Gli Anni Cinquanta

1950-1959

Cronologia

1950

  • Nasce la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico).
  • In Belgio un referendum riporta sul trono Leopoldo III.
  • Il Congresso degli USA vota la legge sulle attività antiamericane. Si sviluppa in America il “maccartismo”.
  • Si ripristina la pena di morte in Unione Sovietica, dove era stata abolita nel ‘47.
  • I gulag, campi di prigionia e di lavoro staliniani descritti da Solzenicyn, raggiungono il massimo degli internati.
  • La Gran Bretagna, primo tra i paesi occidentali, riconosce la Repubblica popolare cinese.
  • Truppe nordcoreane invadono la Corea del Sud: inizia la guerra di Corea.
  • Gli USA, su invito dell’ONU, intervengono in appoggio della Corea del Sud.
  • “Volontari” cinesi intervengono a favore della Corea del Nord.
  • Settembre: sbarco americano a sorpresa a Incheon, presso Seul.
  • Il Primo ministro e Ministro degli Esteri cinese Chou En-lai stipula un’alleanza trentennale con l’Unione Sovietica.
  • In Cina parte una grande riforma agraria: quasi metà della terra coltivata viene distribuita ai contadini poveri.
  • La Repubblica popolare cinese riprende possesso del Tibet.
  • Findlay scopre l’antibiotico terramicina e Waksman l’antibiotico neomicina.
  • Primo impiego del **radiocobalto **in terapia.
  • Il fisico nucleare Bruno Pontecorvo si trasferisce clandestinamente in URSS: aveva collaborato con Fermi nelle ricerche sulle particelle atomiche.
  • Il cinema francese propone Orpheus di Jean Cocteau e Il diario di un curato di campagna di Robert Bresson.
  • Henri Matisse dipinge la Cappella del Rosario dei domenicani di Vence.
  • Ha inizio, in pittura, il movimento artistico dell’“Arte programmata” (Op art, Arte cinetica).
  • Esce Il terzo uomo dello scrittore inglese Graham Greene.
  • Esce il romanzo di fantascienza Io, robot dell’americano Isaac Asimov.
  • Esce il poema Canto generale di Pablo Neruda.
  • Dalla California si diffonde il movimento della “Beat Generation”.
  • Esce Unpopular essays del filosofo Bertrand Russell.
  • Esce Formazione dell’inconscio dello psicologo Carl Gustav Jung.
  • Esce Letteratura e vita nazionale di Antonio Gramsci.
  • Esce Holzwege del filosofo esistenzialista Martin Heidegger.
  • Walter Gropius progetta il Graduate Center per la Harvard University.
  • Esce La cantatrice calva di Eugène Ionesco, commediografo rumeno di lingua francese, espressione del Teatro dell’assurdo.
  • Esce Stile e idea di Arnold Schonberg, volume di scritti teorici.
  • Primo arresto di Nelson Mandela, leader sudafricano di colore dell’African National Congress (ANC).
  • Il tasso di crescita europeo supera il 4%: è il boom economico.
  • In Italia nasce la CISL (Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori) dalla fusione della Libera CGIL con una parte della FIL e la UIL (Unione Italiana Lavoratori).
  • In Italia il Senato approva la legge per la Cassa del Mezzogiorno.
  • Nascono i “Peanuts” di C. M. Schulz, la strip i cui personaggi (Charlie Brown, Linus, Snoopy, ecc) diventeranno famosi in tutto il mondo.
  • Viene messa in commercio la prima fibra acrilica, l’Orlon.
  • Negli Stati Uniti comincia a diffondersi il rock’n’roll.
  • Col clamoroso successo di Gilda, Rita Hayworth diventa una diva così famosa che sulla bomba atomica che gli americani fanno esplodere sull’atollo Bikini c’è scritto “Gilda”.

1951

  • Hanno termine le sovvenzioni del piano Marshall.
  • Entrano nella NATO Grecia e Turchia.
  • Con il trattato di Parigi viene costituita la “Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio” (CECA).
  • Con il 22° emendamento alla costituzione, il Congresso USA limita la durata massima della carica presidenziale a due mandati quadriennali.
  • A San Francisco viene firmato il “Patto del Pacifico” tra Australia, Nuova Zelanda e USA.
  • In Corea, iniziano a Pan Mun Jom i negoziati per l’armistizio; ma continua, lungo il 38° parallelo, la guerra di posizione.
  • L’Egitto abroga unilateralmente il trattato anglo-egiziano del 1936, che prevedeva l’occupazione britannica della zona del Canale di Suez.
  • Il Giappone firma a San Francisco il trattato di pace: perde tutti i territori conquistati dal 1895, gli viene imposto il disarmo e sono ritirate le truppe di occupazione.
  • Negli Stati Uniti viene per la prima volta prodotta energia elettrica da una pila atomica.
  • La Remington Rand costruisce l’UNIVAC, calcolatore con memorie a mercurio.
  • Andre-Thomas realizza la macchina cuore-polmone artificiale, da impiegare nel corso di operazioni chirurgiche sul cuore.
  • Primo trapianto di midollo osseo.
  • Esce il volume Nuclear physics di Enrico Fermi.
  • Rashomon del giapponese Akira Kurosawa vince il leone d’oro alla mostra del cinema di Venezia.
  • In Francia escono Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar e L’homme rèvoltè di Albert Camus.
  • Esce Il giovane Holden dell’americano Jerome David Salinger.
  • Esce I Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci.
  • Esce L’impulso della scienza sulla società del filosofo inglese Bertrand Russell.
  • Le Corbusier progetta il piano urbanistico di Chandigharh, la nuova capitale del Punjab (India).
  • A Colonia, presso il Westdentscher Runfunk viene fondato il primo studio di “Musica elettronica”.
  • Polifonica monodica ritmica per sette strumenti, tra le prime affermazioni del compositore italiano Luigi Nono.
  • Esce La carriera di un libertino, melodramma di Igor Stravinskii.
  • Esce Kreuzpiel del giovane musicista tedesco Karl Heinz Stockausen.
  • Esce The mechanical bride. Folklore of industrial man, saggio di McLuhan.
  • Prosegue l’americanizzazione del mercato cinematografico. In Italia vengono distribuiti 1125 film americani in cinque anni, contro i 131 film italiani distribuiti in America.

1952

  • Eisenhower è eletto presidente degli Stati Uniti per il quadriennio 1953-1956. La campagna elettorale, che precede il voto, è seguita in televisione da milioni di persone.
  • 5 marzo: muore Stalin. A Mosca si svolgono imponenti funerali.
  • Kruscev diventa segretario del Partito comunista sovietico, Malenkov presidente del consiglio.
  • 1 novembre: gli Stati Uniti fanno esplodere la prima bomba all’idrogeno sull’atollo di Eniwetok.
  • Dicembre: in URSS viene comunicata l’avvenuta fucilazione di Berija, responsabile della polizia segreta ai tempi di Stalin.
  • In Egitto, un colpo di stato nazionalista, a opera degli “Ufficiali liberi” guidati da Neghib, depone re Faruk, che va in esilio.
  • In Kenya, scoppia la rivolta nazionalista dei Mau-Mau, che si oppongono al dominio inglese.
  • In Bolivia, Paz Estenssoro, capo del Movimento Nazionalista Rivoluzionario, diventa presidente della Repubblica dopo un’insurrezione popolare. Primi provvedimenti saranno la nazionalizzazione delle miniere di stagno e la riforma agraria.
  • Entrano in funzione i primi aliscafi, inventati dal fisico americano G. Bell.
  • Kmiper scopre l’esistenza di anidride carbonica nell’atmosfera di Marte.
  • L’astronomo Blaaun dimostra che nella galassia c’è una continua creazione di stelle.
  • L’inglese Ridley realizza il cristallino artificiale in materia plastica.
  • Viene identificato al microscopio elettronico il virus responsabile del carcinoma mammario del ratto.
  • I biologi Hsu e Pomerat effettuano la conta dei cromosomi.
  • Viene scoperto l’antibiotico eritromicina.
  • Negli Stati Uniti escono Luci della ribalta di Charlie Chaplin.
  • In Italia, Lo sceicco bianco è l’esordio di Federico Fellini.
  • In Italia, a cura di Pirelli e Malvezzi, escono le Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana.
  • In Francia, esce Bagatelles pour une autre fois dello scrittore Cèline.
  • Negli Stati Uniti escono Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, La valle dell’Eden di Steinbeck e L’uomo invisibile dello scrittore nero Ralph Ellison.
  • Esce Il comportamento sessuale della donna di A. Ch. Kinsey.
  • Carl Gustav Jung scrive Risposta a Giobbe.
  • Klavier Stucke di Karl Heinz Stokausen, in cui il pianoforte viene riabilitato come strumento disponibile ai più arditi esperimenti sonori.
  • Il demografo francese Alfred Sauvy conia la definizione di Terzo Mondo per i paesi meno sviluppati dell’Africa e dell’Asia.
  • Humphrey Bogart vince il premio Oscar per l’interpretazione di La regina d’Africa.
  • Marlon Brando interpreta Johnny ne Il selvaggio, il ribelle degli anni ‘50 che diventa un modello per le giovani generazioni di tutto l’occidente.
  • La RAI ottiene la concessione in esclusiva dei servizi di radioaudizione, televisione e telediffusione per l’Italia.
  • XV Olimpiade a Helsinki. Prima olimpiade per i sovietici; il campionissimo è ancora Zatopek, maratoneta.
  • Fausto Coppi vince Giro d’Italia e Tour de France.

1953

  • La Germania federale entra nella NATO.
  • Gravi disordini a Berlino est: interviene l’esercito sovietico.
  • Processo per spionaggio a carico dei coniugi Julius e Ethel Rosemberg che verranno condannati a morte.
  • 27 luglio: con l’armistizio di Pan Mun Jom si chiude la guerra di Corea: il confine dei due stati è fissato lungo il 38° parallelo. Viene creata una fascia smilitarizzata e una commissione internazionale di controllo.
  • In Vietnam inizia la battaglia di Dien Bien Phu.
  • In Egitto viene proclamata la Repubblica.
  • In Iran, lo scià Reza Pahlavi, con un colpo di stato, depone il capo del governo Mossadeq e reprime le opposizioni nazionaliste e comuniste con l’aiuto dell’esercito.
  • Con l’assalto fallito alla caserma Moncada di Santiago de Cuba, del 26 luglio, inizia nell’isola caraibica la lotta rivoluzionaria dei guerriglieri contro la dittatura di Fulgenzio Batista.
  • Lo svizzero Auguste Piccard e il figlio Jacques compiono nel golfo di Napoli, un’immersione fino a 3.150 metri di profondità con il battiscafo Trieste.
  • Viene collaudato, in Inghilterra, il primo aereo a decollo verticale, il Flying Bedstead.
  • Il chirurgo statunitense Merrill esegue il primo trapianto di rene.
  • J. D. Watson e F. H. Crick scoprono la struttura a doppia elica del DNA.
  • In Italia, esce il film I vitelloni di Federico Fellini.
  • Henry Moore fonde in bronzo il gruppo Re e regina (Anversa, Museo di Middelheim).
  • Pollock dipinge Sleeping effort e Blue poles.
  • L’innomable di Beckett chiude la trilogia narrativa iniziata con Molloy e Malone meurt.
  • Esce il romanzo di fantascienza Fahrenheit 451 di Ray Bradbury.
  • Prima rappresentazione del dramma Aspettando Godot di Samuel Beckett.
  • A Broadway, Arthur Miller mette in scena maccartismo e caccia alle streghe ne Il crogiolo.
  • Settimino, in cui Igor Stravinskij sembra accostarsi al Divisionismo weberniano.
  • In Polonia, l’appoggio della Chiesa cattolica alla lotta antisovietica del popolo polacco porta all’arresto del cardinale S. Wyszynski.
  • A Parigi è fondato il settimanale “L’Express”.
  • In America esce la rivista “Playboy” dell’editore H. Hefner.
  • La prima trasmissione televisiva in eurovisione è la cronaca dell’incoronazione di Elisabetta II d’Inghilterra.
  • Louison Bobet vince il Tour de France. Fausto Coppi vince il Giro d’Italia e il Campionato del mondo.
  • Muore il corridore automobilistico Tazio Nuvolari.

1954

  • Il Partito comunista americano è dichiarato fuori legge.
  • Processo maccartista a carico di Julius Robert Oppenheimer, uno dei padri della bomba atomica.
  • Negli Stati Uniti finisce il “maccartismo”, grazie alla condanna del Senato americano.
  • Accordi di Pechino tra Unione Sovietica e Repubblica popolare cinese: viene decisa una collaborazione economica e politica.
  • Nasce il KGB, sigla dei servizi segreti sovietici.
  • Si conclude in Vietnam la battaglia di Dien Bien Phu: le forze francesi sono sconfitte dai vietnamiti.
  • Accordi di Ginevra sull’Indocina: è riconosciuta l’indipendenza del Vietnam che viene diviso nei due stati del Nord e del Sud (fino alle elezioni generali, entro due anni) delimitati dalla linea del 17° parallelo.
  • In Egitto, un gruppo di ufficiali guidato da Nasser depone il presidente Neghib. Nasser è nominato capo del governo.
  • La riapertura dei negoziati tra Egitto e Gran Bretagna sul Canale di Suez porta ad un accordo che prevede lo sgombero inglese entro due mesi.
  • In Iran, il governo dello scià si accorda con gli occidentali per l’immissione del petrolio iraniano sul mercato mondiale.
  • Intervento statunitense in Guatemala. Gli USA alimentano la guerra civile contro il presidente Arbenz che viene rovesciato. La sua riforma agraria viene subito abrogata.
  • Viene firmato a Manila il trattato dell’Organizzazione degli Stati del Sud-est asiatico (SEATO), per la difesa contro “aggressioni comuniste”.
  • Conferenza asiatica di Colombo (Birmania, Ceylon, India, Indonesia, Pakistan): mozioni su “non-allineamento”, condanna delle armi atomiche, lotta contro il colonialismo.
  • Vengono costruite le prime batterie in grado di convertire l’energia solare in energia elettrica.
  • Viene varato il Nautilus, sottomarino americano a propulsione atomica.
  • Il biochimico americano Du Vigneaud ottiene la prima sintesi di proteine.
  • L’americano J. E. Salk mette a punto il primo vaccino antipoliomielitico.
  • Il regista giapponese Akira Kurosawa realizza I sette samurai.
  • Il cinema italiano vede l’uscita di La strada di Federico Fellini e Senso di Luchino Visconti.
  • Picasso comincia la serie delle Variazioni sulle donne di Algeri di Delacroix.
  • Kokochka dipinge il Trittico delle Termopili.
  • Esce la prima parte del romanzo Il disgelo di Il’ja Erenburg.
  • Esce La distruzione della ragione di Geòrgy Lukàcs.
  • Esce Le radici della coscienza di Carl Gustav Jung.
  • Escono Dall’esperienza del pensiero e Che cosa significa pensare del filosofo Martin Heidegger.
  • Le Corbusier costruisce la chiesa di Notre-Dame-du-Haut a Ronchamp in Francia.
  • A Gerusalemme, per il terzo millenario della fondazione della città, viene rappresentato per la prima volta il David di Darius Milhaud.
  • Esce Il giro di vite di Benjamin Britten.
  • La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America dichiara illegittima la segregazione razziale nelle scuole. Seguono tumulti razzisti.
  • Nel film di Billy Wilder Sabrina, Humphrey Bogart rivela la sua abilità anche come interprete di commedie.
  • Marilyn Monroe sposa il campione di baseball Joe Di Maggio e divorzia dopo nove mesi.
  • Mondiali di calcio in Svizzera. Vince la Germania Ovest.
  • Raggiunta la vetta del K2, nell’Himalaya, dagli alpinisti italiani Compagnoni e Lacedelli.
  • In Italia la RAI-TV dà inizio a regolari trasmissioni televisive.
  • Nasce la casa editrice Feltrinelli.

