per potervi sostituire un fine nuovo ritenuto “più giusto”: mentre in realtà si tratta di un gioco delle apparenze che serve solo a perpetuare la volontà di potenza, unico vero tratto distintivo della cultura occidentale moderna a prescindere dalle diverse “maschere ideologiche” di cui si veste.
Un film che invece si avvicina di più agli eventi trattati nel libro è Heart of Darkness di Nicolas Roeg del 1994, con Tim Roth e John Malkovich, rispettivamente protagonisti come Marlow e Kurtz
Il videogioco del 2012 Spec Ops: The Line è ispirato a Cuore di tenebra, e contiene numerosi riferimenti anche ad Apocalypse Now: il più evidente è di certo il personaggio del colonnello John Konrad, che ricorda in tutto e per tutto il colonnello Walter E. Kurtz. Il cognome Konrad, inoltre, è un chiaro omaggio a Joseph Conrad.