Frankenstein, o il moderno Prometeo (Frankenstein; or, the modern Prometheus) è un romanzo gotico, horror, fantasy scritto dall’autrice britannica Mary Shelley fra il 1816 e il 1817, all’età di 19 anni. Fu pubblicato nel 1818 e modificato dall’autrice per una seconda edizione del 1831. È questo il romanzo con cui nascono le figure letterarie del dottor Victor Frankenstein e della sua creatura, spesso ricordata come mostro di Frankenstein, ma anche, in maniera erronea, con lo stesso nome del suo artefice.
È probabile che si debba alla figura del mostro, espressione della paura, al tempo diffusa, per lo sviluppo tecnologico, se il romanzo è divenuto immortale. Frankenstein è uno dei miti della letteratura proprio perché affonda le sue radici nelle paure umane. La “creatura” è l’esempio del sublime, del diverso, che in quanto tale causa terrore.
Dalla pubblicazione del libro, il nome di Frankenstein è entrato nell’immaginario collettivo in ambito letterario, cinematografico e televisivo. È inoltre spesso utilizzato, per estensione, come esempio negativo in quello bioetico, alludendo al fatto che il suddetto dottore compisse esperimenti illeciti o eticamente discutibili.
XVIII secolo. Un giovane capitano, Robert Walton, scrive delle lettere alla sorella Margareth. Il giovane esploratore è appena diventato ricco per l’eredità di un cugino ed ha deciso di intraprendere un viaggio nella speranza di giungere al polo e scoprire cosa attrae l’ago magnetico della bussola verso nord. Giunti nell’estremità dell’emisfero, la sua nave rimane intrappolata fra blocchi di ghiaccio, e dopo alcuni giorni l’equipaggio scorge fra i ghiacci una figura enorme e mostruosa su una slitta che, poco tempo dopo, scompare.
Il giorno successivo appare una seconda slitta, con a bordo un uomo praticamente congelato: costui si avvicina alla nave e, dopo l’insistenza da parte dell’equipaggio, sale a bordo. Walton inizia a scrivere alla sorella degli avvenimenti che si susseguono e dell’incredibile storia del forestiero, che, ripresosi, si presenta come il dottor Victor Frankenstein, scienziato di Ginevra.
Il dottor Frankenstein inizia il suo racconto narrando della sua nascita e della sua infanzia in Svizzera. Vive un’infanzia felice, con i suoi amorevoli genitori, Alphonse e Caroline Beaufort Frankenstein, Elizabeth Lavenza (ragazza italo-tedesca adottata dai Frankenstein) e i fratelli minori Ernest e William, e trascorre il tempo studiando con impegno insieme a Elizabeth, leggendo con passione le opere di antichi autori come Paracelso, Cornelio Agrippa e Alberto Magno e frequentando il caro amico Henry Clerval.
L’esistenza di Frankenstein viene sconvolta dalla morte della madre, contagiata da Elizabeth, ammalata di una forma lieve di scarlattina. Caduto in un trauma psicologico, Frankenstein studia coltivando segretamente un sogno impossibile per chiunque: la creazione di un essere umano più intelligente del normale, dotato di salute perfetta e lunga vita.
Pensando sempre con affetto a Elizabeth, Victor si iscrive all’università di Ingolstadt, in Germania, per elevarsi culturalmente. Frankenstein decide di dedicarsi alla filosofia naturale, che gli era sempre stata invisa. Si presenta quindi ai professori Krempe e Waldman, che, ciascuno in un modo diverso, lo spingono a uno studio appassionato della materia fino a che, nel giro di due anni, Frankenstein diventa il più profondo conoscitore della filosofia naturale in tutta l’università. Assimilate conoscenze mediche insperate, il giovane Frankenstein si reca di notte nei cimiteri, dove apre le tombe e studia la decomposizione e il percorso degenerativo dei cadaveri, acquisendo così la conoscenza che gli permetterà di generare la vita nella morte, di realizzare di produrre qualcosa di vivo da materia inanimata. Frankenstein si mette allora al lavoro per realizzare la sua creazione. La creatura viene realizzata e portata in vita, ma fin da subito appare deforme e sgraziata alla vista, nonché dotata di una forza fisica smisurata, e fugge nella notte, portando con sé il cappotto e il diario personale del suo creatore, che, colmo di disgusto, l’ha abbandonato al suo destino.
Terminati gli studi medici, Frankenstein rientra a Ginevra, ma la creatura in segreto ritorna e uccide William, fratello minore di Frankenstein, facendo ricadere i sospetti su Justine Moritz, governante della famiglia Frankenstein che, una volta rinchiusa in prigione, verrà condannata a morte perché giudicata colpevole dal tribunale. Durante una breve vacanza sul confine con la Francia, il giovane scienziato incontra il mostro da lui creato, che gli confessa di aver ucciso William e gli racconta di averlo seguito grazie alle indicazioni del diario, imparando la lingua francese osservando di nascosto una famiglia che viveva nella zona in cui si era rifugiato, quella di un uomo anziano chiamato De Lacey. Questa famiglia si dedicava all’agricoltura e all’allevamento e il mostro li aiutava e li osservava in segreto di notte, spalando la neve davanti alla loro casa, portando loro legna per l’inverno e ortaggi nei periodi di magra. Quando però aveva deciso di mostrarsi a loro, essi lo avevano scacciato violentemente, disgustati dal suo aspetto esteriore, dandosi immediatamente alla fuga.
A questo punto il mostro fa al suo creatore una richiesta insolita: la creazione di una donna come lui, con la promessa che i due mostri si ritireranno insieme nelle terre sconosciute dell’America del Sud. In un primo momento Victor accetta, decidendo di recarsi in Gran Bretagna con lo scopo di sviluppare le proprie conoscenze, sempre insieme a Henry Clerval. La creatura, in segreto, continua a seguirlo.
Ritiratosi su un’isola delle Orcadi, il giovane scienziato inizia a creare un altro mostro, di genere femminile, ma in seguito pensa che ciò potrebbe avere conseguenze tragiche (ad esempio potrebbe accadere che i due mostri, anziché andare d’accordo, arrivino a odiarsi) e distrugge il secondo mostro prima di dargli vita. Scoperto dal mostro, Frankenstein tenta la fuga ma, approdato in Irlanda a seguito di un burrascoso viaggio, viene arrestato con l’accusa dell’omicidio dell’amico Clerval, ucciso in realtà dal mostro.