1955

  • Nasce il Patto di Varsavia.
  • Nel Vietnam del Sud, un colpo di stato depone l’imperatore Bao Dai e instaura il governo dittatoriale del primo ministro Ngo Dinh Diem che respinge gli accordi di Ginevra.
  • La Gran Bretagna evacua la zona del Canale di Suez.
  • In Algeria, il Fronte nazionale di liberazione (FNL), guidato da Ben Bella comincia la lotta armata contro il governo coloniale francese.
  • In Argentina, una rivolta militare depone il presidente Peròn.
  • Incontro a Belgrado tra Kruscev e Tito. Distensione tra i due paesi.
  • Conferenza afro-asiatica di Bandung: i ventinove paesi partecipanti condannano il colonialismo, la discriminazione razziale e l’armamento atomico.
  • Vengono realizzati i primi calcolatori a transistor con memorie a tamburi magnetici.
  • L’inglese F. Sanger determina la struttura chimica dell’insulina.
  • In Italia, escono Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini e Metello di Vasco Pratolini.
  • Esce Il signore degli anelli dello scrittore inglese John Ronald Tolkien.
  • Esce Eros e civiltà del filosofo tedesco Herbert Marcuse.
  • Esce Le avventure della dialettica di Maurice Merlau-Ponty.
  • Esce Modi e critica della psicoterapia di Karl Jaspers.
  • Negli Stati Uniti, escono La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams e Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller.
  • Pierre Boulez, capofila dell’avanguardia post-weberniana francese, compone Le marteau sans maitre.
  • Esce il saggio Tristi Tropici dell’antropologo francese Claude Lèvi-Strauss.
  • In Italia, esce la “600” della FIAT
  • In Italia, con la legge Merlini, approvata all’unanimità dal Senato, vengono chiuse le case di prostituzione.
  • Muore sul circuito di Monza l’automobilista Alberto Ascari, due volte campione del mondo.
  • Negli Stati Uniti esce il film Il seme della violenza la cui colonna sonora contiene un tema musicale che in pochi mesi diventa l’inno dei teenagers: Rock around the clock cantato da Bill Haley.
  • James Dean è protagonista del film Gioventù bruciata di Nicholas Ray.
  • A Roma viene fondato il settimanale “L’Espresso”.
  • L’81% delle famiglie americane ha la televisione, il 96% ha il frigorifero, l’89% ha la lavatrice e circolano 75 milioni di automobili (2,5 per ogni abitante adulto).
  • Sono messe in commercio le prime radioline a transistor.

1956

  • In Polonia scoppiano i moti operai di Poznan per le libertà politiche e migliori condizioni di vita. Col consenso dell’URSS, Gomulka torna alla guida del governo.
  • In Ungheria una rivolta di operai e studenti per la democratizzazione del paese riporta al governo l’antistalinista Imre Nagy che annuncia l’uscita del paese dal Patto di Varsavia.
  • In URSS, al XX congresso del Partito comunista, un rapporto segreto di Krusciov avvia il processo di destalinizzazione.
  • Scioglimento del Cominform. Viene favorita la distensione internazionale e accettata la tendenza alle “vie nazionali” al socialismo.
  • Mao Tse-tung lancia la politica dei “cento fiori”: in un discorso di fronte alla Conferenza suprema dello stato, incoraggia gli intellettuali a criticare il partito e i suoi dirigenti per contrastare il culto della personalità.
  • 18 giugno: le ultime truppe britanniche lasciano la zona di Suez.
  • 23 giugno: in Egitto Nasser è eletto presidente della Repubblica.
  • 26 luglio: l’Egitto nazionalizza il Canale di Suez.
  • 16-22 agosto: Conferenza internazionale a Londra sulla questione del Canale di Suez.
  • 19 settembre: riprende la conferenza di Londra sulla questione del Canale di Suez.
  • 23 ottobre: accordo segreto tra Israele, Francia e Gran Bretagna per l’attacco contro l’Egitto.
  • 29 ottobre: comincia la guerra nel Canale di Suez con l’invasione del Sinai da parte di Israele.
  • 30 ottobre: ultimatum anglo-francese a Nasser e conseguenti operazioni su Suez e sul delta. Il Canale è ostruito.
  • 2 novembre: l’ONU interviene per l’immediata cessazione della guerra arabo-israeliana.
  • 4 novembre: intervento militare sovietico in Ungheria, sollecitato da Kadàr che costituisce un governo rivoluzionario degli operai e dei contadini. La sommossa di Budapest è repressa dai carri armati.
  • 5-6 novembre: sbarco franco-inglese a Porto Said.
  • 7-8 novembre: cessazione del fuoco nella zona del Canale di Suez.
  • 15 novembre: forze dell’ONU in Egitto, a garanzia del “cessate il fuoco”.
  • 12 dicembre: l’ONU condanna l’intervento sovietico in Ungheria.
  • Per l’opposizione del Vietnam del Sud scadono i termini fissati dagli accordi di Ginevra per le elezioni di riunificazione del Vietnam.
  • Il Sudan conquista l’indipendenza ed entra nella Lega araba.
  • La Francia concede l’indipendenza al Marocco.
  • Anche la Tunisia ottiene l’indipendenza dalla Francia. H. Burghiba è nominato Primo ministro.
  • Fidel Castro, Che Guevara e altri ottanta guerriglieri sbarcano, provenienti dal Messico, nella regione meridionale di Cuba, dando inizio alla guerriglia nella Sierra Maestra.
  • Il Giappone riprende le relazioni diplomatiche e commerciali con l’URSS, e in dicembre viene ammesso all’ONU.
  • Dichiarazione dei Brioni: convegno tra Nasser, Nehru e Tito in cui vengono elaborati i principi del neutralismo attivo.
  • Il tedesco F. Wankel realizza il motore a scoppio a pistone rotante.
  • L’americano A. B. Sabin realizza un nuovo e più efficace vaccino contro la poliomielite.
  • Entra nell’uso la bomba al cobalto per la terapia delle neoplasie.
  • Nasce il Free cinema inglese: Momma don’t allow di Karel Reisz e Tony Richardson e O Dreamland di Lindsay Anderson.
  • In Francia, esce La chute di Albert Camus.
  • Esce il romanzo Grande Sertao del brasiliano Joao Guimaraes Rosa.
  • Viene indetta in Cina la “Campagna dei cento fiori” per cui il fine della letteratura è l’innalzamento della coscienza politica.
  • Esce la raccolta Urlo di Allen Ginsberg, poeta americano rappresentante della Beat generation.
  • Esce L’arte di amare dello psicanalista tedesco Erich Fromm..
  • Le Corbusier progetta il Museo di Tokyo.
  • In Francia vengono rappresentati Il balcone di Jean Genet e Fin de partie di Samuel Beckett.
  • Esce Ricorda con rabbia dell’inglese John Osborne.
  • Gesang der Junglinge, la più importante composizione elettronica di Karl Heinz Stokausen.
  • Il canto sospeso di Luigi Nono, su alcuni testi tratti dalle Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea.
  • Due summit della criminalità organizzata, uno a New York, l’altro nella villa del boss Joseph Barbara, per reimpostare a livello mondiale lo spaccio di stupefacenti (dopo la rivoluzione cubana) e il traffico d’armi.
  • Nelson Mandela viene di nuovo arrestato, in Sudafrica, con un vasto gruppo di oppositori al regime razzista. Si difende da solo e ottiene l’assoluzione.
  • A Monaco si sposano l’attrice americana Grace Kelly e il principe Ranieri III.
  • L’americano Gregory G. Pincus mette a punto la pillola antifecondativa.
  • Matrimonio fra Marilyn Monroe e il drammaturgo Arthur Miller.
  • XVI Olimpiade a Melbourne. L’URSS riesce a superare gli USA nel conteggio finale delle medaglie.
  • Elvis Presley è il numero uno in classifica con il suo rock’n roll Heartbreak hotel

1957

  • A Mosca si chiude la conferenza dei partiti comunisti cui hanno partecipato sessantaquattro paesi tra cui la Cina. La dichiarazione finale impegna alla lotta antimperialista. L’URSS viene riconosciuta “stato guida”.
  • Eisenhower viene rieletto presidente degli Stati Uniti per il quadriennio 1957-1960.
  • L’Unione Sovietica lancia in orbita lo Sputnik I e lo Sputnik II, i primi satelliti artificiali: lo Sputnik II reca a bordo la cagnetta Lajka, primo essere vivente a orbitare intorno alla terra.
  • In Inghilterra entra in funzione il radiotelescopio gigante di Jodrell Bank.
  • Il biochimico Kornberg realizza la sintesi del DNA.
  • In Unione Sovietica esce il film Quando volano le cicogne di Kalatozov.
  • Esce il libro Quer pasticciaccio brutto di Via Merulana di Carlo Emilio Gadda.
  • Esce Il dottor Zivago dello scrittore sovietico Boris Pasternak.
  • Esce il romanzo Sulla strada dello scrittore statunitense Jack Kerouak, esponente della Beat generation.
  • Nella Germania Occidentale esce Verteidigung der wolfe di Hans Magnus Enzensberger.
  • Esce La bomba atomica e il futuro dell’umanità di Karl Jaspers.
  • Esce Questioni di metodo 1° e 2° di Jean-Paul Sartre, scrittore e filosofo francese esponente dell’esistenzialismo.
  • Esce Identità e differenza di Martin Heidegger.
  • Esce Conscio e inconscio di Carl Gustav Jung.
  • Esce Il marxismo sovietico di Herbert Marcuse.
  • Esce I persuasori occulti del sociologo americano V. Packard.
  • Esce West Side Story, commedia musicale di Leonard Bernstein, compositore e direttore d’orchestra statunitense.
  • Si apre l’Anno Geofisico Internazionale cui aderiscono 67 paesi.
  • 12 ottobre: terza e ultima riunione dei boss della mafia all’Hotel Delle Palme di Palermo: la Sicilia diventa centro mondiale di raffinazione e distribuzione dell’eroina.
  • Il presidente americano Eisenhower invia mille paracadutisti a Little Rock, nell’Arkansas, per garantire l’accesso alle scuole pubbliche agli studenti neri. E’ la risposta al governatore dello stato, O. E. Faubus, che aveva fatto circondare una scuola per impedire ai ragazzi neri di entrare.
  • Muore Humphrey Bogart.
  • Manuel Fangio, pilota di formula uno argentino, vince per la quinta volta il Campionato del mondo.
  • Soppressa per ragioni di sicurezza la gara automobilistica “Mille miglia”.
  • La FIAT presenta la sua utilitaria più famosa, la “500”.

1958

  • In URSS, Bulganin dà le dimissioni. Krusciov diventa capo del governo e del partito.
  • Nella Repubblica popolare cinese prende avvio la “politica del grande balzo” basata sulla costituzione delle “comuni del popolo”.
  • In Iraq un colpo di stato militare porta all’uccisione di re Feisal II. Viene proclamata la Repubblica. Nel nuovo governo entrano anche i comunisti.
  • I generali francesi Salan e Massu, con un colpo di stato, pretendono il ritorno al potere del generale De Gaulle che, appena nominato Primo ministro con pieni poteri per l’Algeria, si reca ad Algeri e fa rientrare il pronunciamento dei generali ribelli.
  • Conferenza dei popoli africani ad Accra: si avvia un grande movimento per l’indipendenza in tutta l’Africa.
  • Esce il saggio Il calcolatore e il cervello di J. von Neumann.
  • In Unione Sovietica viene varato il rompighiaccio “Lenin”, prima nave di superficie a propulsione nucleare.
  • In gennaio, il primo satellite artificiale americano, l’ Explorer I, permette la scoperta delle fasce di Van Allen.
  • Il fisico americano Parker formula la teoria del vento solare.
  • L’astronomo Lallemand e i suoi collaboratori creano tubi convertitori di immagini con fotomoltiplicatori, aumentando di dieci volte la capacità del telescopio ottico.
  • L’austriaco Perutz determina la struttura chimica dell’emoglobina.
  • Lo svedese A. Senning inventa lo stimolatore cardiaco (pacemaker).
  • In Francia escono i films Mon oncle di Jacques Tati e due film di Louis Malle: Ascensore per il patibolo e Les amants.
  • In Italia esce postumo Il gattopardo dello scrittore Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
  • Esce il romanzo I fiumi profondi del peruviano Josè Maria Arguedas.
  • Esce Coney island della mente del poeta statunitense Lawrence Ferlinghetti, esponente della Beat generation.
  • Esce il romanzo I sotterranei di Jack Kerouak.
  • Esce Il principio della speranza del filosofo Ernst Bloch.
  • Esce La società opulenta del sociologo americano J. K. Galbraith.
  • Esce Antropologia strutturale di Claude Lèvi-Strauss.
  • Esce Sociologia della conoscenza di W. Stark.
  • Il compositore italoamericano Giancarlo Menotti fonda il Festival dei due mondi di Spoleto.
  • Esce il volume Dissonanze di T. W. Adorno, una raccolta di saggi musicali.
  • Morto Pio XII, viene eletto papa Angelo Roncalli, che prende il nome di Giovanni XXIII.
  • Mondiali di calcio a Stoccolma. Vince il Brasile di Pelè, “la perla nera”, contro la Svezia per 5 a 2.
  • Ercole Baldini vince il Giro d’Italia e il Campionato mondiale, il primo trasmesso dalla televisione.
  • Escono le prime tavole del disegnatore americano di satire politiche Jules Feiffer.
  • Negli Stati Uniti vengono commercializzati i primi dischi stereofonici.

1959

  • Liu Shao-chi assume la presidenza della Repubblica popolare cinese dopo le dimissioni di Mao Tse-tung, che resta segretario del partito; Zou Enlai resta primo ministro.
  • In Tibet la popolazione insorge contro l’occupazione cinese, la rivolta viene repressa e il Dalai Lama è costretto a fuggire in India.
  • Gli Stati Uniti garantiscono assistenza militare agli Stati membri dell’Organizzazione del Trattato Centrale (CENTO), nuovo nome del Patto di Baghdad.
  • A Baghdad, i delegati dei principali paesi produttori di petrolio decidono di costituire l’OPEC (Organisation of Petroleum Exporting Countries)
  • Il presidente francese, De Gaulle, riconosce al popolo algerino il diritto all’autodeterminazione. Violente reazioni da parte dei colonialisti francesi.
  • Cipro ottiene l’indipendenza. Presidente della Repubblica è l’arcivescovo Makarios.
  • In Congo, manifestazioni del movimento per l’indipendenza guidato da Patrice Lumumba.
  • A Cuba, Che Guevara conquista la città di Santa Clara sconfiggendo definitivamente l’esercito del dittatore Batista che è costretto alla fuga. Fidel Castro entra a L’Avana e diventa capo del governo rivoluzionario.
  • Conflitti di frontiera tra Cina e India.
  • Alaska e Hawaii diventano il 49° e il 50° stato degli USA.
  • In gennaio, i sovietici lanciano il primo pianeta artificiale, il Lunik I che, dopo essere passato a 6.000 Km dalla Luna, diventa satellite solare.
  • L’Unione Sovietica lancia le sonde Lunik II e III; quest’ultima trasmette fotografie della superficie lunare da distanza ravvicinata e fotografa per la prima volta la faccia nascosta della luna.
  • Nasce la Nouvelle vague francese con i film: Hiroshima mon amour di Alain Resnais, I quattrocento colpi di François Truffaut e Le beau Serge di Claude Chabrol.
  • Per il cinema del disgelo arriva dall’URSS La ballata di un soldato di Ciukhraj.
  • Esce Una vita violenta di Pier Paolo Pasolini.
  • Saul Bellow scrive Il re della pioggia e Norman Mailer Avvertimenti per me stesso.
  • Esce il romanzo Il pasto nudo di William Burroughs della Beat generation.
  • Esce Prima dell’apocalisse del filosofo inglese Bertrand Russell.
  • In Francia escono Il rinoceronte di Eugène Ionesco e I sequestrati di Altona di Jean-Paul Sartre.
  • Movimenti per pianoforte e orchestra di Igor Stravinskij; Missa brevis di Benjamin Britten; Refrain di Karl Heinz Stokausen; Omaggio a Joyce di Luciano Berio.
  • Il XIV Dalai Lama è deposto dalle truppe della Cina popolare, ma riesce a fuggire, con altri ventimila tibetani, in India.
  • Con la canzone The Twist di Hank Ballard inizia la breve stagione del twist.
  • In Italia va in onda il primo teleromanzo: L’Idiota di Dostoevskij.
  • Nasce in Francia il fumetto di Asterix: testi di Goscinny, disegni di Uderzo.