Dopo essere stato rilasciato grazie all’aiuto del magistrato locale, che lo ritiene innocente, Frankenstein torna in Svizzera accompagnato dal padre e decide di sposare la sua amata Elizabeth.
Il mostro però colpisce ancora, uccidendo Elizabeth proprio la notte delle nozze, come aveva preannunciato. La tragedia di Frankestein non finisce: infatti il padre, dopo la notizia della morte di Elizabeth, che amava come una figlia, muore a causa di un colpo apoplettico. Victor decide quindi di vendicarsi del mostro, seguendolo in giro per il mondo, dalla Svizzera al Mediterraneo, dalle steppe russe fino al Polo Nord, dove incontra l’equipaggio del capitano Robert Walton. Qui finisce il racconto di Frankenstein.
Walton scrive un’altra lettera alla sorella, in cui le racconta della morte dell’amico e di come egli gli avesse chiesto di continuare la sua impresa di uccidere il mostro. Il “Demone” - come lo chiamava Frankenstein - è sopraggiunto nel frattempo, piegato e piangente sul corpo esanime del suo creatore: appena Walton lo accusa dell’assassinio di persone innocenti, il mostro (desideroso solo della morte) gli risponde che il suo odio e la sua malvagità sono state condizionate dal disprezzo e dalla rabbia che gli uomini, primo tra tutti il suo stesso creatore, gli hanno rivolto contro solo per le sue sembianze. Il mostro abbandona quindi la nave, decidendo di darsi la morte nell’estremità del polo dandosi fuoco, in modo che nessuno possa capire dai suoi resti come creare un altro essere come lui.
Maggio 1816: la sorellastra di Mary Shelley, Claire Clairmont, diventata l’amante di Lord Byron, convince i coniugi Shelley a seguirla a Ginevra. Il tempo piovoso (fu l’Anno senza estate) confina spesso i dimoranti nella loro residenza di Villa Diodati, dove occupano il tempo libero leggendo storie tedesche di fantasmi, tradotte in francese e raccolte nell’antologia Fantasmagoriana. Byron propone allora di comporre loro stessi una storia di fantasmi: tutti cominciano a scrivere, ma Mary non ebbe subito l’ispirazione.
Intanto le lunghe conversazioni degli uomini vertono sulla natura dei princìpi della vita, sul galvanismo, sulla possibilità di assemblare una creatura e infondere in essa la vita. Tali pensieri scatenano l’immaginazione di Mary e portano all’incubo che è all’origine del grande mito gotico: uno studente che si inginocchia di fianco alla creatura che ha assemblato; creatura che, grazie a una qualche forza, comincia a mostrare segni di vita.
Mary inizia il racconto decisa a ricreare quel terrore che essa stessa ha provato nell’incubo: il successo dello scienziato nell’animare la creatura l’avrebbe terrorizzato ed egli sarebbe scappato dal suo lavoro, sperando che, abbandonato a se stesso, l’essere sarebbe morto; ma la creatura rimane sconcertata dalla sua solitudine (“Satana aveva i suoi compagni che lo ammirassero e incoraggiassero; ma io sono solo”) e avrebbe voluto delle spiegazioni, similmente a quelle di Adamo del Paradiso Perduto di John Milton che compaiono all’inizio del testo:
« Did I request thee, Maker, from my clay to mould me man., did I solicit thee from darkness to promote me…? » ossia « Ti chiesi io, Creatore, dall’argilla di crearmi uomo, ti chiesi io dall’oscurità di promuovermi…? » (John Milton, Paradiso perduto)
Il marito spinge Mary a sviluppare maggiormente la storia che viene continuata in Inghilterra.
All’uscita anonima l’11 marzo 1818 le critiche sono sfavorevoli: dicono che il romanzo non insegna nessuna condotta morale e che affatica i sentimenti senza coinvolgere la mente. Walter Scott però scrive che l’autore è dotato di una buona capacità d’espressione e di un buon inglese. L’unico indizio che porta all’autore è la dedica a William Godwin, che i critici attribuiscono a Percy Bysshe Shelley, il suo più famoso discepolo. Ma Frankenstein non è una celebrazione dei razionali principi godwiniani, bensì una lezione morale e forse anche politica su quali azioni possano essere difese come ragionevoli (nella parte centrale, quando la creatura narra la sua storia). I critici tuttavia preferiscono non badare a questo evidente sottofondo e catalogano il romanzo come un’orribile storia movimentata.
In ogni caso Frankenstein, come Dracula, è subito un best seller e i critici rimangono spiazzati quando nella seconda edizione l’autore si rivela un’autrice (scrivono “per un uomo era eccellente ma per una donna è straordinario”), e per giunta molto giovane (21 anni).
Alcuni critici hanno voluto vedere nel talento della scrittrice il riflesso delle doti di Percy Shelley ; non è esattamente così ma certo c’è molto del marito nell’opera di Mary.
Shelley aveva fede nei poteri creativi degli uomini, ma Mary dimostra fino a che punto questi possano spingersi se liberati in un contesto scientifico. Percy Shelley sembra così essere il modello iniziale per l’ambizioso scienziato, con cui ha in comune la passione per la scienza (da giovane utilizzava strumentazioni chimiche ed elettriche). Victory - come Victor era il protagonista del romanzo - era per giunta il nome che Percy aveva scelto per se stesso.
Mary parla di una doppia esistenza di suo marito: un aspetto superficiale afflitto da sofferenze e delusioni, ma uno spirito celeste all’interno. Questa sorta di sdoppiamento è comune anche a Frankenstein, il quale sente a un certo punto di essere immerso in una tranquillità interiore come non gli succedeva da tempo.
In un suo componimento Shelley esalta la bellezza della morte e il suo potere tetro; Frankenstein dichiara che per esaminare le cause della vita bisogna far ricorso alla morte, osservare il naturale decadimento del corpo umano recandosi presso tombe e crematori.
La forma epistolare, studiata per aumentare la suspense, proviene direttamente da Samuel Richardson, primo sfruttatore di questa tecnica applicata al romanzo (Pamela, o la virtù premiata, Clarissa, Pamela II, Sir Charles Grandison). Prometeo
Il sottotitolo del romanzo, Il Prometeo moderno (The modern Prometheus), allude all’aspirazione degli scienziati di poter fare tecnicamente qualsiasi cosa. Vi sono due versioni della storia di Prometeo che Mary Shelley cerca di unificare:
Uno degli ospiti di casa Godwin è Humphry Davy, famoso chimico sperimentatore; Mary si avvicina ai suoi trattati che portano lo stesso messaggio del professor Waldman di Ingolstadt (insegnante di Frankenstein), ovvero che la scienza ha fatto molto per l’umanità, ma può fare ancora di più. Così Frankenstein dichiara di voler esplorare nuove vie, nuovi poteri fino ad arrivare ai misteri più profondi della creazione. L’autrice non ambisce però a spingersi tanto oltre, come dimostra la morale dell’opera; secondo alcune interpretazioni cerca invece di avvertire il mondo dal pericolo del manipolare forze più grandi dell’uomo. Non va dimenticato che la Shelley vive nell’era del nascente capitalismo. Già Godwin, suo padre, aveva ravvisato il pericolo di anteporre gli scopi scientifici alle responsabilità sociali, dichiarando che la conoscenza sarebbe divenuta presto fredda senza la coerenza con l’umanità.
L’università di Ingolstadt è la stessa del Faust di Christopher Marlowe, dove si studiavano testi alchemici riguardanti la ricerca della vita eterna e della pietra filosofale (la leggendaria sostanza capace di trasmutare il ferro in oro).
Mary Shelley ha letto Rousseau, dal quale proviene l’idea di una condizione d’innocenza in cui vive la creatura prima di essere corrotta dalla società e dalle persone. La ragazza araba si chiama Safie, similmente alla Sophie dell’Emile di Rousseau. Agatha potrebbe invece aver preso il nome dall’omonimo personaggio de Il monaco di Lewis.
Forte è poi l’influenza del padre: William Godwin in Political Justice sostiene che istituzioni come il governo, la legge o il matrimonio, seppur positive, tendano a esercitare forze dispotiche sulla vita della gente; egli aspira a un nuovo ordine sociale basato sulla benevolenza universale, contraddicendo la visione seicentesca di Thomas Hobbes di una società essenzialmente egoista. La Creatura, completamente estraniata dalla società, si considera come un demone malefico e chiede giustizia proprio in senso godwiniano: «Do your duty towards me» (“Fa il tuo dovere verso di me”), dice il Mostro a Victor Frankenstein che lo ha messo al mondo, abbandonandolo poi per l’orrore che gli suscitava; Frankenstein rifiuta e il Mostro, come ha promesso in caso di diniego (e come ha già fatto dopo essere stato abbandonato e ripudiato da tutti), si vendicherà uccidendo i suoi amici e la sua famiglia, poi conducendo alla morte lo scienziato stesso; infine si suiciderà però per il rimorso. Non a caso come epigrafe è posta la citazione di Adamo del Paradiso perduto di John Milton (rivoluzionario cristiano radicale come gli antenati di Godwin): «Ti ho forse chiesto io, Creatore, di farmi uomo dall’argilla? Ti ho forse chiesto io di trarmi fuori dall’oscurità?».
C’è in Frankenstein, più in generale, una reminiscenza di stile e personaggi del repertorio di Godwin, e la morale che implica un ritorno del male fatto o del bene omesso, come punizione sul responsabile, prima o poi; il Mostro nasce infatti buono, ma è reso estremamente malvagio dal disprezzo degli uomini verso di lui; Frankenstein stesso, avendolo creato sfidando le leggi della natura e avendolo poi rifiutato nonostante fosse suo “figlio”, ne è responsabile:
« Tu devi creare per me una femmina (…) Tu solo puoi fare una cosa simile, e io te la chiedo come un diritto che non puoi rifiutarmi. (…) Sono perfido perché sono infelice; non sono forse evitato e odiato da tutta l’umanità? (…) Dovrei forse rispettare l’uomo che mi disprezza? Che egli viva con me in termini di mutua bontà e, invece di fargli del male, lo colmerò di attenzioni (…) Ma ciò non può essere: i sensi umani sono una barriera insormontabile alla nostra convivenza. Ma la mia non sarà l’abietta sottomissione dello schiavo. Mi vendicherò delle offese subite: se non posso ispirare affetto, diffonderò il terrore, e a te soprattutto, mio arcinemico perché mio creatore, giuro odio inestinguibile. Bada bene: lavorerò alla tua distruzione e cesserò solamente quando ti avrò straziato il cuore tanto da farti maledire il giorno in cui sei nato. » (Mary Shelley, Frankenstein’, capitolo 16)
La creatura desidera quindi che lo scienziato gli crei una compagna. In un primo compassionevole momento Frankenstein accetta la richiesta, ma successivamente distrugge la nuova creazione, temendo che una “razza di diavoli si possa propagare sulla Terra”. L’essere si vendica uccidendo l’amico di Frankenstein Clerval e sua moglie Elizabeth.
Altra influenza nell’opera di Mary Shelley è quella della Ballata del vecchio marinaio di Samuel Taylor Coleridge, che Mary e la sorellastra Claire avevano la fortuna di sentir recitare dal vivo nella casa paterna. Come il marinaio, Walton parte per la terra “of mist and snow”, ma assicura la sorella che non ucciderà nessun albatross. L’intento della narrazione di Victor è quello di dissuadere Walton dalle sue pericolose ambizioni: “learn my miseries, and do not seek to increase your own” e cita anche direttamente una stanza dell’Ancient Mariner (pag 60):
« Like one who on a lonesome road “Doth walk in fear and dread, And having once torned round walks on, And turns no more his head; Because he knows, a frightful fiend (demonio) Doth close behind him tread” (passo) »
Da qui si instaura l’inesorabile tema dell’inseguimento tra creatore e creatura che prosegue nel resto della trama.
Anche il Don Chisciotte, libro che Mary leggeva durante la vacanza sulle Alpi, fa sentire la sua influenza: sia Don Chisciotte che Frankenstein partono con l’intenzione di aiutare i loro simili ma giungono pian piano a un tragico personale epilogo. Alcuni considerano, senza molto fondamento che l’ispirazione sia all’alchimista Johann Konrad Dippel.
In ogni caso Mary Shelley non sembra “rubare” elementi specifici di altri autori, ma piuttosto sembra sfruttare le sue numerose conoscenze letterarie.
Il sensismo sviluppato da Locke e portato avanti dai filosofi francesi settecenteschi Diderot e Condillac viene sfruttato da Mary Shelley. L’essere dichiara così di distinguere “between the operations of his various senses” e nel suo ultimo discorso, al capitano Walton, è dispiaciuto del fatto che non potrà più vedere il sole o le stelle e sentire il vento sulla pelle. La Shelley piega la trama alla teorie lockiane facendo imparare alla creatura lingua, storia e morale dell’uomo origliando le conversazioni dei De Lacey e leggendo il Paradiso perduto, le Vite di Plutarco e il Werther di Goethe.