Nel mondo

L’Europa Occidentale

L’Italia

Alcide De Gasperi

Dopo l’entrata in vigore della Costituzione (1° gennaio 1948) e le elezioni nell’aprile successivo, nelle quali la Democrazia Cristiana trionfò ottenendo il 48% dei voti, ebbe inizio la fase del centrismo, una formula politica basata su accordi quadripartiti (DC, socialdemocratici, repubblicani e liberali). I governi che ne furono espressione erano caratterizzati da un acceso anticomunismo, dall’appoggio del Vaticano, dalla fedeltà atlantica, e segnarono la vita politica del paese fino al 1958. Simbolo e guida è Alcide De Gasperi, presidente del consiglio in otto successivi ministeri (1945-53). Momenti di forte tensione si verificarono nel 1953 con l’approvazione della “legge truffa” che assegnava al partito o alla coalizione che ottenesse il 50% dei voti il 65% dei seggi. Ma alle elezioni la legge non scattò per un ristretto margine. Nel 1954 si chiudeva l’annosa questione di Trieste: veniva ratificato il compromesso italo-jugoslavo che assegnava all’Italia la zona A, mentre la zona B restava alla Jugoslavia. Il 1955 fu l’anno dell’ammissione all’ONU dell’Italia e quello di inizio della presidenza di Giovanni Gronchi. Nel congresso democristiano del 1959, Aldo Moro presentò la linea d’accordo DC-PSI con l’intento di superare la formula centrista. Il paese subì tuttavia una brusca sterzata a destra con il governo monocolore presieduto da Fernando Tambroni e sostenuto da neofascisti e monarchici, durante il quale manifestazioni popolari vennero duramente represse dalla polizia.

La Francia

Charles de Gaulle

Nella Francia della Quarta Repubblica si succedettero, fino al 1950, diverse crisi di governo. Le tensioni internazionali e l’avanzare della “guerra fredda”, convinsero il presidente del consiglio socialista, P. Ramadier, a estromette i comunisti dalla compagine governativa, definendo, con i comunisti all’opposizione, una politica estera che collocava la Francia nello schieramento occidentale filoamericano. In questo contesto esplosero le crisi prodotte dal disfacimento dell’impero coloniale. Chiusa la questione d’Indocina con gli accordi di Ginevra del 1954, iniziava il drammatico conflitto algerino: al presidente del consiglio Pierre Mendés-France venne tolta la fiducia proprio con un voto sulla crisi d’Algeria. Il suo successore Guy Mollet (socialista) ereditava una situazione ingovernabile per l’esacerbato clima politico che non consentiva mediazioni tra destra tradizionale, comunisti e gollisti. Nel 1958, sotto l’infuriare della guerra d’Algeria e in presenza di minacce golpiste, l’ultimo primo ministro della Quarta Repubblica, Pierre Pflimlin, cedeva il passo a De Gaulle, il quale promosse la riforma della costituzione, che dava origine alla nascita della Quinta Repubblica, di tipo presidenziale.

La “sporca guerra” d’Algeria

La 10ª divisione paracadutisti marcia per le vie d'Algeri

Dal 1954, il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) dei musulmani algerini che reclamava l’indipendenza, iniziò una guerriglia contro i dominatori francesi sabotando installazioni militari e saccheggiando possedimenti francesi in Nordafrica e in Europa. Fra i fondatori del movimento, costituito con l’appoggio egiziano, c’era Ahmed Ben Bella, futuro capo del governo algerino. Legione straniera e paracadutisti francesi (paras) risposero al terrorismo con il terrorismo infliggendo torture e deportazioni. Nel 1957 il governo francese inviò migliaia di soldati a normalizzare la situazione, ma i ribelli resistettero. La politica della “pacificazione forzata” fu vigorosamente attuata dal governatore Jacques Soustelle, e segnò una delle sue tappe più drammatiche tra il gennaio e l’ottobre del 1957 con la cosiddetta “battaglia di Algeri”, un’operazione di polizia militare volta a distruggere l’organizzazione dell’FLN nella capitale algerina. Nel 1958, mentre i metodi repressivi dei reparti militari francesi raggiungevano forme di crudeltà tali da far meritare pienamente al conflitto la definizione di “sporca guerra”, gli stessi coloni costituirono un Comitato di salute pubblica, per opporsi, anche con la forza, a qualunque iniziativa del governo che potesse rappresentare una capitolazione. Contro la loro volontà si scontrò l’azione di De Gaulle, il quale, sebbene ritornato al potere su invocazione delle destre proprio per salvare la causa dell’“Algeria francese”, era consapevole dell’impossibilità di continuare a negare l’indipendenza al paese africano (decretata poi da un referendum popolare il 1° luglio 1962).

Regimi autoritari nel Mediterraneo

Manifesto pro-ETa a Durango

In Spagna, dopo la sanguinosa guerra civile, il generale Francisco Franco aveva instaurato, nel 1938, un regime autoritario ma, nonostante gli stretti legami con la Germania e l’Italia, aveva tenuto il paese fuori dalla guerra. Alla fine del conflitto mondiale, isolato dalle democrazie occidentali e dai paesi del blocco comunista, il regime autoritario del generale Francisco Franco riuscì a stringere con gli Stati Uniti accordi di carattere economico e militare e a stipulare un concordato con la Chiesa cattolica (1953). Al 1955 risale invece l’entrata della Spagna nell’ONU. Il regime doveva però fare i conti oltre che con l’opposizione antifascista clandestina, anche con le tendenze autonomistiche di catalani e baschi. Nel 1959 nasceva il partito radicale nazionalista ETA (Euzkadi Ta Askatasuna, ossia “patria e libertà basca”) con lo scopo di ottenere, con violenze e azioni terroristiche dei gruppi armati, l’autonomia culturale e politica delle sette province basche.

In Portogallo Antonio de Oliveira Salazar, economista cattolico, presidente del consiglio fin dal 1932, era ancora alla guida di un governo clericale e autoritario.

In Grecia, dopo la guerra civile, il potere era nelle mani della destra. Protagonista della vita politica del paese fino al 1955, fu il generale Alexandros Papagos, cui successe il conservatore Konstantinos Karamanlis, che portò la Grecia nella NATO (1961).

Un Paese, due nazioni: la Germania

Un alto muro e le torrette dividono il villaggio di Mödlareuth in Baviera/Turingia. Una parte del muro è rimasta come memoriale della divisione della Germania

Nel maggio 1949, con l’unificazione delle tre zone occidentali della Germania, fu proclamata la Repubblica Federale Tedesca (RFT), con capitale Bonn, fondata su un ordinamento federalista e su una costituzione di tipo democratico-parlamentare. La Germania Federale, sotto la guida del cancelliere Adenauer, si avviava sulla strada di una sorprendente rinascita economica. Parallelamente il paese si integrò nel sistema occidentale di alleanze: nel 1950 entrò come membro associato nel Consiglio d’Europa e nel 1955 nella NATO.

Nella parte orientale del paese nacque, invece, nell’ottobre 1949, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR), con capitale Pankow, un sobborgo di Berlino, il cui regime si allineò progressivamente al sistema sovietico avviando, a partire dal 1952, la costruzione del socialismo. La DDR si integrava anche nel sistema di alleanze del blocco orientale, entrando nel 1950 nel Comecon e aderendo nel 1955 al Patto di Varsavia.

Il simbolo della contrapposizione dei due blocchi era ben evidente in una città: Berlino.

Nell’ex capitale divisa si svolgeva un confronto quotidiano tra due opposti modelli di vita, ma principalmente la città era la via principale di transito di quanti volevano abbandonare la Germania Orientale e trasferirsi ad ovest, dopo la chiusura delle frontiere attuata dalla DDR nel 1952. La presenza di truppe americane, inglesi e francesi nel settore occidentale era vista come un pericolo per la DDR e il blocco orientale. A complicare la situazione si aggiunse la scelta di Bonn di svolgere a Berlino Ovest le elezioni per il presidente della Repubblica nel 1954 e nel 1959, e la decisione di includere la città nell’area del marco, con l’istituzione della Bundesbank (1957). Alla fine del 1958 l’URSS inviò alle potenze occidentali una nota diplomatica in cui dichiarava violati gli accordi di Potsdam e si diceva svincolata dagli accordi sullo status della città. Una nuova conferenza a Ginevra, nell’estate del 1959, non portò a nessuna soluzione. Frattanto, a causa della profonda crisi economica che colpì la DDR, il flusso verso l’occidente riprese in modo massiccio: ogni giorno lasciavano il paese dalle 1.400 alle 1.600 persone, e spesso fra loro vi erano medici, insegnanti, tecnici e altri specialisti. Per bloccare questo esodo sarebbe stato eretto, nel 1961, il muro che avrebbe diviso per ventotto anni la città.

Una nuova concezione di Europa

Roma, 25 marzo 1957: firma dei trattati per l'Euratom e il Mercato Comune Europeo

Nel 1950, il Ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, proponeva un piano di gestione comune dei paesi europei in settori strategici quali quelli del carbone e dell’acciaio. Il 18 aprile 1951, con il trattato di Parigi, nasceva la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), cui aderirono Francia, Germania Federale, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo. A differenza del Consiglio d’Europa, non si trattava più di uno strumento esclusivamente consultivo: con la CECA venivano varate politiche produttive concordate tra i paesi membri e l’abolizione di dazi e dogane, il tutto sotto il controllo di un’alta autorità sovranazionale. Al 1952 risale il progetto di una Comunità Europea di Difesa (CED), ma il rifiuto del governo francese di ratificare l’accordo ne comportò il fallimento. Con il trattato di Roma del 25 marzo 1957 (tra gli stessi paesi membri della CECA) veniva istituita la Comunità Economica Europea (CEE) e l’Euratom. La prima aveva come finalità la libera circolazione delle merci e delle persone nei paesi membri, l’abolizione delle barriere doganali e la fissazione di una barriera comune nei riguardi di paesi terzi; la seconda, lo sviluppo dell’industria nucleare per scopi pacifici.

L’Europa Orientale

L’Ungheria

Matyas Rakosi, durante le elezioni del 1954

Nel 1949, si svolsero le elezioni generali a lista unica che confermavano e rafforzavano la conquista del potere da parte dei comunisti del Fronte popolare. Ma nel 1953 iniziò, anche in Ungheria, il processo di destalinizzazione che portò ad una lotta per il potere all’interno del Partito comunista, tra il gruppo stalinista di Màtyàs Ràkosi e l’ala dei “comunisti nazionali”, decisi ad ottenere una maggiore indipendenza dall’URSS. La vittoria degli stalinisti portò all’espulsione dal partito di Imre Nagy, leader dei “comunisti nazionali”. Ma, con morte di Stalin riemersero nel paese aspri scontri politici destinati a culminare nella rivolta dell’ottobre 1956 soffocata dall’intervento militare delle truppe sovietiche (al 1956 risale anche la liberazione del primate d’Ungheria, cardinale Mindszenty, condannato all’ergastolo nel 1949). In seguito a quegli eventi drammatici, destinati a scuotere l’intero blocco comunista, la normalizzazione fu guidata dal nuovo segretario del Partito comunista Jànos Kàdàr, che sarebbe rimasto al potere per oltre un trentennio, il quale improntò la sua politica ad un prudente allineamento all’Unione Sovietica e ad una progressiva liberalizzazione interna.

I fatti di Ungheria

Un carro armato sovietico T-34-85 distrutto a Budapest

Il 23 ottobre 1956, studenti e lavoratori dettero origine, per le vie di Budapest, a una manifestazione contro il governo comunista per chiedere libere elezioni, riforme economiche e il ritiro delle truppe sovietiche. Gran parte dei soldati ungheresi si unì ai dimostranti ed a niente valse l’intervento dei carri armati che cercavano di domare la rivolta. Lo stalinista Màtyàs fu costretto alle dimissioni e il nuovo governo di Imre Nagy, l’ex primo ministro antisovietico rientrato dall’esilio, obbligò i russi a lasciare il paese (29 ottobre). Nagy coinvolse nella nuova compagine governativa esponenti piccolo-borghesi; vecchi esponenti politici non comunisti ripresero la parola; gli operai formarono consigli di fabbrica; la Chiesa riacquistò spazio con la liberazione del cardinale Mindszenty. Ma il 4 novembre, dopo che il capo del governo Nagy aveva annunciato il ritiro dell’Ungheria dal Patto di Varsavia, un’armata sovietica di 200.000 uomini e 2.500 carri armati, radunata segretamente, invase Budapest costretta a cedere nonostante l’accanita resistenza dei suoi cittadini. Il nuovo primo ministro, Jonos Kadar, formò un governo monocolore comunista, legalizzando la presenza militare sovietica nel paese, ma aprendo anche a caute riforme.

La Cecoslovacchia

Klement Gottwald

La situazione della Cecoslovacchia, dopo la scelta verso la “democrazia popolare” del 1948, appare piuttosto delineata. Con il suo presidente Klement Gottwald rimaneva allineata all’Unione Sovietica, posizione saldamente tenuta anche dai suoi successori Antonìn Zàpotocky, dal 1953, e poi da Antonìn Novotny (1957). Entrambi scelsero una linea di assoluta fedeltà all’URSS e, in economia, di potenziamento dello sviluppo industriale del paese nell’area del Comecon.

La Polonia

Wladislaw Gomulka con il Leader Sovietico Leonid Il'ic Breznev

Il primo paese del blocco comunista a risentire gli effetti della destalinizzazione fu la Polonia: Gomulka, da poco amnistiato dopo essere stato accusato di deviazioni nazionalistiche, fu chiamato a dirigere il partito e il governo al posto del filosovietico Ochab, dopo le sanguinose rivolte avvenute nel centro industriale di Poznam del giugno 1956. Successivamente ai fatti d’Ungheria dell’ottobre 1956, la politica seguita dal governo polacco fu improntata al filosovietismo, necessario a conservare l’integrità territoriale del paese, e alla riconciliazione con la Chiesa cattolica. Venne liberato il cardinale Wyszynski, il primate di Polonia in carcere fin dal 1953, e stipulato un accordo tra la Chiesa e lo Stato che concedeva un discreto grado di libertà ai cattolici. L’anno seguente Gomulka ottenne un vistoso successo elettorale che gli permise di consolidare il suo potere. Poco più tardi ricevette abbondanti aiuti economici dall’Unione Sovietica, fatto che non impedì tuttavia al governo polacco di stipulare un accordo economico anche con gli Stati Uniti (1 maggio 1957).

Fuori dai blocchi: la Jugoslavia di Tito

Eleanor Roosevelt con Tito alle Isole Brioni nel 1953

Fin dai primi anni del dopoguerra la Jugoslavia si era caratterizzata come una federazione multinazionale mirante alla costruzione di un regime socialista autonomo ed indipendente dalle scelte imposte dall’esterno, comprese quelle provenienti dal mondo socialista. La rottura fra Tito e Stalin avvenne proprio sul terreno della rivendicazione della sovranità nazionale jugoslava, piuttosto che per ragioni di carattere ideologico. Nel giugno del 1948 il Cominform aveva denunciato il comportamento della Jugoslavia come “populista e antisovietico”. Iniziò, da allora, un violento e sistematico attacco ideologico da parte dell’Unione Sovietica allo stato jugoslavo e alla persona di Tito che si sarebbe concluso solo con la morte di Stalin. La Jugoslavia si trovò così in una condizione anomala nello scacchiere mondiale, in quanto neutrale, pur essendo un paese socialista basato sull’autogestione delle imprese da parte dei lavoratori e sulla socializzazione di tutti i beni nazionali. Nel 1953 Tito venne eletto presidente della Repubblica. Quando Kruscev prese il potere si registrò un riavvicinamento del paese alla comunità dei paesi socialisti e la destalinizzazione venne salutata positivamente dagli jugoslavi, quasi implicito riconoscimento delle loro posizioni. Intanto la Jugoslavia aderiva al movimento dei non allineati e Tito svolgeva un ruolo importante di indirizzo, accanto all’indiano Nehru e all’egiziano Nasser.

Gli Stati Uniti

L’espansione economica americana

Il presidente Dwight David Eisenhower

Il dopoguerra negli Stati Uniti fu influenzato dalla guerra fredda e caratterizzato da profonde trasformazioni economiche e sociali. Nel 1952, dopo venti anni, tornavano alla Casa Bianca i repubblicani con il presidente Dwight David Eisenhower (Ike). Benché legato agli ambienti militari, il nuovo presidente aveva l’appoggio delle principali lobbies economiche. E proprio dal mondo economico provenivano i più stretti collaboratori di Eisenhower: lo stesso Segretario di stato, John Foster Dulles, era un importante uomo d’affari. Uno dei principali impegni che Eisenhower assunse nel corso della campagna elettorale fu quello di concludere la guerra di Corea, che, infatti, ebbe termine nel 1953; ma il suo impegno, in senso più generale, fu di contrastare il comunismo, in tutte le parti del mondo. La prima conseguenza fu l’escalation nucleare il cui esempio più terribile è la messa a punto della bomba H. Il clima sempre più pesante della guerra fredda, generò una sorta di psicosi di massa anticomunista in un clima di “caccia alle streghe”.

L’economia tirava come non mai, dilagava il consumismo, si assisté ad un aumento della middle class dovuta alla crescente meccanizzazione delle fabbriche e del lavoro nei campi. Nel 1956 Eisenhower venne rieletto, ma nel 1958 la crescita economica si interruppe. L’incontro con Kruscev nel 1959 pose fine, almeno ufficialmente, anche alla crociata anticomunista. L’anno dopo il democratico J. F. Kennedy, apriva una nuova fase della storia americana.

Il maccartismo e il caso Rosenberg

Julius e Ethel Rosenberg durante il processo

Tra il 1950 e il 1954, il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy, esponente della destra repubblicana più retriva, scatenò una violenta campagna contro “i rossi” (vale a dire socialisti, comunisti e anarchici) che da lui prende il nome di “maccartismo”. Il timore di infiltrazioni comuniste nei ministeri, nei sindacati, nella scuola, nel mondo del giornalismo, del cinema e della radio si diffuse in vasti strati dell’opinione pubblica, alimentando quel clima da “caccia alle streghe” che segnò la fase più buia della guerra fredda. McCarthy si trasformò in pubblico inquisitore per aumentare le proprie fortune politiche: denunciò pubblicamente come comunisti, senza fornire alcuna prova, circa duecento funzionari del dipartimento di Stato; la vittima più illustre fu il professore universitario, nonché consigliere del governo sui problemi dell’estremo oriente, Owen J. Lattimore, accusato di essere una spia al soldo dei comunisti. Il clima da “caccia alle streghe” raggiunse però il suo apice durante la prima presidenza di Ike Eisenhower, cioè tra il 1952 e il 1956, cioè negli anni immediatamente successivi alla fine della guerra di Corea: più di 13 milioni di americani vennero indagati; 12 mila dipendenti pubblici persero il posto, mentre un numero imprecisato di persone venne emarginato in vario modo dalla collettività. Nel 1954 il Partito comunista americano veniva messo fuori legge e si svolsero processi celebri, come quello a carico di Robert Oppenheimer, dichiarato persona pericolosa per la sicurezza nazionale e allontanato dall’Atomic Energy Commission. Intanto l’opinione pubblica americana si appassionò al processo a carico dei coniugi Julius e Ethel Rosemberg, condannati per spionaggio alla sedia elettrica senza prove concrete.

L’Unione sovietica

Il dopo Stalin

Chruščëv (a sinistra) e Stalin (a destra)

La vita politica e sociale dell’Unione Sovietica cambiò in maniera radicale negli anni Cinquanta in seguito alla morte di Stalin, avvenuta il 5 marzo 1953. I dirigenti si posero immediatamente il problema di non dare al paese e all’opinione pubblica internazionale l’impressione che si fosse aperto un vuoto di potere, ma non era impresa facile. Stalin era stato, infatti, non solo il padrone assoluto dell’Unione Sovietica per un periodo di oltre trent’anni, ma aveva accentrato nella sua persona una quantità di cariche istituzionali che avevano dato un unico sconfinato potere al leader del partito.

Le alte sfere del Cremlino decisero inizialmente per una gestione collegiale del potere tra i maggiori ex collaboratori dello statista scomparso. Tra essi, Georgij Malenkov fu nominato presidente del consiglio, Vjaceslav Molotov messo a capo della politica estera sovietica, Lavrentij Berija capo della polizia e ministro degli Interni, mentre Nikita Kruscev vantava una posizione di grande potere nel partito. La nuova direzione collegiale capì che il terrore staliniano doveva essere allentato e che innalzare il tenore di vita della popolazione era un obiettivo prioritario. L’allentamento del clima di terrore provocò, però, una lotta interna al gruppo dirigente causata dai dissidi tra i fautori di una profonda innovazione nella gestione del potere e i sostenitori del vecchio sistema. Berija, troppo compromesso con il terrore staliniano, venne eliminato in circostanze che non sono mai state chiarite. In politica economica Malenkov promise, nell’estate del 1953, maggiore impegno nello sviluppo dell’industria leggera e nell’incentivazione dei consumi di massa, ma rimase tuttavia vittima delle difficoltà che la nuova linea comportava; venne in seguito deposto e sostituito dal maresciallo Nikolaj Bulganin. La fase collegiale di gestione del potere terminò alla fine del 1953 con l’ascesa al potere di Kruscev.

L’ascesa al potere di Kruscev

Nikita Khrushchev all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, New York, 12 ottobre 1960

Quando nel novembre del 1953 Nikita Kruscev salì al potere, scelse come collaboratori uomini non compromessi col passato regime staliniano. Le sue scelte in politica estera furono discutibili ma coraggiose: creò il Patto di Varsavia, sciolse il Cominform e prese la drammatica decisione di reprimere nel sangue la rivolta ungherese. Allo stesso tempo l’URSS cominciava a guardare con crescente interesse agli stati asiatici ed africani, da poco indipendenti, fornendo a questi assistenza economica e militare. In politica interna, anche se non mutò gli indirizzi precedenti, Kruscev non ricorse alle purghe che avevano così pesantemente condizionato l’andamento della vita civile e politica del paese durante l’era staliniana. In economia realizzò una serie di riforme nel settore agricolo e favorì l’incremento della produzione industriale conquistando così una buona base di consenso popolare. L’incontro al vertice di Ginevra (18-23 luglio 1955), costituì una tappa importante del processo di “disgelo” nelle relazioni diplomatiche dei due blocchi. Al mutato contesto Krusciev faceva seguire la teorizzazione di una coesistenza competitiva dei due blocchi in cui le due superpotenze si impegnassero a dimostrare la propria superiorità in campo economico, culturale, sociale, escludendo l’uso della forza. La lotta tra USA e URSS per il primato nella conquista dello spazio ne costituisce un esempio. Divenuto padrone assoluto del paese, cumulando nel 1957 le cariche di segretario del Partito comunista e di primo ministro, Kruscev gestì con fermezza ma con oculatezza la politica sovietica. In quegli anni i rapporti con gli Stati Uniti segnarono alti e bassi. Dopo l’incontro con il presidente Eisenhower nel 1959 a Camp David, l’abbattimento di un aereo spia americano nel 1960 creò nuova tensione, che venne però superata grazie ai buoni rapporti tra Kruscev e il nuovo presidente J.F. Kennedy.

Il XX congresso del PCUS

Anastas Ivanovič Mikojan viene accolto da una giovane componente dell'organizzazione dei Pionieri della DDR "Ernst Thälmann": al XX congresso del PCUS parlò apertamente degli errori di Stalin in politica estera e ricordò la figura di esponenti del partito giustiziati come "nemici del popolo" negli anni trenta

Nel corso del XX congresso del PCUS (14-25 febbraio 1956), il segretario del Partito comunista Nikita Kruscev tenne due rapporti: uno pubblico in cui proponeva un ritorno al leninismo, affermando la parità dei partiti del blocco comunista e riabilitando la Jugoslavia di Tito; e uno segreto, destinato solo ai dirigenti (ma in seguito reso pubblico dagli Stati Uniti), in cui denunciava il dispotismo di Stalin che veniva accusato di aver violato tutti i principi della legalità socialista: svelava i metodi di repressione del dissenso, i processi prefabbricati, le confessioni estorte con la violenza, e condannava il culto della personalità, intollerabile ed estraneo allo spirito del marxismo-leninismo. Non metteva, tuttavia, in discussione la struttura del potere, e offriva un’immagine della società sovietica ancora sostanzialmente sana. La nuova linea inaugurata da Kruscev provocò non poche crisi interne. Un mese dopo il congresso, nel marzo del 1956, i capi locali della Georgia (regione d’origine di Stalin) insorsero; in aprile la nuova dirigenza sovietica decise lo scioglimento del Cominform e nel mese di maggio iniziarono le operazioni di riduzione delle forze militari. Il Ministro degli Esteri, Molotov, che si dichiarò fedele al regime staliniano, venne sostituito.

La guerra fredda

NATO e Patto di Varsavia

Carri armati T-72 di un reparto corazzato della Nationale Volksarmee della Repubblica Democratica Tedesca

Fino allo scoppio della guerra di Corea (giugno 1950), l’Alleanza atlantica, costituita nel 1949 tra USA, Canada, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, a cui si erano aggiunte Italia, Portogallo, Danimarca, Norvegia e Islanda, si configurava più come un patto di garanzia che come un sistema operativo integrato di difesa dell’Europa. Ma l’aggressione della Corea del Nord contro la Corea del Sud mise in moto un processo che trasformò l’Alleanza atlantica in una vera e propria struttura militare integrata: la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico). Venne costituito di conseguenza il Consiglio atlantico, organo politico presieduto dal segretario generale della NATO, e attivati i comandi militari integrati, i principali dei quali erano i comandi supremi alleati in Europa e nell’Atlantico, retti rispettivamente dal generale americano Eisenhower e da un ammiraglio statunitense. Nel 1951 aderirono al patto anche la Grecia e la Turchia, e nel 1953 la Germania Federale. L’adesione tedesca provocò la reazione del blocco sovietico, che decise di dare vita ad una propria alleanza militare: il 14 maggio 1955 l’Unione Sovietica con la Polonia, la Cecoslovacchia, la Germania orientale, la Romania, la Bulgaria, l’Ungheria e l’Albania costituivano il Patto di Varsavia, basato anch’esso su un’organizzazione militare integrata.

La guerra delle spie

Alger Hiss

La guerra fredda venne combattuta principalmente dai servizi segreti delle due potenze nucleari, americana e sovietica, protagoniste soprattutto negli anni Cinquanta di operazioni clamorose. Tanto gli americani quanto i sovietici, attingevano alle informazioni a suo tempo raccolte dall’efficiente servizio segreto del Terzo Reich. Un colonnello delle SS, Reinard Gehlen, mise a disposizione della neonata CIA il suo poderoso archivio nascosto tra le montagne della Baviera, e attivò un’organizzazione di spionaggio finanziata dagli Stati Uniti. Un altro ex SS, Heinze Ferfe, collaborò invece con quello che nel 1954 diventò il KGB, il servizio segreto sovietico.

Molte spie smascherate erano insospettabili personaggi pubblici, impegnati in ruoli delicati. Tra i casi più eclatanti venne alla luce l’attività spionistica svolta a favore dell’Unione Sovietica da un gruppo di intellettuali dell’università di Cambridge, e cioè Guy Burgess, Donald McLean e Kim Philby, o la vicenda dell’americano Aldrich Ames, funzionario della CIA, che per otto anni passò informazioni riservate al KGB. A loro volta gli americani riuscirono ad infiltrare le loro talpe nelle maglie del Cremlino: Oleg Penkowsky, colonnello del GUR (il servizio segreto militare dell’URSS) passò informazioni all’Occidente fino al 1960, quando venne scoperto e poi fucilato; Oleg Gordiewsky, fu, invece, l’uomo del KGB a Londra che per dieci anni fa il doppio gioco con i servizi segreti inglesi.

La CIA in Europa

John Foster Dulles

Già alla fine della guerra l’America si era preoccupata di organizzarsi per ottenere il controllo politico-militare dei paesi dell’Europa occidentale, probabili futuri alleati, anche per evitare il rischio che si allineassero ai regimi socialisti. Dalla fine degli anni quaranta venne attivato l’Office of Policy Coordination dalla CIA, con l’intento di intraprendere operazioni politiche, propagandistiche e paramilitari segrete nei paesi nei quali vi fossero partiti comunisti in grado di vincere le elezioni politiche o comunque di mettere in crisi l’equilibrio deciso alla conferenza di Yalta, con gravi rischi per la pace e la sicurezza degli Stati Uniti.

Vennero così create, in molti paesi europei, formazioni paramilitari segrete, col compito di affiancare le deboli strutture di difesa nazionali. Alcune di queste furono organizzate e dirette dagli stessi paesi europei, altre dai servizi segreti degli Stati Uniti. L’Inghilterra creò una rete di gruppi clandestini su tutto il territorio nazionale, estesa anche al Belgio e all’Olanda, mentre la Francia fece lo stesso nei territori tedeschi ed austriaci. La CIA assunse iniziative di carattere militare e intervenne segretamente in alcuni paesi (Italia, Austria, Belgio, Germania Federale) per alterare le regole del confronto democratico fra le forze politiche, senza tener in alcun conto il principio della sovranità nazionale. Vi erano, poi, alcune strutture create dalla CIA e dai servizi segreti nazionali pronte al sabotaggio o ad azioni di disarmo, sulle cui attività ancora non è stata gettata sufficiente luce. In Italia questa rete venne avviata, molto probabilmente, nel 1952 con il nome in codice “Gladio”, attraverso la collaborazione fra il SIFAR (il servizio segreto militare) e la CIA.

Il disgelo

Il'ja Ėrenburg che con il suo romanzo "Il disgelo" conio il termine politico che fu protagonista di tutti gli anni '50

Dopo la fine della presidenza Truman (novembre 1952) e la morte di Stalin (marzo 1953), si aprì una nuova fase nei rapporti internazionali. Nonostante il permanere di tensioni, venne maturando, all’interno delle due superpotenze, un nuovo atteggiamento di riconoscimento reciproco che costituì la premessa per l’avvio di un processo di distensione, definito “disgelo”. Negli ultimi anni della presidenza Eisenhower, l’America guardò con interesse al nuovo corso della politica sovietica inaugurato da Nikita Kruscev che teorizzava la possibilità di una coesistenza pacifica tra i due blocchi, basata sullo spostamento del confronto dal piano militare a quello della competizione economica, culturale, sociale, sportiva e scientifica. I progressi del processo di distensione tra le due superpotenze portarono alla definizione dei primi accordi, frutto di contrattazioni a livello internazionale, che resero più concreta la possibilità di una convivenza pacifica.

Primi passi in questa direzione vennero fatti già nel 1958. Nel marzo l’Unione Sovietica annunciò la sospensione unilaterale degli esperimenti atomici. In luglio e agosto venne convocata una riunione di esperti per concordare le modalità del controllo delle esplosioni nucleari. Il 31 ottobre fu la volta degli USA di annunciare la sospensione dei test atomici. Nel novembre 1958 fu convocata a Ginevra una conferenza sulla tregua atomica. Un importante sostegno alla politica di pace venne dato da Giovanni XXIII, divenuto papa nell’ottobre 1958.

Il Medio Oriente: un territorio instabile

Immigrati ebrei del Marocco: con la promulgazione della "Legge del Ritorno" (1950), chiunque fosse di discendeza ebrea poteva reclamare la cittadinanza israeliana

La collocazione strategica, al confine tra il blocco sovietico e quello occidentale, e l’importanza delle risorse petrolifere, unite alle divisioni del mondo musulmano e al conflitto tra arabi e ebrei in Palestina, fecero del Medio Oriente una delle aree di maggiore tensione del secondo dopoguerra.

Sostituendo Francia e Gran Bretagna, le potenze di riferimento divennero, dagli inizi degli anni Cinquanta, Stati Uniti e Unione Sovietica che, per allargare la propria sfera di influenza, identificarono il loro scontro ideologico con i problemi politici, religiosi ed economici dell’area mediorientale: le aspirazioni del nazionalismo arabo e il rafforzamento di Israele. Inoltre, i forti interessi, connessi allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi e alla zona di Suez, contrastarono le spinte al cambiamento sociale, favorendo regimi illiberali e innescando nuovi conflitti.

La rivoluzione nasseriana in Egitto

I leader della Rivoluzione, il presidente Muhammad Naguib (a sinistra) e il primo ministro Gamal Abdel Nasser

La sconfitta subita dagli stati arabi nel 1948 a opera degli israeliani poneva un serio problema di leadership nell’area. Alla guida del processo di unificazione e modernizzazione del mondo arabo (panarabismo) si mise allora un giovane colonnello egiziano, Gamal Abdel Nasser che, nel 1952, fondò il movimento clandestino degli “Ufficiali liberi”; il 23 luglio dello stesso anno, organizzò un colpo di stato e costrinse all’esilio il re Faruk: il 18 giugno 1953 venne proclamata la repubblica a capo della quale fu posto il generale Nagib, un moderato non inviso agli occidentali. Di fatto a detenere il potere era Nasser che controllava lo stato attraverso il Consiglio rivoluzionario.