Nel quadro di una società che sembra talvolta valutare l’apparenza prima dei sentimenti e dei bisogni, la luce assume un ruolo importantissimo. Dal ruolo centrale che assume coi pittori e poeti romantici, diviene con Humphry Davy dispensatrice di organizzazione e movimento nell’universo, in quanto possiamo immaginare le stelle come soli di altri mondi.
Strettamente connesso con la luce è il fenomeno dell’aurora boreale che si può osservare al Polo Nord, una delle grandi ambientazioni di Frankenstein.
La luce è poi sinonimo di divinità, di un Dio sconosciuto, della sua manifestazione attraverso la natura.
Per l’autrice di quello che è generalmente considerato il più grande mito gotico di tutti i tempi, la presenza di alcune opere come retroterra letterario è scontata: ha infatti letto I misteri di Udolpho (1794) e L’italiano (1796) di Ann Radcliffe, Il monaco di Matthew Gregory Lewis, Vathek di William Beckford. Quest’ultimo si rifiuta di ammettere Frankenstein all’interno del genere gotico, per lo stile realistico delle sue descrizioni, che producono un effetto molto più potente dello stile rifinito di Beckford. In effetti Frankenstein è diverso dal tradizionale gotico in cui gli elementi naturali rimangono intatti. Quella natura che ci circonda, tanto amata nel Settecento, viene fortemente invasa. È Victor stesso a dichiarare di voler sconfiggere ogni malattia e debolezza umana.
Vi sono alcuni punti però che possono accostare Frankenstein al gotico, come l’ansia data per la mancanza di una via d’uscita e il fatto che entrambi i protagonisti vogliano perseguitarsi fino alla morte di uno di loro. Man mano che si procede verso la fine della storia i loro percorsi si fanno sempre più intrecciati, fino a ricordare un Doppelgänger Motiv. Il romanzo può dunque rientrare in un tipo di gotico moderno che illustra l’aspetto più importante di questo genere e cioè la mancanza del rapporto tra causa ed effetto o comunque la sua debolezza. Successivamente l’opera è stata anche considerata il primo romanzo di fantascienza.
Nel 1803 Giovanni Aldini, nipote dello sperimentatore anatomico Luigi Galvani, pubblica a Londra An account of the late improvements in Galvanism, che include il resoconto di alcuni interessanti esperimenti. Tramite l’uso di archi elettrici si è riusciti a infondere il movimento in un cadavere tanto da dare l’impressione di rianimazione. Aldini aggiunge che con determinate condizioni forse si sarebbe potuta ripristinare anche la vita stessa.
Interpretazione politico civile Il fatto che la creatura sia senza nome e che sia comunque priva di individualità può farla apparire, in un’ottica marxista, come il simbolo dell’emergente proletariato industriale. Fatto sta che i Tories radicali sfruttarono il mito letterario di Mary Shelley come strumento di propaganda contro le tendenze ateiste e rivoluzionarie del tempo, ad esempio dichiarando che uno Stato senza una religione è come un corpo umano senz’anima. Del resto i conservatori avevano preso a modello la figura del mostro, paragonata all’insurrezione sin dai tempi della rivoluzione francese; Burke era stato uno dei primi a farlo. Per comprendere la rivoluzione e il successivo periodo napoleonico, Mary e Percy Shelley non rimasero chiusi negli ambienti radicali a cui erano abituati, ma lessero anche opere conservatrici e anti giacobine come quelle di Burke, pervase dal senso di minaccia maligna legato alla Rivoluzione.
Nell’edizione del 1831 vengono ridotti i termini e le spiegazioni scientifiche. Nell’edizione del 1818 Elizabeth veniva presentata come la cugina di Victor (figlia della sorella di suo padre). Sebbene nell’edizione definitiva del 1831 venga mantenuto il termine cugina, la ragazza non è più legata biologicamente al futuro marito, in modo da allontanare l’idea di incesto. La destinazione del viaggio di nozze degli sposi viene cambiata da Colonia (residenza di Byron nell’estate del 1816) al Lago di Como, dove Percy e Mary avevano pensato di stabilirsi nella loro fuga sul continente. Dopo la morte di Percy, la nuova edizione dell’opera della moglie risente di una maggiore influenza della provvidenza nella vita degli esseri umani. Se già nel ‘18 è chiaro lo scopo ossessivo di creare qualcosa senza pensare poi alle conseguenze, nel ‘31 questo diventa ancora più esplicito.
È lo scienziato creatore del mostro (o creatura e demonio) che spesso viene indicato con il suo nome. Costituisce il prototipo dello scienziato pazzo o dello scienziato che tenta di “giocare” con forze della natura più grandi di lui.
Il personaggio di Victor Frankenstein il quale non è mai esistito, così come quello della sua creatura, nacque dalla penna di Mary Shelley presso il Lago di Ginevra, nell’estate piovosa del 1816. Shelley disse che in lei il personaggio di Frankenstein aveva preso improvvisamente corpo in seguito a un incubo serale, nel quale l’autrice assisteva alla nascita della creatura per mano di un giovane studente.
Nella sua opera su Frankenstein, Radu Florescu descrisse un dettaglio importantissimo riguardo ad un viaggio dell’autrice in Svizzera nel quale avrebbe preso l’ispirazione del personaggio di Victor. Qui, Shelley visitò il castello di Frankenstein, luogo un tempo posseduto e abitato dall’alchimista Johann Konrad Dippel che, secondo la credenza popolare, riuscì a creare l’Olio di Dippel, un elisir di lunga vita ottenuto macerando ossa di morti con acido prussico. Secondo Florescu, Shelley si sarebbe ispirata a Dippel per la creazione di Victor, sebbene non ci siano prove al riguardo.
Durante la stesura di Frankenstein, Shelley prese ispirazioni da altri testi facenti parte sia della precedente tradizione letteraria, tra cui il Satana del Paradise Lost di Milton e il Faust dell’omonima tragedia di Marlowe, che dalla mitologia antica, cioè il famoso Prometeo, presente nel sottotitolo dell’opera dell’autrice. Prometeo si ribellò agli dei per donare all’uomo di ottenere il fuoco, mentre Victor, allo stesso modo del personaggio mitologico, tenta di donare agli uomini la possibilità di sfuggire alla morte. Secondo la rielaborazione romana della leggenda di Ovidio (dalle Metamorfosi), Prometeo plasmò gli esseri umani dalla creta, mentre Victor plasmò una creatura assemblando cadaveri.