Nel 1956 il governo egiziano chiese agli Stati Uniti un finanziamento per la costruzione della diga di Assuan, che avrebbe bonificato 450.000 ettari di terreno e triplicato la produzione di energia elettrica. Al rifiuto statunitense Nasser rispose nazionalizzando la Compagnia del canale di Suez, controllata da inglesi e francesi che reagirono d’accordo con Israele. La crisi di Suez si risolse, dietro la minaccia di un intervento sovietico, grazie all’intervento degli Stati Uniti che imposero a Francia, Inghilterra e Israele di interrompere le ostilità.

Conclusa la crisi, il primato di Nasser appare rafforzato. Legittimato dall’intervento di Washington, forte della sua immagine di anti-colonialista, sufficientemente lontano dal blocco sovietico, egli diventò il punto di riferimento dell’area araba. Promosse fra gli altri il movimento dei paesi non-allineati (dopo Bandung la seconda conferenza si svolge al Cairo nel 1958) e giunse alla fondazione della Repubblica Araba Unita (RAU), nata nel febbraio 1958 dalla fusione di Egitto, Siria e Yemen (fallita tuttavia nel 1961).

La crisi di Suez

Veicoli distrutti nei combattimenti

Per finanziare il grandioso progetto della costruzione della diga di Assuan, il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser nazionalizzò, nel luglio 1956, il canale di Suez rifiutando il controllo internazionale. Inglesi e Francesi, preoccupati per la salvaguardia dei propri interessi in Medio Oriente, si incontrarono segretamente a Parigi con gli israeliani ai quali concedettero carta bianca per un attacco al canale che avvenne il 29 ottobre. Il generale israeliano Moshe Dayan, occupò con una prorompente azione militare la striscia di Gaza e la penisola del Sinai, mentre paracadutisti anglo-francesi vennero lanciati su Port Said e Port Fuad per “normalizzare” la situazione. La minaccia di un intervento sovietico costrinse le truppe anglo-francesi a ritirarsi e le forze dell’ONU occuparono Porto Said, prendendo in consegna i territori di Gaza e il Sinai. Il primo ministro inglese Antony Eden fu costretto a dimettersi.

Il petrolio dello scià

Lo scià Mohammad Reza e Mohammad Mossadeq, che fece nazionalizzare la AIOC

Il concentramento nel Golfo di gran parte delle risorse petrolifere necessarie al funzionamento dell’economia internazionale (nel 1950, esse coprivano il 30% del fabbisogno energetico del pianeta) spinsero le grandi potenze e le compagnie petrolifere ad inserirsi nella situazione politica della regione, contrastando le spinte nazionaliste che mettevano a rischio il controllo straniero sulle riserve di greggio. Alla richiesta avanzata dal re dell’Arabia Saudita, Saud, e dal primo ministro iraniano Mossadeq di fissare le royalties (cioè gli utili dello stato concessionario) sul petrolio al 50%, gli Stati Uniti, che controllavano le compagnie operanti nell’area dell’Arabia, accettarono, mentre la Gran Bretagna, che operava in Iran rifiutò.

Nel 1951 Mossadeq nazionalizzò allora l’Anglo-Iranian Oil Company e i paesi occidentali reagirono con l’embargo del petrolio iraniano: il clima politico divenne caldo e si prospettò un epilogo rivoluzionario. Lo scià Reza Pahlavi fuggì e Mossadeq, timoroso che la situazione potesse sfuggirgli dalle mani, finì per subire l’offensiva controrivoluzionaria. Nel 1953, un colpo di stato militare guidato del generale Zahedi, finanziato e organizzato dalla CIA (piano “Ajax”) depose il primo ministro, rinsaldando il regime autoritario dello scià che consegnò agli Stati Uniti la gestione del 40% del petrolio persiano.

L’emancipazione dell’Asia

Il Giappone

Hirohito e la moglie nel giorno del matrimonio del figlio Akihito il 10 aprile 1959

A causa della guerra fredda, e soprattutto dopo la vittoria dei comunisti in Cina, il Giappone da nazione sconfitta divenne per gli USA un potenziale alleato in funzione di “contenimento” dell’espansione sovietica in estremo oriente. Nel 1951 fu stipulato il trattato di pace (che non venne firmato dall’URSS), e con la firma di un trattato di sicurezza nippo-americano, il Giappone, sotto la guida del leader liberale Sigheru Yoshida, veniva integrato nel blocco statunitense.

Nel 1954 Yoshida cadde in seguito ad una forte ondata di sentimenti antiamericani dovuta all’esperimento nucleare sull’atollo di Bikini, le cui radiazioni colpirono l’equipaggio di un peschereccio giapponese. Ai liberali succedettero i liberaldemocratici, i quali avviarono una politica più autonoma dagli Stati Uniti, specialmente nel settore del commercio con l’estero e, forti dello sviluppo che ormai aveva assunto tutto l’apparato produttivo giapponese soprattutto in occasione della crisi coreana, si volsero a progetti a largo raggio in tutto il sud-est asiatico, intrecciando relazioni commerciali anche con l’URSS e con la Cina popolare.

L’ Indonesia di Sukarno

Sukarno con Fidel Castro nel 1960

L’Indonesia, tolta dai giapponesi agli Olandesi durante la guerra, aveva ottenuto il riconoscimento della sua indipendenza nel 1949 e era divenuta una Repubblica federale composta da sedici stati. Fin dall’inizio degli anni Cinquanta fu tuttavia attraversata da una serie di ribellioni e movimenti secessionisti, alimentati dall’antagonismo tra forze nazionaliste e forze comuniste che si appoggiavano soprattutto sui numerosi cinesi immigrati. Nel tentativo di evitare un conflitto, il presidente Akmed Sukarno cercò di farsi garante di una sorta di equilibrio fra le parti, attuando una politica di equidistanza (“democrazia guidata”). In questo contesto si inserì la conferenza dei paesi afro-asiatici che l’Indonesia ospitò a Bandung nell’aprile del 1955.

Ma gli sforzi di Sukarno per salvaguardare l’unità del paese si dimostrarono insufficienti, e il precario equilibrio sul quale poggiava la vita politica indonesiana fu in breve travolto dagli eventi. Nel 1958 i ribelli nazionalisti formarono un governo indipendente a Sumatra, appoggiato da Stati Uniti, Inghilterra e Filippine. Nell’agosto dell’anno successivo, nel tentativo di riassumere il controllo delle province secessioniste, Sukarno decretò lo scioglimento del Parlamento e formò un nuovo governo di emergenza, ma la situazione continuò a precipitare e sarebbe rimasta precaria fino al 1965, quando Sukarno venne travolto da un colpo di Stato militare guidato dal generale Suharto.

La conferenza afroasiatica di Bandung

L'edificio in cui si tenne la conferenza di Bandung fotografato mentre le trattative erano in atto

Nell’aprile del 1955 si riunì a Bandung (Indonesia) una conferenza afro-asiatica a cui parteciparono i delegati di ventinove stati del Terzo Mondo: i paesi presenti rappresentavano più del 50% della popolazione mondiale, ma solo l’8% delle ricchezze. Il ruolo principale venne svolto dai leader di quei paesi che nel decennio precedente erano stati protagonisti dei più significativi movimenti per l’indipendenza nazionale: Sukarno per l’Indonesia, Mao Tse-tung per la Cina, Nehru per l’Inda e Nasser per l’Egitto.

Nel dibattito sull’assetto internazionale prevalse la posizione neutralista: i paesi usciti dal colonialismo non volevano allinearsi a nessuna delle due superpotenze protagoniste della guerra fredda, ma intendevano gestire, in piena libertà d’azione, la loro politica estera, anche per trovarsi in una posizione politica e militare subalterna.

L’altra grande questione discussa a Bandung fu il problema del neocolonialismo, ovvero del controllo economico, intellettuale e politico che antichi o nuovi dominatori avrebbero potuto esercitare sui paesi dell’area coloniale di nuova indipendenza. La conferenza si chiuse con il voto unanime di una risoluzione di condanna del colonialismo e della segregazione razziale, nonché con l’affermazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione. L’assise non ebbe grandi effetti pratici, ma segnò la “fine del complesso di inferiorità” dei popoli di colore.

La guerra d’Indocina

Ho Chi-min

La conferenza di Potsdam, che nel 1945 aveva stabilito la sistemazione territoriale ed economica nel mondo del dopoguerra, aveva anche deciso la creazione di due zone di occupazione in Indocina, a nord e a sud del 17° parallelo. Nel nord, Ho Chi-min, leader del movimento comunista di liberazione Viet-Minh, aveva cosi proclamato la Repubblica democratica del Vietnam, mentre a sud la Gran Bretagna aveva ceduto l’amministrazione alle autorità coloniali francesi che riconobbero la repubblica del nord all’interno dell’Unione Francese (1946). Ma nel 1954 gli “ultras” francesi vollero risolvere la situazione militarmente e l’occupazione del delta del Fiume Rosso da parte dei “parà” della Legione Straniera dette l’avvio alla prima guerra d’Indocina contro i partigiani Viet-Minth del generale Vo Nguyen Giap.

Dien Bien Phu

I vietminh sventolano la loro bandiera dopo la conquista delle posizioni francesi a Dien Bien Phu

Il 13 marzo Giap sferrò un attacco contro la roccaforte francese di Dien Bien Phu, nel Vietnam nord occidentale, e per 56 giorni la tenne sotto assedio con mortai e artiglieria. I francesi si arresero il 7 maggio e nel luglio, la conferenza di Ginevra smembrò l’Indocina tra gli stati sovrani del Laos, della Cambogia, della Repubblica Democratica del Vietnam (il Nord) e della Repubblica del Vietnam (il Sud).

L’aggressione al Vietnam

Caduti Viet Cong

Con l’assistenza di consiglieri militari americani, il primo ministro Ngo Dinh Diem della Repubblica del Vietnam del Sud dava vita ad un governo autoritario e rifiutava di concedere le elezioni generali (1956). Il Vietnam del Nord organizzò allora i Vietcong (ribelli comunisti del Sudvietnam) che iniziarono un’accanita guerriglia (Seconda guerra di Indocina), accompagnata da violente azioni terroristiche. I ribelli formarono un Fronte Nazionale per la Liberazione del Vietnam del Sud ma, nel 1963, i militari li prevennero organizzando un colpo di stato sostenuto dagli americani che temevano la presa di potere dei Vietcong. Era la tragica guerra del Vietnam che avrebbe impegnato gli Stati Uniti dal 1964 al 1975.

L’isolamento della Cina

Mao Zedong proclama la nascita della Repubblica Popolare Cinese il 1º ottobre 1949

Nel 1949, la vittoria delle forze guidate dal partito comunista diretto da Mao Tse-tung e la nascita della Repubblica Popolare Cinese, avevano posto fine ad un secolo di subordinazione della Cina ad interessi stranieri e d’indebolimento delle strutture dello stato. Negli anni Cinquanta il volto della nazione si trasformò. La riforma agraria ridistribuì metà delle terre coltivate a 300 milioni di contadini poveri, una nuova legislazione sulla famiglia pose fine ad una tradizione millenaria di totale subordinazione femminile, e la creazione di un sistema d’istruzione generalizzata e di sanità pubblica rivoluzionò le condizioni di vita nelle campagne. L’accelerazione dello sforzo di crescita economica, alla fine degli anni Cinquanta (il cosiddetto “grande balzo in avanti”), dettata anche dalle paure della guerra fredda, provocò, però, una forte crisi del sistema produttivo che ebbe il suo culmine in una carestia, costata circa venti milioni di morti.

In politica estera, il totale isolamento imposto dagli Stati Unti alla Cina determinò il suo riavvicinamento all’Unione Sovietica. Il 14 febbraio 1950 venne concluso un trattato tra Cina e URSS che prevedeva reciproca assistenza trentennale. Nel corso dello stesso anno le truppe cinesi occuparono il Tibet. La crisi si risolse solamente l’anno seguente con la stipulazione di un trattato cino-tibetano, che riconosceva alla Cina il diritto di controllare la difesa e la politica del paese vicino. In quel periodo la Cina venne coinvolta nella vicina guerra di Corea. Nel gennaio del 1955 scoppiò una crisi internazionale in seguito a violenti scontri tra Repubblica popolare e Cina nazionalista nello stretto di Formosa. Intanto però i rapporti con L’Unione Sovietica si erano già deteriorati. L’URSS si pose come garante di un ordine bipolare, mentre la Cina di Mao tese piuttosto a contestare l’ordine internazionale mettendosi alla guida dei movimenti rivoluzionari in tutto il mondo nei paesi in via di sviluppo. Inoltre la Cina rivendicava maggior peso internazionale; infine, mentre dopo la morte di Stalin l’URSS di Kruscev tendeva ad una progressiva liberalizzazione dei rapporti con i paesi dell’Est, Mao era apertamente contrario alla linea di destalinizzazione e di coesistenza pacifica condotta da Kruscev, accusato di revisionismo.

La rivolta del Tibet

Nel 1954 il XIV Dalai Lama partì alla volta di Pechino con il X Panchen Lama e i principali dignitari del governo con l'intento di negoziare con Mao, Zhou Enlai e Deng Xiaoping una soluzione accettabile per entrambe le parti

Fin da 1914, le autorità teocratiche del Tibet avevano riconosciuto, nonostante le resistenze cinesi, una specie di protettorato britannico. Dopo la proclamazione della Repubblica Popolare (1949), la Cina riaffermò in misura sempre più decisa il proprio potere sul Tibet che invase militarmente nel 1951 concedendo tuttavia l’autonomia amministrativa. Nel 1954 anche l’India riconobbe il possesso cinese sulla regione. Nel marzo del 1959 la corte del Dalai Lama diresse una rivolta anticomunista che venne subito stroncata. La repressione costrinse il Dalai Lama a fuggire in India con 20.000 tibetani, e lo stato monastico indipendente cessò di esistere per diventare regione autonoma cinese della provincia dello Szechwan.

La guerra di Corea

Un carroarmato americano M24 nei pressi del fiume Naktong

Dopo la sconfitta giapponese della Seconda guerra mondiale, il 38° parallelo segnava la linea divisoria dell’occupazione russo-americana in Corea (sotto il dominio giapponese dal 1910). Nel Nord industriale, dove con le elezioni del 1948 si era costituita la Repubblica Popolare di Corea sotto la presidenza di Kim Il Sung, erano nati i comitati comunisti del Fronte Nazionale; nel Sud agricolo, che dopo le elezioni, anch’esse del 1948, tenute sotto il controllo di una commissione delle Nazioni Unite, si era costituita la Repubblica Democratica di Corea, si insediò un governo militare appoggiato dagli Stati Uniti. Il confine tra i due stati era segnato dal 38° parallelo. Vari tentativi da parte dell’ONU di unire il paese fallirono. Il 25 giugno 1950, i nordcoreani attaccarono la Corea del Sud senza preavviso e le truppe internazionali, inviate dall’ONU al comando del generale statunitense Douglas MacArthur, vennero respinte fino a Pusan, all’estrema punta meridionale della penisola. Qui le forze delle Nazioni Unite attuarono una ferma resistenza e, in settembre, respinsero una violenta offensiva del Nord. Alla metà del mese, grazie ad uno sbarco americano di nuove forze a Inchon, nei pressi della capitale Seul, che permise di rompere la linea di rifornimento dell’esercito nordcoreano, l’offensiva del Nord si trasformò in ritirata disordinata. All’inizio di ottobre le truppe delle Nazioni Unite passarono il 38° parallelo e si diressero verso il fiume Yalu, al confine con la Cina. Il 26 novembre l’intervento di una grande armata della Cina comunista riequilibrò le forze in campo e i due eserciti rimasero a fronteggiarsi lungo la linea del 38° parallelo, con attacchi e contrattacchi dagli esiti alterni, sino alla fine della guerra (27 luglio 1953).

L’intervento cinese

Il generalissimo D. MacArthur, comandante delle truppe UN

Nel novembre 1950 centinaia di migliaia di volontari cinesi traversarono lo Yalu e scesero in Corea a dare man forte ai nordcoreani. L’intervento cinese disorientò le forze ONU, costrette ad una veloce ritirata verso il sud, sino ad oltrepassare nuovamente il 38° parallelo. Il 4 gennaio 1951 le truppe cinesi e nordcoreane riconquistavano Seul. Il generale MacArthur avrebbe voluto attaccare obiettivi militari in territorio cinese, ma il presidente americano Truman fu contrario a un’estensione del conflitto, che avrebbe messo gli Stati Uniti in contrasto con la Cina e, di conseguenza, con l’Unione Sovietica. Perciò, nell’aprile 1951, Truman richiamò in patria MacArthur e lo sostituì con il generale Ridgway che con l’VIII armata americana arrestò l’offensiva nordcoreana. Due mesi più tardi, mentre i combattimenti si erano stabilizzati da una parte e dall’altra del 38° parallelo, in un crescendo di vittime, si cominciò a negoziare in vista di un armistizio.

Gli accordi di pace

Panmunjong, 27 luglio 1953: firma dell'armistizio che pone fine alla guerra in Corea

I tentativi di ripristinare la pace in Corea iniziarono già alla metà del 1951, a Kaesong, ma durarono più di due anni. Il 26 giugno si raggiunse un accordo sull’ordine dei lavori per la discussione dell’armistizio e, a partire dal 25 ottobre, mentre si continuava a combattere aspramente, la sede dei negoziati venne spostata a Pan Mun Jom. Le trattative procedettero con lentezza e con numerose interruzioni. Uno dei problemi riguardava la questione del rimpatrio dei prigionieri di guerra, che i comunisti volevano totale ed eventualmente forzato, mentre le forze ONU chiedevano che avvenisse in modo volontario. A rallentare il raggiungimento della pace c’era anche l’intransigenza del presidente sudcoreano, che insisteva perché la guerra continuasse fino alla conquista del Nord. Le trattative sembravano giunte ad un punto morto quando, nel clima di distensione seguito alla morte di Stalin, i negoziati ripresero in un’atmosfera più positiva. Eisenhower, nuovo presidente americano che intendeva porre fine alla guerra ad ogni costo, ottenne il 27 luglio 1953 la firma dell’armistizio: erano passati due anni e diciassette giorni dall’inizio delle discussioni che avevano richiesto oltre 500 riunioni. Il prezzo è di 34.000 morti tra gli americani, 50.000 nell’armata sudcoreana, più di 500.000 tra i nordcoreani e addirittura 900.000 tra i cinesi. E il problema della divisione della Corea rimaneva irrisolto. Successive riunioni a Pan Mun Jom nell’ottobre del 1953 e a Ginevra nell’aprile 1954 non portarono a nessun risultato.

L’America latina

Il peronismo in Argentina

Perón ed Eva ad un incontro ufficiale alla Casa Rosada

Nel 1951, in Argentina, salì al potere per la seconda volta Juan Domingo Perón, già presidente della repubblica nel 1946. Già allora Perón aveva inaugurato un regime nazionalista e antidemocratico da un lato, populista e riformista dall’altro (“giustizialismo”), ispirato al primo fascismo italiano, che aveva conosciuto in gioventù. Grazie alla sua demagogia e al carisma della moglie Eva Duarte (Evita) dalla controversa fama di filantropa, Perón conquistò il consenso delle grandi masse proletarie cittadine, i descaminados. La morte di Evita, molto amata dalle masse, segnò l’inizio del declino di Perón che si era messo in forte contrasto con la Chiesa attirandosi la scomunica (16 giugno 1955). Costretto a offrire le dimissioni, venne appoggiato da uno sciopero generale della classe operaia che gli consentì di rimanere in carica ma, il 16 settembre, le guarnigioni militari di Cordoba, Rosario, Santa Fé e Paranà si rivoltarono, mentre Marina e Aviazione minacciavano di bombardare Buenos Aires se il presidente non avesse abbandonato il potere. Perón si rifugiò su una cannoniera paraguaiana e, successivamente, raggiunse l’esilio in Spagna. Il 25 settembre il generale Eduardo Leonardi venne nominato presidente provvisorio e il partito peronista dichiarato illegale.

La rivoluzione cubana

I leaders rivoluzionari Che Guevara e Fidel Castro

Nel 1953 fallisce a Cuba un movimento insurrezionale popolare (movimento del 26 luglio) che assaltò la caserma Moncada di Santiago nel tentativo di rovesciare il dittatore filoamericano Fulgencio Batista y Zaldivar, in carica fin dal 1933. Fidel Castro Ruz, avvocato e capo dei rivoluzionari, venne dapprima imprigionato sull’Isola dei Pini al largo di Cuba, poi graziato (1955) e esiliato in Messico. Nel 1956 rientrò clandestinamente in patria con uno yacht carico di armi e sbarcò nella regione orientale di Cuba con 81 seguaci; tra essi il fratello Raoul e un medico argentino, di nome Ernesto Guevara detto “Che”.

Dopo uno scontro con gli uomini di Batista, Castro si rifugiò sulle montagne della Sierra Maestra dalle quali, per due anni, diresse un’efficace guerriglia. Nel 1958, dopo aver indetto la “guerra totale”, scese dalle montagne con i suoi ribelli barbudos costringendo Batista a fuggire nella Repubblica Dominicana (1° dicembre 1959). Due giorni dopo Castro marciava sull’Avana acclamato dalla popolazione; l’anno successivo si proclamò primo ministro. A giugno nazionalizzò gli zuccherifici, le raffinerie di petrolio e altre industrie statunitensi e avviò la riforma agraria e un programma di assistenza sociale. Gli Stati Uniti, minacciati nei loro interessi economici, dichiararono, nel maggio del 1961, un feroce embargo contro tutte le produzioni cubane.

Le multinazionali contro il Guatemala

Entrata storica della sede della fu United Fruits Company, ora Chiquita, a New Orleans, Louisiana

I regimi dittatoriali sudamericani riuscirono ad avere la meglio per tutto il dopoguerra non solo grazie al sostegno dei militari; furono spesso gli interessi economici nordamericani a finanziarne, favorirne, agevolarne il potere. I casi di ingerenza diretta o mediata delle grandi multinazionali in America Latina furono numerosi. Nel 1951, ad esempio, una coalizione di ufficiali illuminati, intellettuali e ceti popolari urbani liberò il Guatemala dalla dittatura militare. Partì un programma di riforme sociali e produttive; fra esse, la distribuzione delle terre ai contadini, compresi i 250.000 acri di proprietà della potente multinazionale United Fruits Company. Immediata la reazione di Washington che impose l’embargo e accusò il presidente Jacob Arbenz di essere un comunista. La CIA finanziò allora l’invasione del Guatemala del 1954 da parte del Nicaragua e la deposizione di Arbenz. La riforma agraria venne abrogata. Il 50% delle terre venne restituito a ventidue grandi famiglie e alla United Fruits. La restante metà fu spartita tra 300.132 contadini.

Costume e Società

Verso l’organizzazione mondiale dell’economia

Il Mount Washington Hotel, dove si firmarono gli accordi di Bretton Woods

A partire dagli anni Cinquanta, gli accordi di Bretton Woods (1944) e la seconda conferenza del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade: accordo generale sulle tariffe e sul commercio), tenuta in Francia ad Annecy tra l’aprile e l’agosto 1949, cominciarono a dare i loro frutti, favorendo il grande sviluppo del commercio internazionale e la sostanziale globalizzazione dell’economia mondiale. Nel corso degli anni Cinquanta (ma il fenomeno non si sarebbe esaurito con la fine del decennio), l’ammontare delle esportazioni si moltiplicò anche di cinque volte e il commercio dei beni manufatti superò quello dei prodotti primari.

È opportuno rilevare, però, che la maggior parte di questi scambi coinvolsero i paesi industrializzati (Europa occidentale, Stati Uniti, Canada e Giappone), mentre permaneva la condizione d’emarginazione dei paesi più poveri: la quota di commercio internazionale dei paesi più avanzati passò dal 57 al 69%, mentre quella dei paesi “in via di sviluppo” calò dal 33 al 18%; per quanto riguarda i soli paesi occidentali, il tasso di incremento produttivo annuo viaggiava al ritmo del 5,3% nel 1958-59. Per l’Italia (ma anche per la Germania e il Giappone) l’impennata del prodotto interno lordo (PIL) fece parlare addirittura di “miracolo economico”.

La crescita ebbe i suoi punti di forza nell’industria, specialmente nei settori più interessati dal ritmo delle innovazioni o in quelli produttori dei beni di consumo di massa (automobili, elettrodomestici, apparecchi televisivi). Anche l’agricoltura compì rilevanti progressi, grazie al miglioramento delle rese, in qualche caso triplicate, come accadde per il granturco negli Stati Uniti. Questi risultati furono ottenuti grazie all’impiego generalizzato di prodotti chimici come i fertilizzanti e i pesticidi, all’introduzione di varietà di cereali ad alto rendimento e all’allargamento della meccanizzazione e della motorizzazione.

Altri fattori propulsivi di grande rilievo furono i bassi prezzi delle fonti di energia (petrolio) e delle materie prime provenienti dai paesi sottosviluppati, e la considerevole accumulazione di capitali registrata a partire dal 1950 e resa possibile da un sistema bancario perfezionato e capace di concedere ampi crediti agli imprenditori.

Movimento operaio e Welfare State in Europa

Sede di Firenze delle Assicurazioni Generali

Negli anni Cinquanta, nei paesi industrializzati dell’Europa occidentale, parallelamente all’impetuoso sviluppo economico si affermarono sistemi di garanzie sociali volti ad assicurare a tutti i cittadini un livello minimo di reddito, la tutela della salute, l’istruzione, l’abitazione, e in generale il soddisfacimento dei bisogni essenziali. Si sviluppò insomma il Welfare State (stato del benessere), grazie anche al contributo dei i sindacati e degli imprenditori che si resero disponibili, nel quadro delle istituzioni democratiche, per una politica di vasto impegno riformatore. Vennero introdotti il salario minimo e la scala mobile (che collegando automaticamente le retribuzioni al valore dell’inflazione, tutela il loro potere d’acquisto), fu avviata la riduzione degli orari di lavoro, estese le ferie retribuite e introdotta la prassi dei contratti collettivi generalizzati a tutto un settore produttivo. Tuttavia questo miglioramento delle condizioni economiche delle classi lavoratrici e, in particolare, l’aumento del potere d’acquisto dei salari, benché consentisse anche ai lavoratori di accedere al consumo dei beni di massa, non riuscì tuttavia ad abolire completamente nei paesi più avanzati le diseguaglianze generatrici di tensioni sociali.

La società dei consumi

Lavatrice svedese, 1950

Gli anni Cinquanta dettero inizio al più imponente e rapido periodo di crescita economica della storia dell’umanità. Il processo interessò soprattutto l’America settentrionale e l’Europa occidentale, ma progressi rilevanti si registrarono anche in URSS e nei paesi dell’area socialista. A fine decennio il leader sovietico Kruscev annunciò il possibile sorpasso del sistema comunista su quello capitalista. Aumentarono le infrastrutture e i servizi: migliorarono i sistemi di trasporto cittadini ed extraurbani, vennero costruite nuove strade ed autostrade, la popolazione scolastica, sia in Occidente che nei paesi orientali aumentava costantemente, i servizi sanitari garantivano un più alto livello di assistenza soprattutto grazie all’applicazione e all’uso di nuovi preziosi medicinali come i vaccini e gli antibiotici. Sul piano economico la produzione mondiale di manufatti quadruplicò, i traffici commerciali si moltiplicarono per dieci. Alla fine degli anni Cinquanta la disoccupazione raggiunse in Europa livelli minimi. Sono gli anni del “boom”, del “miracolo economico”. In Italia nel decennio 1950-1960 il reddito nazionale aumentò del 47% e gli addetti all’industria per la prima volta superarono quelli dell’agricoltura. Disoccupazione ridotta al minimo, crescita dei salari costante, aumento dei beni di consumo in commercio, cambiarono la vita delle famiglie occidentali cancellando il ricordo degli anni bui della guerra. Oggetti e merci che erano considerati un lusso per pochi divennero patrimonio di moltissimi. Frigoriferi e lavatrici entrarono rapidamente nelle case dei ceti popolari; acquistare l’automobile era un sogno che per molti cominciò a diventare realtà. Iniziava l’era del consumismo. Le vacanze divennero fenomeno di massa. Le località turistiche riscossero un successo senza precedenti, nuovi “paradisi” vennero costruiti per attirare famiglie di operai e impiegati in cerca di svago.

Il modello americano

La Statua della Libertà è stata, dal 1886 all'era dei jet, spesso il primo sguardo agli Stati Uniti per milioni di immigranti americani dopo i viaggi oceanici dall'Europa

Vincitori della guerra (peraltro non combattuta sul loro territorio), potenza guida del blocco anticomunista, gli Stati Uniti vissero - per tutti gli anni Cinquanta e oltre - una fase di grande prosperità economica, influenza politica, egemonia culturale. Gli USA erano la società opulenta descritta nel 1958 dal sociologo ed economista John Kenneth Galbraith. Dopo aver risollevato economicamente il vecchio continente con il piano Marshall, gli americani esportarono nuove abitudini, nuovi svaghi e nuovi oggetti come le jeep, i chewing-gum, le Marlboro, il boogie-woogie e poi i jeans, i flipper, il surf, il rock and roll. Americani erano poi i grandi divi del cinema: Rita Hayworth, Humphrey Bogart, Marylin Monroe, solo per citarne alcuni. Quello che più affascinava e attraeva l’immaginario, soprattutto giovanile, di tutto il mondo, era un modello sociale che si presentava - almeno in apparenza - elastico e fluido. Il “sogno americano” rappresentava la possibilità per tutti di accedere ai gradini più alti della scala sociale. Ma era anche la vivacità di un universo giovanile libero e ribelle. Nel 1957 uscì On the road, il capolavoro di Jack Kerouac, che fu anche il manifesto letterario della beat generation.

Nord e Sud del mondo

Manifesto anticolonialista cecoslovacco: "Africa, lottando per la libertà"

Alla fine degli anni Quaranta, India, Birmania, Ceylon e Indonesia avevano già ottenuto l’indipendenza. Il movimento era inarrestabile. Nel 1955, a Bandung, ventinove Stati afro-asiatici si riunirono e condannarono il colonialismo, la discriminazione razziale e l’armamento atomico. Nella seconda metà degli anni Cinquanta ebbe inizio il processo di decolonizzazione degli stati africani. Ma fino a quel momento tutto il mondo ex coloniale era rimasto pressoché estraneo alla rivoluzione industriale, ancorato piuttosto all’agricoltura di sussistenza o al latifondo. L’arretratezza del sistema produttivo, l’instabilità politica che spesso segue la decolonizzazione, l’analfabetismo delle popolazioni fecero crescere le distanze tra il mondo sviluppato occidentale (il Primo Mondo), quello comunista (il Secondo Mondo) e quello che già nel 1952 venne chiamato Terzo Mondo. Contemporaneamente un colossale boom demografico rese drammatiche le condizioni di vita di centinaia di milioni di persone nei paesi più poveri. Nel 1955 nel Terzo Mondo viveva il 45,7% della popolazione del pianeta e veniva prodotto il 13,8% dei beni. In Occidente il 19,7% degli abitanti del pianeta contribuiva per il 65% al prodotto mondiale, mentre nel blocco comunista il rimanente 34,6% produceva il 21,2% del reddito. In America settentrionale il reddito pro capite era di 2600 dollari annui, in Asia di 84. Spesso, soprattutto in Africa, all’indipendenza politica non seguì quella economica. Le potenze ex coloniali continuarono a mantenere le popolazioni del Terzo Mondo in uno stato di asservimento.

Merci e nuovi consumi

Fabbrica Coca-Cola di Montreal, Canada

La ricostruzione delle città semidistrutte dai bombardamenti, ormai quasi completata negli anni Cinquanta, la riapertura di numerosissime e nuove fabbriche, nonché la crescita dei salari e l’introduzione di riforme sociali (Welfare State) produssero ricchezza e consentirono consumi che sarebbero andati sempre aumentando negli anni Cinquanta e Sessanta. L’offerta di beni di consumo aumentò, nei primi tempi del dopoguerra, con un buon ritmo, fino a raggiungere altissimi livelli durante gli anni del boom economico. Crebbe la voglia di meccanizzarsi, con la grande protagonista del nostro secolo, l’automobile, mentre già si stava preparando il primo passo verso la mobilità veloce con il motoscooter. Altro tipo di spesa si effettuò nel campo dello spettacolo. Teatri e soprattutto cinema erano sempre affollati di spettatori alla ricerca di qualcosa di nuovo, mentre facevano la loro prima comparsa nelle case gli apparecchi televisivi. Chi ancora non poteva permetterseli, affollava i bar, dove venivano approntate apposite sale, e i circoli ricreativi.