Letteralmente, in lingua tedesca, il nome di Frankenstein significa “roccaforte degli uomini liberi”. Il nome è associato a vari luoghi della Germania, come il Castello di Frankenstein (Frankenstein Burg) a Mühltal, Assia, o Castello di Frankenstein in Frankenstein, Palatinato. C’è anche un castello chiamato Frankenstein a Bad Salzungen, Turingia. Inoltre, vi è un comune chiamato Frankenstein in Sassonia, e prima del 1946, Ząbkowice Śląskie, una città della Slesia, in Polonia, è stata conosciuta con il nome Frankenstein.
Victor Frankenstein nasce all’inizio del Settecento sulla Riviera di Chiaia a Napoli, figlio di Alfonso, un influente uomo politico ginevrino, appartenente a una ricca e antica casata nobiliare, e di Caroline Beaufort, a sua volta figlia di un vecchio amico di Alfonso, un tempo ricco uomo d’affari poi caduto in disgrazia e morto in solitudine. Durante un soggiorno sul lago di Como, la famiglia Frankenstein prende in custodia una bambina di nome Elizabeth Lavenza, figlia di un gentiluomo italiano decaduto, che diventa da quel momento la migliore amica dello stesso Victor, il quale arriva a considerarla anche più di una sorella:
« Tutti amavano Elizabeth. L’appassionato e quasi reverenziale attaccamento che tutti le mostravano divenne, poiché lo condividevo, il mio orgoglio e la mia delizia. Il pomeriggio precedente al suo arrivo in casa nostra, mia madre mi aveva detto giocosamente: «Ho un piccolo dono per il mio Victor, domani lo vedrai». E quando, l’indomani, mi presentò Elizabeth come il dono promesso io, con infantile serietà, interpretai le sue parole alla lettera e guardai a Elizabeth come a una cosa mia, mia da proteggere, da amare, di cui prendermi cura. Tutte le lodi che le venivano tributate io le ricevevo come tributate a qualcosa che apparteneva a me. Ci chiamavamo familiarmente a vicenda cugini. Ma non esiste parola, non esiste espressione, che possa spiegare davvero il rapporto tra noi. Mia più che una sorella, dato che fino alla morte sarebbe stata mia soltanto. »
Elizabeth diviene la compagna di giochi di Victor, sebbene i due dimostrino personalità totalmente opposte. Victor è, infatti, totalmente immerso nei suoi studi e nelle sue ricerche, mentre Elizabeth è più propensa a divertirsi e ad ammirare i meravigliosi paesaggi svizzeri.
Alla nascita del secondogenito della famiglia Frankenstein, Ernest, più giovane di Victor di sette anni, questa si stabilisce definitivamente in una casa a Ginevra. Victor manifesta indifferenza nei suoi compagni di scuola, tentando sempre di evitare la folla a causa del suo temperamento appartato. Nonostante questo, però, riesce a stringere una solida amicizia con Henry Clerval, figlio di un mercante di Ginevra, che egli descrive come un ragazzo di singolare talento e immaginazione. All’età di tredici anni, mentre la famiglia Frankenstein si trova in vacanza con la famiglia ai bagni di Thonon, Victor trova per caso un volume delle opere di Cornelio Agrippa e ne rimane affascinato, nonostante suo padre ne consideri il contenuto assurdo. Da questo momento in poi, Victor inizia ad interessarsi alla filosofia naturale e, per incrementare la sua sete di conoscenza, inizia a leggere anche opere di Paracelso e di Alberto Magno.
All’età di quindici anni, Victor assiste ad un tremendo e violentissimo temporale, nel quale un fulmine colpisce una quercia ad una ventina di yard dalla casa dei Frankenstein, squarciandola in sottili strisce di legno. In questa occasione, Victor conosce uno studioso di filosofia naturale che, narrandogli una sua teoria sull’elettricità e sul galvanismo, lo convince ad abbandonare lo studio di Agrippa, Paracelso e Magno, finora considerati da Victor come i propri maestri. Sconfortato dal fallimento dei suoi miti, Victor decide di dedicarsi completamente alla matematica e alle scienze a essa attinenti.
All’età di diciassette anni, Victor è in partenza per l’università di Ingolstadt. Tuttavia, poco prima del suo viaggio, assiste alla morte di sua madre a causa di una lieve forma di scarlattina. Questo evento lo sconvolge profondamente e decide di rimandare la sua partenza per Ingolstadt di alcune settimane. Giunto finalmente all’università, qui Victor decide di dedicarsi alla filosofia naturale, che gli era sempre stata invisa, seguendo gli insegnamenti dei professori Krempe e Waldman. Nel giro di pochi anni, Victor diventa il più profondo conoscitore della filosofia naturale in università ed inizia a comprendere la possibilità di creare un uomo artificiale a cui può conferire determinate caratteristiche quali la lunga vita, la grande intelligenza, la grande forza fisica e la salute perfetta. Victor, dopo aver studiato la decomposizione e il percorso degenerativo dei cadaveri, riesce nel suo obbiettivo: unendo pezzi di cadavere attentamente scelti, realizza una creatura che risponde alle caratteristiche da lui desiderate, ma esteticamente si rivela essere un mostro orripilante, che Victor, disgustato, abbandona a sé stesso.
« L’avevo desiderato con intensità smodata, ma ora che avevo raggiunto la meta il fascino del sogno svaniva, orrore e disgusto infiniti mi riempivano il cuore. »
Fuggito dal suo laboratorio, Victor si rifugia in una locanda dove incontra, poco dopo, il suo carissimo amico Henry, giunto ad Ingolstadt per incontrarlo. Ritornato nella sua abitazione con Henry, Victor scopre che la creatura è fuggita e cade malato per diverse settimane.
Dopo essersi ripreso completamente, Victor riceve una lettera di suo padre nel quale scopre della morte di William nei pressi di Plainpalais. Victor, dunque, si precipita a Ginevra dove scopre la verità: William è stato ucciso dalla sua creatura, la quale ha fatto ricadere la colpa dell’omicidio sulla governante della famiglia Frankenstein, la giovane Justine Moritz. Colmo di sconforto e di sensi di colpa, Victor non riesce a salvare Justine dall’esecuzione e decide di non svelare la verità ai suoi cari per paura di essere preso per pazzo.