Il motoscooter e l’utilitaria

Una foto pubblicitaria per la "Nuova 500 N" del 1957. Alla guida Brunella Tocci, Miss Italia 1955

La Vespa, fabbricata nel 1956 dalla Piaggio a Genova, fu il primo mezzo a motore che conquistò il mercato italiano. Era il motoscooter e non aveva niente a che vedere con la vecchia motocicletta, innanzitutto per la leggerezza e la velocità contenuta (lo scooter infatti non superava, all’inizio, i 50-60 km all’ora), secondariamente per il consumo molto contenuto (il carburante è una miscela di olio e benzina). Subito dopo la Vespa, l’Innocenti mise in produzione un altro scooter, la Lambretta, che ottenne, come la Vespa, un immediato enorme successo. “Vespisti” e “lambrettisti” si confrontavano e rivaleggiavano tra loro. Frattanto, le grandi fabbriche automobilistiche del Nord Italia, la Fiat, l’Alfa Romeo e la Lancia, iniziavano a far funzionare le catene di montaggio per lanciare sul mercato automobili “utilitarie”, quelle che in base all’economia di quel periodo gran parte della popolazione poteva permettersi: la Fiat riuscì, nel 1955, a monopolizzare il mercato italiano dell’automobile con la nuova 600; la Lancia fabbricava l’Aprilia e l’Alfa Romeo la Giulietta, che non possono tuttavia esser considerate “utilitarie” a causa del prezzo piuttosto elevato. La 600 invece, pagandola a rate, poteva permettersela anche un operaio. In Francia la Citroën, per non essere da meno, mise in commercio la 2CV, una macchina utilitaria che piaceva molto ai giovani per il suo essere molto economica e per il divertente design. In Germania si continuava su larga scala la produzione della Volks-Wagen (il famoso “Maggiolino”), mentre in Inghilterra l’automobile “per tutti” era la Mini Morris. Nei primi anni cinquanta si completava in tal modo la motorizzazione di massa. Negli anni successivi le grandi marche perfezionarono i primi modelli: la Fiat, nel 1957, fabbricava la fortunatissima 500, una versione lievemente più piccola della 600, ancora più economica; la Citroën affiancava la Dyane alla 2CV; la Renault lanciò la R4, una sorta di jeep molto robusta e poco costosa.

Le vie del progresso

Il più vecchio ristorante McDonald's ancora aperto è situato a Downey, California ed è stato aperto nel 1953

L’enorme crescita della motorizzazione privata e del trasporto su gomma portò, negli anni Cinquanta, a una corrispondente espansione della rete stradale: le vecchie principali vie di comunicazione vennero tutte asfaltate e altre costruite ex novo o ampliate. Ma la vera novità furono le autostrade, realizzate con interventi statali (in Italia l’Autostrada del Sole). In Europa le autostrade entrarono in funzione poco dopo che negli Stati Uniti, dove il più importante programma di costruzioni autostradali fu quello lanciato dall’amministrazione Eisenhower nel 1956. Con uno stanziamento di 26 miliardi di dollari e la realizzazione di 40 mila miglia di autostrade, questo costituì il più ampio intervento di lavori pubblici nella storia degli Stati Uniti. Come sottolineò il presidente nel presentare al pubblico il progetto enfatizzandone le dimensioni, la superficie asfaltata avrebbe potuto ospitare i due terzi delle auto in circolazione nel nord America, e il cemento utilizzato sarebbe bastato per costruire sei marciapiedi dalla terra alla luna.

Oltre all’ovvio e diretto effetto sulla crescita economica della nazione evidenziato da queste cifre, le costruzioni stradali significarono anche lo sviluppo di un intero settore indotto legato all’aumento del traffico privato e commerciale: reti di distribuzione di carburante, autogrills, motels, centri commerciali decentrati. L’enorme successo della catena commerciale McDonald’s, cresciuta lungo le autostrade americane, ne costituisce un esempio eclatante. Nata nel 1955, in soli dieci anni di attività comprendeva 710 punti vendita ben distribuiti, con un volume di affari di 76 milioni di dollari, equivalenti a 400 milioni di hamburger e 60 milioni di chili di patatine fritte.

Razzismo

Emmett Till prima e dopo il linciaggio avvenuto il 28 agosto del 1955. Era un quattordicenne di Chicago che andò a trascorrere l'estate assieme allo zio Moses Wright a Money nel Mississippi; finì massacrato da un branco di uomini bianchi inferociti per un fischio di apprezzamento che aveva rivolto a una donna bianca

Nella seconda guerra mondiale avevano combattuto centinaia di migliaia di uomini di colore, molti dei quali provenienti dalle regioni agricole del Sud e del Midwest degli Stati Uniti. Al ritorno in patria, però, i neri ritrovarono le stesse condizioni di razzismo dell’anteguerra: c’erano scuole, autobus, vagoni dei treni, alberghi, ristoranti riservati ai soli bianchi, e il diritto alla partecipazione alla vita politica era sistematicamente violato. E proprio la consapevolezza dei propri diritti divenne, nel corso del dopoguerra e negli anni Cinquanta, il tema centrale della politica interna degli Stati Uniti. Di fondamentale importanza fu la decisione, presa all’unanimità dalla Corte suprema nel 1954 nella causa Brown contro il provveditore agli studi di Topeka, che cancellò una precedente decisione della Corte suprema, per cui l’esistenza di scuole “separate ma eguali” non era in contrasto con la Costituzione. Questa presa di posizione del tribunale supremo fu giudicata in molti stati, specialmente del Sud, come un’intollerabile ingerenza del governo centrale in affari di competenza esclusiva dei singoli stati. Nacquero perciò consigli di cittadini bianchi; riapparve in vari luoghi la temibile sigla del KKK, una associazione politica segreta razzista e violenta nata nel secolo precedente; si verificarono in alcuni stati del Sud episodi di grave intolleranza razziale. Fu da subito chiaro ai rappresentanti della “Associazione nazionale per il progresso della gente di colore” (fondata nel lontano 1908) che la strada da percorrere sarebbe stata ancora lunga; in effetti, statistiche raccolte negli anni successivi provano che, anche negli stati dove il principio dell’integrazione scolastica era stato accettato, solo una piccola percentuale di ragazzi neri frequentava le stesse scuole dei loro coetanei bianchi.

L’apartheid in Sudafrica

Nelson Mandela nell'atto di bruciare il suo pass book, un documento richiesto ai neri dalle leggi razziali (1960);Mandela e altri 150 vennero accusati di tradimento nel 1956 e a una pena detentiva per essere stati visti cantare in pubblico

Nel 1948, con la vittoria in Sudafrica del Partito Nazionale sostenuto dagli afrikaner (i discendenti dei coloni olandesi), iniziò una politica di rigida separazione razziale, conosciuta appunto con il nome di apartheid. Essa prevedeva la divisione di tutti gli ambienti di convivenza, anche territoriali, tra i bianchi, solidamente a capo di tutte le risorse economiche del paese, e gli altri gruppi etnici, africani soprattutto, ma anche meticci ed asiatici. Nel 1950 vennero introdotte diverse leggi che, tra l’altro, proibivano i matrimoni misti e i rapporti sessuali tra persone appartenenti a gruppi etnici diversi. Fu di quello stesso anno il primo arresto di Nelson Mandela, leader sudafricano di colore dell’African National Congress (ANC), accusato di comunismo, poi di nuovo messo sotto accusa nel 1956: si difese da solo e ottenne l’assoluzione. Nel 1959 vennero costituiti alcuni Bantustan, territori riservati ai neri e dotati di alcune forme di autogoverno, che non sono mai stati riconosciuti internazionalmente. La politica di apartheid divenne sempre più rigida, tanto da provocare una condanna da parte delle Nazioni Unite nel 1962: i paesi membri vennero invitati a rompere le relazioni diplomatiche con il Sudafrica e a boicottarlo economicamente.

In altri paesi africani, come il Kenya, fu, invece, il terrorismo nero a colpire i proprietari terrieri inglesi, provocando, tra 1952 e 1956, una politica di repressione e causando diverse migliaia di morti.

Lo star system hollywoodiano

Anthony Quinn assieme a Marlon Brando nel film "Viva Zapata!", che gli fece vincere l'Oscar come miglior attore non protagonista nel 1953

Già negli anni Trenta, Hollywood aveva fatto dei suoi attori più famosi veri e propri miti; col dopoguerra, e più significativamente negli anni Cinquanta, lo star system si riaffermò grazie alle grandi case di produzione, come la Metro Goldwin Mayer, la Paramount, la Warner Bross, la XX Century Fox, che impegnarono miliardi per sostenere, nei loro circuiti mondiali, l’immagine degli attori e delle attrici che avevano sotto contratto. Erano, infatti, quasi sempre gli attori a garantire alle pellicole successi di cassetta e in una società di “benpensanti”, come quella degli Stati Uniti, percorsa da crociate maccartiste, l’immagine pubblica dei divi andava tutelata ed esaltata. Lo star system prevedeva, perciò, anche un programma di comportamento per i divi più affermati, programma che comprendeva anche una sorta di codice morale da rispettare sul set, ereditato dal vecchio “codice Hays”, per cui non si potevano oltrepassare certi limiti nelle scene d’amore come i baci troppo lunghi, immagini di coppie a letto, scene di nudo ecc. La tipizzazione che faceva parte del gioco era la seguente: accanto alla bellissima star (come Ava Gardner, Joan Crawford, Rita Hayworth ecc.), quasi sempre positiva o che comunque, se peccatrice, riusciva a riscattarsi e a redimersi, c’era il cattivo punito (Edward Robinson o James Mason), il “duro dal cuore tenero” (Humphrey Bogart), l’eroe buono, come Gary Cooper, James Stewart, Alan Ladd, Cary Grant, il bello (semplicemente) come Tyrone Power o Tony Curtis. Tutto ciò che usciva dagli studios di Hollywood doveva essere all’insegna del fasto, dell’avventura, della leggenda.

Marylin Monroe: il sex symbol

Marilyn Monroe nella copertina della rivista New York Sunday News 1952

Bastò che nel 1952 apparisse come protagonista nel film Niagara per diventare il sex symbol del suo tempo, e non solo la moglie di Joe Di Maggio, uno degli uomini più popolari degli Stati Uniti, il più grande giocatore di baseball di tutti i tempi. Era esplosa Marylin Monroe, il mito sexy degli anni Cinquanta bruciatosi nella breve stagione di un decennio. Nonostante il suo atteggiamento nevrotico e svampito, la sua recitazione non era tuttavia così naïf come voleva apparire: Marylin era una vamp che sapeva essere sottile e consapevolmente ironica. Questo suo atteggiamento è chiaramente percepibile in film come Gli uomini preferiscono le bionde (1953), Quando la moglie è in vacanza (1955), A qualcuno piace caldo (1954). Donna fragile e diva molto chiacchierata anche nella vita privata, fu l’ultima vittima dello star system hollywoodiano, un mito che dalla morte, avvenuta nel 1962, continua a resistere.

La moda e lo svago

Ragazza con l'hula-hop

A partire dalla metà degli anni Cinquanta, grazie anche alla continua espansione dei mezzi di comunicazione di massa ed in particolare della televisione, cominciarono a diffondersi in Italia e nell’Europa occidentale alcuni dei prodotti di consumo più in voga in America. Primo tra tutti l’hula-hop, un banale cerchio di plastica colorata che si fa roteare sulla vita muovendo i fianchi. A metà tra il gioco, lo sport ed il ballo, sul finire degli anni Cinquanta aveva già conquistato milioni di ragazzi e di adulti di tutto il mondo. La sua straordinaria diffusione si può far risalire alla concomitanza con i balli di sala dell’epoca, come il rock and roll, che aveva tutti gli ingredienti adatti per i fans dell’hula-hop: è infatti un ballo scatenato, di gruppo e acrobatico. Alla fine degli anni Cinquanta, inoltre, le sale ricreative, i bar e gli stabilimenti balneari furono invasi dai flipper e dal “calcio-balilla”.

Sempre più numerosi, ragazzi e ragazze sfrecciavano sulle strade delle vacanze in Vespa o in Lambretta. In questo periodo di prosperità economica e quindi di maggior attenzione per gli aspetti mondani della vita sociale, sulle coste della California si affermava un altro oggetto, questa volta sportivo, destinato a diventare una moda balneare: il surf. Costituito da una tavola in vetroresina della forma di un grande sci, sul surf centinaia di ragazzi americani si divertivano a sfidarsi e a sfidare le onde cercando di rimanervi in equilibrio.

Ballando ballando

Copertita del vinite "The Twist" di Hank Ballard and the Midnighters, il complesso di maggior influenza negli anni '50 di rhythm and blues: la canzone diede poi orgini al famoso ballo degli anni '60

Nel dopoguerra gli americani portarono in Europa il boogie-woogie che rivoluzionò la classica concezione ritmico-melodica dei vecchi balli di coppia (tango, valzer, ecc.) e che scatenò una vera e propria frenesia della danza di gruppo. Originale ed acrobatico, esso scioglieva la danza di coppia autonoma, tenendo i partner sempre più staccati e distanti a causa della sfrenata dinamica del suo ritmo, derivante dal rhythm and blues nero-americano.

Nello stesso periodo arrivò, sulla scena della musica leggera internazionale europea, un’altra operazione di successo commerciale dell’industria discografica statunitense: le rielaborazioni popolareggianti di danze etniche latino-americane. Quasi tutte di origine afro-cubana, il mambo, la rumba, la beguine (di origine giamaicana), il samba e, soprattutto, il cha-cha-cha, ottennero un grande successo di massa. Il boogie-woogie portava con sé i connotati ritmico-acrobatici che caratterizzarono il boom del rock and roll, anch’esso derivante dal rythm and blues statunitense. In tutta Europa si moltiplicano gli imitatori del rocker americano più conosciuto del mondo, Elvis Presley, di cui Little Tony, Bobby Solo e il primo Celentano costituirono le versioni italiane.

Il festival di Sanremo

Modugno mentre apre le braccia durante il ritornello di "Nel blu dipinto di blu" al Festival di Sanremo del 1958

In una sera del gennaio 1951 si inaugurò a Sanremo il primo “festival della canzone italiana”. Fu un avvenimento che appassionò tutti: se ne parlava per strada, a scuola, negli uffici. Molti si sorprendevano a cantare i motivi delle canzoni più orecchiabili e poiché il festival si ripeté ogni anno, gli italiani finirono per considerarlo un appuntamento familiare, che la radio, e quasi subito dopo la televisione, portava in ogni casa. Le canzoni, per la verità, non erano quasi mai eccezionali: parlavano di vecchi scarponi, di drammatici amori tra papaveri e papere, di colombe trasformate in piccioni viaggiatori. Qualcuno, verso la metà del decennio, giunse ad affermare: “Io sono il vento” e un cantante pugliese, Domenico Modugno, prendendolo sul serio, cominciò a volare “nel blu dipinto di blu”. Per i cantanti più famosi si coniarono titoli altisonanti: la vincitrice del primo festival, Nilla Pizzi, divenne “la regina della canzone”; Claudio Villa, un tenorino dalla voce aggraziata e potente, il “reuccio”. Forse si esagerava: ma è comunque un segno che la guerra era ormai dimenticata.

L’arredamento e il design

Arredamento per interni degli anni '50

A partire dal dopoguerra, e in particolare dagli anni Cinquanta, si avvertì l’esigenza di ricostruire una dimensione spaziale pratica e a misura d’uomo, con un arredamento stilizzato ed essenziale che tenesse conto delle esigenze di praticità. Alla base del nuovo arredamento entrarono nella grande produzione industriale i mobili componibili (derivati dai “casier standard” progettati dall’architetto francese Le Corbusier già negli anni Venti) che, in versione domestica, erano adatti a riporvi ogni tipo di oggetto a seconda dell’ambiente in cui vengono collocati; sostituendo mobili, armadi, credenze, cassettoni, essi lasciavano libero quanto più spazio era possibile, mentre i letti, i divani e soprattutto le poltrone e le sedie erano concepiti come oggetti autonomi per forma e funzione. Furono questi gli elementi dell’arredamento a costituire l’oggetto del nuovo stile design anni Cinquanta. Rifacendosi allo stile dell’architetto scandinavo Alvar Aalto, Breuer, ex allievo ed insegnante del Bauhaus, mise a punto i modelli-chiave di poltrone costruite col criterio della continuità e omogeneità tra le parti”, inteso sia come uniformità del disegno perfettamente conforme alla forma del corpo, sia come omogeneità degli elementi di costruzione. I nuovi materiali utilizzati erano più duttili e leggeri: compensato, alluminio, metallo tubolare, plastica. Quest’ultimo materiale si sarebbe imposto sugli altri negli anni ‘60.