Durante un’escursione nell’Alta Savoia, Victor si imbatte nella sua creatura. All’inizio tenta di attaccarlo, ma decide poi di ascoltare la storia della creatura. Dopo avergli raccontato tutti gli avvenimenti che lo hanno condotto a Ginevra, compresa la morte di William, la creatura prega il suo creatore di creargli una “compagna”. Victor è riluttante all’idea, ma alla fine decide di accettare. Per svolgere il compito impostogli, Victor si reca in Gran Bretagna accompagnato da Henry Clerval. Separatosi dall’amico e ritiratosi in solitudine su di un’isola delle Orcadi, lo scienziato inizia a realizzare la seconda creatura, ma a un certo punto viene preso dai ripensamenti e dai dubbi e decide di distruggerla prima di dargli vita. Scoperto dal mostro, Frankenstein tenta la fuga in mare aperto su una piccola imbarcazione e giunge in Irlanda. Qui, però, viene arrestato con l’accusa dell’omicidio di Clerval, ucciso in realtà dal mostro. Solo l’arrivo di suo padre permette a Victor di essere assolto e di ritornare a Ginevra.
Qui sposa Elizabeth, ma la creatura colpisce ancora, uccidendo proprio quest’ultima durante la notte di nozze. Il padre di Victor, sconvolto dal dolore per la perdita di Elizabeth, muore anch’egli poco tempo dopo. Victor, dunque, decide di inseguire la creatura per vendicarsi, giungendo fino al Polo Nord, dove incontra l’equipaggio del capitano Robert Walton. A quest’ultimo, Victor racconta la propria storia prima di morire per la fatica. La creatura da lui creata, sopraggiunta nel frattempo, dopo aver pianto la morte del suo creatore, deciderà di darsi la morte nell’estremità del polo.
Victor Frankenstein è apparso in molti adattamenti cinematografici e televisivi. Il primo adattamento è un cortometraggio muto prodotto nel 1910, in cui Frankenstein venne interpretato da Augustus Phillips. In questo adattamento, il dottor Frankenstein viene rappresentato come una sorta di alchimista che crea il mostro in una densa nube di fumo generata dall’unione di prodotti chimici e pozioni. Dieci anni dopo, Frankenstein è interpretato dall’attore italiano Luciano Albertini nel film muto Il mostro di Frankenstein, l’unico horror prodotto in Italia fino al 1956.
Nel film Frankenstein, prodotto dagli Universal Studios e diretto da James Whale nel 1931, il ruolo di Frankenstein è interpretato da Colin Clive. Per il ruolo vennero considerati anche Bela Lugosi e Leslie Howard. Rispetto al romanzo, in questa pellicola il personaggio è stato ribattezzato Henry, in quanto il regista voleva venire incontro al palato del pubblico americano. Nella pellicola viene chiarito che è stato tramite i fulmini che lo scienziato riesce a dare vita alla sua creatura, mentre invece nel libro Frankenstein non ha mai rivelato come abbia fatto. Questo elemento verrà ripreso anche nei successivi adattamenti cinematografici su Frankenstein. Infatti, nel 1935, la Universal produsse La moglie di Frankenstein, in cui Clive riprese l’iconico ruolo dello scienziato che, questa volta, è alle prese con la creazione di una nuova creatura, stavolta di sesso femminile, in compagnia dell’eccentrico e malvagio Dottor Pretorius. Colin Clive ha ricevuto molti consensi positivi per la sua interpretazione di Victor nei film diretti da James Whale. La celebre frase citata da Clive «È vivo! È vivo!» («It’s alive! It’s alive!») è diventata famosissima nel panorama cinematografico e, oltre ad essere stata riprese nei successivi adattamenti su Frankenstein, nel 2005, la AFI’s 100 Years… 100 Movie Quotes l’ha classificata al 49º posto nella lista delle cento migliori citazioni cinematografiche.
Peter Cushing interpretò il personaggio in ben sei film (su sette) del ciclo di Frankenstein della Hammer Film Productions tra il 1957 e il 1974: La maschera di Frankenstein, La vendetta di Frankenstein, La rivolta di Frankenstein, La maledizione dei Frankenstein, Distruggete Frankenstein! e Frankenstein e il mostro dell’inferno. Cushing, dunque, divenne l’attore più longevo ad interpretare il personaggio. Nel film Gli orrori di Frankenstein (1970), sempre prodotto dalla Hammer Film Productions, a sostituire Cushing fu assunto Ralph Bates.
Tra gli anni settanta e ottanta, furono molti gli attori che vestirono i panni del personaggio: Robert Foxworth in un film televisivo, J. Carrol Naish in Dracula contro Frankenstein (1971), Dennis Price in Dracula contro Frankenstein (1972), Patrick Bergin in Frankenstein: The Real Story (1973), Udo Kier in Il mostro è in tavola… barone Frankenstein (1973) e Leonard Whiting in Frankenstein: The True Story (1973). Sotto la regia di Tim Burton, Barrett Oliver interpretò un giovane Frankenstein nel corto Frankenweenie (1984); nel remake animato del 2012, il personaggio sarà, invece, doppiato da Charlie Tahan
Negli anni novanta, il ruolo di Victor Frankenstein è stato interpretato da Raul Julia in Frankenstein oltre le frontiere del tempo (1990) e Kenneth Branagh in Frankenstein di Mary Shelley (1994). Nel film Van Helsing (2004), Frankenstein è interpretato da Samuel West: in Victor - La storia segreta del dott. Frankenstein da James McAvoy. David Anders interpreta il personaggio nella serie televisiva C’era una volta (2011).
Presso il Lago di Ginevra, nell’estate piovosa del 1816, P.B. Shelley, la sua futura moglie Mary Godwin, Lord Byron e il suo segretario John Polidori discutevano e leggevano racconti gotici. Nacque un gioco per ingannare il tempo: ognuno doveva scrivere il racconto più terrificante che fosse riuscito a concepire. P.B. Shelley e Byron presto abbandonarono l’impresa. Polidori scrisse Il vampiro (The Vampyre, lungamente e erroneamente attribuito a Byron), mentre Mary, inizialmente in difficoltà, trovò finalmente in un sogno l’ispirazione per scrivere il suo capolavoro Frankenstein: Mary sognò infatti la “nascita” della Creatura. Mary Shelley rivedrà la storia per pubblicare il romanzo nel 1831.
La narrazione del concepimento letterario di Frankenstein è stata messa in scena (molto liberamente) nei film La moglie di Frankenstein (1935) e Gothic (1986). In Frankenstein oltre le frontiere del tempo (tratto dal romanzo Frankenstein liberato di Brian Aldiss del 1973) si immagina che l’ispirazione alla futura scrittrice sarebbe giunta addirittura da un viaggiatore temporale.
Il mostro del romanzo Frankenstein, o il moderno Prometeo è stato “creato” dal filosofo naturale Victor Frankenstein, unendo insieme parti scelte di cadaveri prese da cimiteri, obitori e mattatoi. È alto più di due metri e fisicamente deforme, ha una forza sovrumana, resiste al freddo intenso e sopravvive con un’alimentazione minima.
A Ingolstadt in Germania, il mostro fugge dal suo creatore (che lo aborriva); arriva a Ginevra, in Svizzera, e la sua prima vittima è il fratello minore di questi, William. Del delitto viene ingiustamente incolpata e portata a morte per impiccagione la giovane Justine Moritz (domestica dei Frankenstein).
La creatura nel frattempo impara ad esprimersi in lingua umana ascoltando i dialoghi di una famiglia che aiutava di nascosto, di notte, ad esempio portando loro legna da ardere, per poi decidere di mostrarsi fisicamente e venire cacciato via per il suo aspetto orrendo. Il mostro confessa l’omicidio a Victor e pretende per sé una compagna. In un primo momento Victor acconsente, ma poi la distrugge prima di darle vita, terrorizzato all’idea che possa diventare anch’essa malvagia, o che abbandoni il mostro, oppure che i due possano procreare.
In seguito, Victor viene accusato dell’omicidio dell’amico Henry Clerval (in realtà seconda vittima del mostro). Scagionato, sposa sua cugina Elizabeth Lavenza, che diventerà la terza vittima della creatura, uccisa dal mostro proprio la notte del matrimonio.
Victor Frankenstein decide di affrontare il mostro e ucciderlo. In un viaggio al Polo Nord, muore senza riuscire a portare a termine il suo intento. Il mostro, affranto per la morte del suo creatore, come panacea del suo dolore, si suicida bruciandosi, in modo che non rimangano resti da cui qualcuno possa capire come creare un altro essere come lui.
Nell’immaginario collettivo la creatura è ricordata per il suo aspetto caratteristico (faccia squadrata, bulloni che sporgono dal collo, cicatrice lungo la fronte e altro). Tali caratteristiche provengono non dal romanzo originale, bensì dal film Frankenstein, del 1931 di James Whale. Nel film, il mostro viene animato tramite un fulmine, mentre nel romanzo, Victor Frankenstein non rivela mai particolari sulla creazione.
Molti sono gli attori che hanno impersonato la creatura nei principali film sul mostro creato da Mary Shelley:
Il personaggio del mostro di Frankenstein è stato oggetto di numerose citazioni e omaggi all’interno di altre opere, o fonte d’ispirazione per la creazione di giocattoli e merchandising.
Il film Frankenstein Junior del 1974, diretto da Mel Brooks, presenta una celebre parodia del mostro di Frankenstein per opera di Peter Boyle. Qui il look della creatura è differente da quello comune; infatti si presenta più robusto, calvo e con una lampo sulla parte sinistra del collo, al posto dei bulloni. Rocky, la creatura nata in laboratorio per opera dello scienziato travestito Frank-N-Furter, è un’evidente parodia-citazione del mostro di Frankenstein, nel musical The Rocky Horror Show del 1973 e nel film da esso tratto The Rocky Horror Picture Show del 1975.
Negli anni settanta il mostro di Frankenstein compare come action figure nella serie Mad Monsters della Mego, assieme ai personaggi di Dracula, La Mummia e il Lupo Mannaro. Negli anni duemiladieci, un’altra action figure sullo stile di quelle Mego, ma più curata e dettagliata, oltre che verosimigliante e ritratta a immagine e somiglianza del celebre mostro di Frankenstein impersonato da Boris Karloff, viene prodotta dalla EMCE Toys nella linea di giocattoli Universal Monsters, in cui compaiono anche altri celebri mostri Universal: il Gill-Man de Il mostro della laguna nera, il Dracula impersonato da Bela Lugosi, La Mummia impersonato da Boris Karloff, il Lupo Mannaro impersonato da Lon Chaney Jr..
Nel manga ed anime Soul Eater è presente un personaggio palesemente ispirato alla creatura, a cominciare dal nome, ovvero Dottor Franken Stein. Il suo aspetto è in tutto e per tutto simile a quello del mostro ed ha la personalità e le caratteristiche di uno scienziato pazzo, pur essendo un eroe dei “buoni”. Nel manga ed anime Fate/Apocrypha è presente, in una versione rivisitata, la creatura. La storia del personaggio è quasi identica a quella del mostro mentre la differenza riguardo all’aspetto fisico è notevole, infatti il mostro è una donna. Il suo ruolo all’interno della serie è quello di un Servant, essendo diventato uno spirito eroico per i suoi desideri ed ideali, ed aiutare il suo Master.
Nel gioco di ruolo Creepy Doctors, una categoria di mostri è quella dei Prometei, che come dice il nome rispecchiano le caratteristiche del mostro di Frankenstein (il Prometeo moderno), sono infatti creati artificialmente e temono il fuoco.
Nell’espansione Left Behind del videogioco The Last of Us, Ellie e Riley entrano in un negozio di articoli per Halloween abbandonato, dove, tra le maschere, trovano anche quella del Mostro di Frankenstein.
Caroline Beaufort è l’unica figlia di un potente commerciante di Ginevra, che però cade in disgrazia e miseria, e si ritira nella cittadina di Lucerna. Alphonse Frankenstein, un potente uomo politico di Ginevra, dopo una lunga ricerca lo ritrova, ma ormai l’amico, che ha vissuto dieci mesi di miseria, è malato, e muore in pochi mesi.
Caroline sposa Frankenstein, a cui da tre figli: Victor, Ernesto e Guglielmo. Accoglie nel maniero Elizabeth Lavenza, orfana di madre e affidata dal padre, un nobile milanese, ad una coppia di contadini, e che cresce come se fosse figlia sua. Un giorno, però, Elizabeth si ammala di scarlattina, e contagia Carolina, che muore in poco tempo. La sua morte sconvolge Victor Frankenstein al punto da spingerlo a studiare le scienze per creare un essere umano perfetto dotato di grande salute, lunga vita e somma intelligenza.
Il personaggio di Caroline è stato impersonato da:
Alphonse Frankenstein appartiene a una nobile e facoltosa casata di Ginevra, in Svizzera. È un influente uomo politico di tutto il cantone, come molti suoi antenati. In tarda età sposa Caroline Beaufort, la figlia di un suo amico mercante caduto in disgrazia. Dalla moglie ha tre figli, Victor, Ernesto e Guglielmo.
Alla morte della sorella minore, accoglie nella sua casa Elizabeth Lavenza, il cui padre ha deciso di risposarsi. Accoglie come badante la giovane Giustina Moritz, orfana di padre e tiranneggiata dalla madre. Perde la moglie a causa della scarlattina, trasmessale da Elisabeth. Più tardi, quando il figlio Victor ha studiato in Germania biologia e medicina, creando segretamente un mostro rianimato da pezzi di carne morta, Alfonso perde violentemente il figlio Guglielmo, per colpa della creatura infuriata.
Successivamente, l’amico di Victor, Henry Clerval, viene assassinato, e lo stesso Victor viene sospettato, ma Alfonso lo fa uscire di prigione grazie alla propria influenza di uomo politico. Alla morte di Elizabeth, però, cade nella sofferenza estrema, e si lascia morire.
Il personaggio è stato impersonato nei film da:
Elizabeth Lavenza è figlia di un gentiluomo italiano e di una donna tedesca che morì nel darla alla luce. Da piccola il padre, volendosi risposare, la affida alla famiglia Frankenstein, che la accoglie nel proprio maniero di Ginevra.
Si innamora di Victor, e diviene amica di Henry Clerval e Giustina Moritz. Quando contrae la scarlattina, la zia, Caroline Beaufort Frankenstein, si prende cura di lei, ma viene infettata e in breve muore. Questo avvenimento spinge il figlio Victor a creare la vita perfetta tramite un individuo da lui plasmato. Elizabeth ottiene il consenso di sposare l’amato Victor, ma viene uccisa dal mostro creato dalle sue orripilanti ricerche segrete.
Henry Clerval è figlio di un facoltoso mercante di Ginevra amico della famiglia Frankenstein. Appassionato di letteratura e lingue antiche, segue a Ingolstadt l’amico Victor Frankenstein, studiando le lingue antiche quali il greco e il latino.
Viene ucciso dal mostro che Victor ha segretamente creato con le sue ricerche biologiche, e della sua morte viene sospettato lo stesso amico Victor.
Giustina Moritz (Justine Moritz nell’originale) è la terza di quattro figli in una famiglia modesta della città di Ginevra, in Svizzera. Prediletta dal padre, è odiata dalla madre. Quando il padre muore, madame Caroline Beaufort Frankenstein convince la madre a mandare la ragazza a vivere da loro come badante.
Presso la nuova famiglia viene trattata con rispetto, impara alla svelta i suoi doveri di domestica, e stringe legami amichevoli con Elizabeth Lavenza. Quando i suoi fratelli muoiono uno per uno, ritorna a vivere dalla madre finché non muore anche lei.
Quando il mostro creato da Victor Frankenstein uccide il piccolo Guglielmo, ultimo figlio di Alfonso Frankenstein, lei viene ritenuta responsabile dell’omicidio per via del rinvenimento di un monile appartenuto a lei, e che raffigura madame Frankenstein, che lei aveva accudito insieme a Elizabeth Lavenza. Condotta in prigione, viene riconosciuta colpevole e condannata a morte.
Ispirato alla figura di Humphry Davy, il professor Waldman insegna discipline scientifiche e mediche all’università di Ingolstadt, e instaura buoni rapporti con il giovane allievo Victor Frankenstein, insieme al suo importante collega, il professor Krempe. Waldman giura che Frankenstein sia il suo migliore allievo, e gli attesta i migliori voti.
De Lacey è un uomo importante dell’alta società della Parigi della fine del Settecento, e vive con i figli Felice e Agata (Felix e Agatha nella versione originale). La sua vita cambia quando un mercante di Costantinopoli che vive a Parigi viene condannato a morte per un crimine minore. Il turco ha una figlia, Safie, di cui Felice si innamora. Il giovane figlio di De Lacey riesce a far evadere di prigione il turco, che si reca in Italia ,a Livorno, ma lotta per impedire le nozze tra la figlia e un cristiano.
L’intervento di Felice con la complicità di De Lacey viene scoperto, e il governo francese condanna il genitore e i figli alla prigione, nonostante il turco, in un secondo momento tenti di intercedere per loro riconsegnandosi alle autorità parigine. Dopo alcuni mesi di prigione, De Lacey e figli vengono rilasciati, privati delle loro fortune e condannati in esilio. Ormai cieco, trascorre la sua vita in un villaggio della Germania.
Un giorno si rifugia segretamente nel deposito della sua umile casa il mostro creato dalle ricerche di Victor Frankenstein, che ascoltando le loro conversazioni impara a parlare, a leggere, e scopre perfino la loro storia. Consapevole di essere orripilante, la creatura aiuta la famiglia di De Lancey consegnando loro, senza mai mostrarsi, la legna per l’inverno e ortaggi nei mesi di magra.
Quando il mostro si manifesta a De Lacey da solo, riesce a farsi benvolere dall’ormai anziano uomo, ma all’ arrivo di Felice e Agata, accompagnati dalla ricongiunta Safie, viene scacciato con la forza. La famiglia De Lacey lascia la vecchia casetta di campagna, temendo nuovi avvistamenti del mostro.
Robert Walton è un ragazzo inglese che perde presto il padre e viene cresciuto, insieme alla sorella Margherita, dallo zio Tommaso. Si appassiona ai resoconti dagli esploratori e in particolare si incuriosisce molto del Polo Nord. Nonostante il divieto dello zio Tommaso spende le fortune ereditate dal padre arruolando una ciurma di marinai e impossessandosi di una nave, per fare poi rotta verso i ghiacci settentrionali, dove nessuno era mai stato prima.
Durante il suo viaggio, al termine del quale raggiunge il Polo Nord, seppure a prezzo di grandi fatiche, ritrova Victor Frankenstein, affaticato e sofferente, il quale gli racconta di aver creato un mostro cucito da pezzi di carne rianimata, e dopo breve muore di febbre e spossatezza. Incontra di persona il mostro di Frankenstein, il quale, disperato per la morte del “padre”, annuncia di volersi uccidere, e sparisce tra i ghiacci.
Il cinema ha attinto a piene mani ai personaggi di Mary Shelley, tanto da produrre una quantità sostanziosa di film, dai riscontri molto diversificati di critica e pubblico. Quello che segue è solo un elenco parziale, in ordine cronologico, di pellicole distribuite in italiano di un certo rilievo:
Le opere sono riassunte nel libro Kaibutsu Gensō Gashū (怪物幻想画集。.) pubblicato nel 1999