Il gap generazionale

Jack Kerouac ha introdotto l'espressione Beat Generation nel 1948, per caratterizzare quel movimento giovanile anticonformista emergente dell'underground newyorkese

Nel corso degli anni Cinquanta, le società occidentali videro la nascita di una specifica cultura giovanile, diversa e separata da quella delle generazioni adulte per costumi di vita, moduli espressivi, stili di consumo e aspirazioni, simboleggiati dalla musica americana del rock and roll e dall’abbigliamento informale. Il fenomeno si diffuse tra i giovani del ceto medio, quelli più vicini al benessere diffuso e che, per la prima volta, avevano a disposizione denaro e tempo da spendere. Negli Stati Uniti il distacco sempre più evidente tra giovani e adulti si manifestò in una ribellione, apparentemente inspiegabile, nei confronti di tutto ciò che le classi medie consideravano il migliore dei mondi possibili. Ciò creò apprensioni fuori misura, che riflettevano l’insicurezza di fondo di una società ossessionata dalle campagne di propaganda anticomuniste e spaventata nell’intimo dai pericoli della distruzione nucleare. In realtà, la ribellione giovanile nei paesi anglosassoni degli anni Cinquanta non esprimeva ancora un rifiuto del modo di vivere della moderna borghesia, e non possedeva le connotazioni politiche che avrebbe poi assunto in Europa continentale durante gli anni Sessanta e Settanta.

Arrivano i giovani

James Dean sul set del film "Gioventù bruciata", 1955

La società del benessere produsse, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, un nuovo soggetto sociale. I giovani spezzarono le catene con cui da sempre erano stati legati alla famiglia e conquistarono una forte autonomia. Divennero consumatori, e per loro il mercato proponeva sempre nuove merci: capi di abbigliamento, motoscooter, prodotti musicali. Il business discografico si espanse a dismisura: negli Stati Uniti il volume di affari passò dai 277 milioni di dollari del 1955 ai 600 milioni del 1959 e la stragrande maggioranza degli acquirenti era costituita dai giovani compresi nella fascia d’età fra i 15 e i 25 anni. Lo stesso accadde in Gran Bretagna e nel resto dell’Europa occidentale. Il rock and roll, nuovo genere musicale, era di loro esclusivo appannaggio. In questi anni si affermarono i miti delle nuove generazioni: James Dean e Marlon Brando nel cinema; Elvis Presley nella musica; Jack Kerouac nella letteratura. Sempre di più nell’Occidente capitalistico si espresse una tendenza alla separazione generazionale, caratterizzata da diversi consumi, diversi ideali, diversi stili di vita, che avrebbe portato, a partire dagli anni Sessanta, i movimenti giovanili alla contestazione politica.

Teddy boys e beat

Bill Haley e i Comets con inindosso le classiche tartan shawl collar jackets, 1956

Il primo segnale della prepotente irruzione dei giovani nella società contemporanea furono le bande giovanili che si ribellavano ai modelli sociali dominanti, fonte di diffuso disagio. Gruppi di giovani - prevalentemente di estrazione sociale popolare - sceglievano la strada come luogo di aggregazione e si abbandonavano spesso ad atti di teppismo e di saccheggio. Già alla metà degli anni Cinquanta, per le strade di Londra, comparivano i teddy boys che si distinguevano soprattutto per l’abbigliamento (vestivano preferibilmente abiti di stile edoardiano; Teddy è infatti l’abbreviativo inglese di Edward). Neologismi per definire queste nuove generazioni di giovani vennero coniati in tutto il mondo, ma avevano tutti un comune denominatore dispregiativo: negli Stati Uniti, ma poi anche in Inghliterra, si parla di beat, gli eredi della beat generation letteraria; in Francia di blousons noirs; nei Paesi Bassi di nozum; in Germania di halbstarken; in Danimarca di anderumper; in Unione Sovietica di stiliag e huligani; in Africa del Sud di trostis; in Giappone di yacusan, mobo o taiyo-zoku. Ben presto i gruppuscoli si trasformarono in bande organizzate, spesso rivali tra loro, che si scontravano violentemente. Un esempio dell’atmosfera che si viveva in queste bande ci è offerto dal film di Robert Wise, West Side Story, apparso tuttavia sugli schermi nel 1961.

La cultura di massa

Lascia o raddoppia?, puntata del 28 marzo 1956, Mike Bongiorno con il concorrente Gianluigi Marianini e la valletta Maria Giovannini: di raddoppio in raddoppio, il premio massimo che il concorrente poteva vincere era di 5.120.000 lire, equivalente di 128 gettoni d'oro; a domanda finale era multipla, in genere composta di tre sottodomande. In caso di risposta esatta il concorrente intascava il premio massimo (passando così alla storia del quiz), in caso di risposta errata, il concorrente portava a casa come premio di consolazione un'autovettura Fiat 1400

Il mondo della comunicazione è un universo ricco, molteplice ed estremamente complesso; di esso fanno parte strumenti, mezzi e sistemi (cinema, giornali, televisione) di cui la società degli anni Cinquanta si accorse di non poter più fare a meno. Il più potente (e il più nuovo) mezzo di comunicazione era la televisione che usava il più immediato dei linguaggi, ossia l’immagine, e che faceva vedere in tempo reale, standosene comodamente seduti in poltrona, ciò che accadeva a migliaia e migliaia di chilometri di distanza. Con i primi programmi televisivi si annullarono le distanze fisiche e paesi lontani apparvero a portata di mano di tutti. In quegli anni, gli spettatori, dapprima curiosi e un po’ distaccati, ben presto si accorsero che nonostante certe differenze culturali, non c’era grande differenza tra immagini trasmesse da una strada di Londra, da un quartiere di Buenos Aires, o da un villaggio australiano. L’uomo aveva ovunque gli stessi problemi fondamentali, le stesse ansie, le stesse aspirazioni. È chiaro che uno strumento come quello televisivo mutò profondamente i costumi e le abitudini dei neotelespettatori. Bisogna tener conto che a metà degli anni Cinquanta, certi luoghi o parti d’Italia (ma il discorso vale per moltissimi altri paesi) erano tra loro lontani per tradizioni, mentalità e persino modo di parlare: i dialetti avevano il sopravvento sulla lingua nazionale. In quegli anni la televisione contribuì a unificare la nostra lingua e, grazie a trasmissioni mirate, insegnò anche a leggere e a scrivere a molti adulti quando l’analfabetismo era ancora diffuso: non a caso la trasmissione per adulti analfabeti si chiamava Non è mai troppo tardi.

La TV cambia la nostra vita

Televisore dei primi anni '50

La televisione, come sappiamo bene, contribuisce anche alla creazione di celebrità improvvise: in tutto il mondo si sono registrati spettacoli di successo, che hanno avuto audience di milioni di spettatori e che hanno reso famosi in pochissimo tempo nuovi personaggi, conduttori e presentatori. Nei primi anni, in America, nacquero molte televisioni locali, ma ad imporsi furono due grandi network, quello della NBC (National Broadcasting Company) e quello della ABC. Si affermarono subito i primi divi del nuovo mezzo, come l’anchorman William Cronkite. In Inghilterra la BBC monopolizzò la produzione televisiva con grande qualità e prestigio. Altrettanto curate e forse più curiose furono le trasmissioni della Radio Television Française, la RTF, il cui programma su Antenne deux aveva un grande valore culturale. La Germania aveva produzioni accurate, ma quasi tutte di carattere poliziesco. La ZDF e la ARD furono le due società che occupavano il mercato televisivo tedesco. La televisione italiana, la RAI, trasmise inizialmente programmi molto economici e semplici. Il più atteso era il gioco a premi Lascia o raddoppia? di Mike Bongiorno, che andò in onda la prima volta il 26 novembre 1955, e che catturò l’attenzione di tutta Italia. Il fenomeno televisivo cominciò ad interessare anche la sociologia: quando intere famiglie si radunano per assistere ad un programma popolare cambiano le abitudini, cambiano gli scenari e i comportamenti, interni ed esterni ad essa. Anche i romanzi sceneggiati furono tra i primi fenomeni di attrazione televisiva. Il Dottor Antonio ebbe inizio nel 1954 e fu il primo tentativo di ridurre in immagini un romanzo. Negli anni seguenti se ne produssero molti altri, tutti con grande successo di pubblico. Inoltre, con il progressivo aumento delle promozioni e degli spot pubblicitari Carosello la televisione creava nuovi bisogni, invitava a nuovi consumi, dettava le mode e diveniva, quindi, mezzo prezioso per il mercato e le aziende.

La stagione dei rotocalchi

Hugh Hefner, fondatore di Playboy, a Monaco di Baviera nel 2006 insieme a due delle tre fidanzate ufficiali di allora (Kendra Wilkinson, a sinistra, e Bridget Marquardt, a destra)

Subito dopo la guerra, il bisogno di informazione, un’informazione libera, era molto sentito. Ma non bastava più leggere i quotidiani o ascoltare la radio. La gente voleva anche “vedere”: la dichiarazione d’intenti apparsa col primo numero della rivista “Life” nel lontano 1936 era valida più che mai: “vedere la vita; vedere il mondo; essere testimoni di grandi eventi; fissare il volto dei poveri, i gesti dei prodi, le donne più belle; vedere cose sorprendenti, lontane, nascoste, raggiunte a costo di gravi pericoli; vedere il lavoro dell’uomo; trarre piacere da ciò che si guarda, rimanere ammaliati, arricchire il proprio bagaglio culturale”. Il primo rotocalco italiano è “Oggi”, il cui numero d’esordio nelle edicole reca la data 21 luglio 1949. Le grandi case editrici avvertirono subito l’importanza di questa novità e si affrettarono a uscire con settimanali. Così videro la luce “Tempo” di Mondadori, diretto da Arturo Tofanelli, “L’Europeo” di Rizzoli, diretto da Trionfera, e infine “L’Espresso”, con un formato insolito per un rotocalco, cioè quello di un quotidiano (lo si chiamava “il lenzuolo”). Il fenomeno del rotocalco fu quasi esclusivamente italiano, perché, a parte “Paris Match” in Francia, gli altri settimanali non ebbero né la diffusione né l’impostazione di quelli italiani. Così il tedesco “Der Spiegel”, gli americani “Time” e “Neweok”, l’inglese “New Statencom and Nation” non possono essere classificati come rotocalchi, bensì come semplici riviste settimanali. Nacquero anche molte riviste culturali, come “Il Mondo in Italia”, “Le nouvel observateur” in Francia, il “New Yorker” in America, che si rivolgevano ad un pubblico più elitario, pur avendo una grande diffusione. Nel 1953 uscì, in America, anche la rivista “Playboy” dell’editore H. Hefner.

Neppure l’avvento della televisione intaccò, per il momento, la fortuna dei rotocalchi.

I fumetti

La prima striscia dei Peanuts del 2 ottobre 1950: da sinistra: Charlie Brown, Shermy e Patty

Con la fine della guerra, in molti paesi, le strip di fumetti non subirono molte alterazioni e continuarono le fortunate serie di avventure, già iniziate negli anni Trenta. Oltre che con i suoi personaggi ormai “adulti” (Mickey Mouse era nato negli anni Venti), Walt Disney si era ormai saldamente affermato anche nel mondo dell’animazione (Lilly e il vagabondo, 1954); ma altri autori dettero vita a nuovi personaggi. Nel 1950 nacquero i Peanuts di C. M. Schulz, la strip i cui protagonisti, alcuni bambini-adulti (Charlie Brown, Linus ecc.) e un cane (Snoopy), sarebbero diventati famosi in tutto il mondo. Le storie di questi fumetti, negli USA, non avevano ancora nessun valore politico, ma erano soltanto avventurose o comiche. Bisogna aspettare il 1958 e Jules Feiffer per giungere alla satira politica che attaccava il malcostume moderno, il consumismo esasperato, la speculazione delle multinazionali; né Feiffer rinunciava a rappresentare l’alienazione e lo smarrimento dell’uomo moderno.

Di tutt’altro tipo è il personaggio di Asterix, che nacque nel 1959 in Francia su idea di Goscinny e Uderzo, la cui chiave di lettura è almeno duplice, comica e satirica (come non riconoscere De Gaulle nell’immagine di Cesare?).

Lo sport

Il ciclismo

Bartali alla vigilia della Milano-Sanremo del 1950

Il ciclismo è uno sport tipicamente europeo anche se seguito in tutto il mondo. La passione che animava atleti e tifosi era così forte che appena due mesi dopo la fine della guerra ripartì il Giro d’Italia, mentre per il Tour de France, la Milano-San Remo e la Parigi-Roubaix, si dovette aspettare il 1946. Gli anni Cinquanta furono dominati dagli italiani e dalla mitica rivalità tra Gino Bartali e Fausto Coppi che compirono imprese memorabili sulle strade, ancora in parte sterrate, dei passi alpini e appenninici. Nel 1952 Coppi vinse il Giro d’Italia e il Tour de France; nel 1953 ripeté l’impresa italiana e si aggiudicò il campionato del mondo. Anche in Francia lo sport delle due ruote era popolarissimo, più del football. Il Tour era un evento nazionale e calamitava l’attenzione di tutti i transalpini. “Louison” Bobet e Jean Robic (detto “testa di vetro”) furono i più popolari e amati assi del ciclismo francese, che anticiparono la rivalità che dividerà, qualche anno dopo, Anquetil e Poulidor. Questi ultimi rappresentavano, agli occhi degli sportivi, due mondi antitetici: Poulidor (soprannominato affettuosamente Ponpon) rappresentava agli occhi dei francesi il passato, la società rurale onesta e tradizionale; Anquetil era, invece, il futuro; quest’ultimo, intraprendente e strategico, domina le tappe del Tour a cronometro, vincendo, a partire dal 1957, diverse edizioni della la corsa. Ma il favore popolare andava a Poulidor, l’uomo delle montagne, della fatica e del sacrificio. In Francia questo sport conservò per lunghi anni la sua popolarità, grazie al Tour e a competizioni “classiche” come la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi o la Freccia-Vallone. Anquetil continuò ad avere la supremazia, mentre si facevano avanti corridori di altre nazioni, come lo spagnolo Trueba, lo svizzero Kubler, il lussemburghese Gaul. Tra gli italiani si misero in luce Gastone ed Ercole Baldini, che vinse il Campionato del mondo nel 1958.

La boxe

Rocky Marciano, vincitore di 49 incontri, 43 per K:O, si ritirò dalal carriera pugilistica ancora imbattuto

La “nobile arte”, il pugilato, venne monopolizzata negli anni Cinquanta dagli Stati Uniti, dove l’organizzazione WBA assegnò e gestì per alcuni decenni i titoli mondiali. Figura di primo piano fu all’epoca il pugile nero Patterson che sembrava imbattibile; poi Rocky Marciano, che concluse la carriera ancora imbattuto. Egli è entrato nella storia della boxe; è tuttora l’unico peso massimo a non aver mai perso un incontro professionale. Marciano vinse 43 dei suoi 49 combattimenti per knock out.

Allo stesso modo molti hanno considerato Sugar Ray Robinson il miglior boxer della categoria dei pesi leggeri.

Il calcio

Råsunda Stadium di Stoccolma, 1958: Pelè, maglia 10 della nazionale brasiliana, realizza il celeberrimo goal del 3-1; il Brasile vinse i Mondiali di calcio, battendo 5 a 2 la Svezia: Pelè su il giocatore più giovane, nella storia del calcio, ad aver vinto il titolo mondiale (allora 17enne)

Il football, come viene chiamato in tutto il mondo, è senza dubbio lo sport più seguito e più popolare in Europa e nell’America Latina dove i campionati nazionali vennero riorganizzati subito dopo la guerra. Le grandi compagini sudamericane degli anni Cinquanta erano le brasiliane Fluminense di Rio de Janeiro e il Santos di Pelè, l’argentina River Plate e l’uruguaiana Penarol. In Inghilterra le grandi squadre come l’Arsenal di Londra, il Manchester e il Celtic di Glasgow avevano un seguito di massa fra tifosi ed appassionati. In Francia, dove il football era meno importante, si riorganizzarono squadre di grande valore come il Paris Saint-Germain. In Spagna si rinnovava la sfida fra Real Madrid e Barcellona. In Italia, quali eredi del grande Torino (tutta la squadra morì in un incidente aereo nel 1949) si affermarono la Juventus, l’Inter e il Milan. Ogni quattro anni, come già avveniva prima del conflitto, si svolgevano i campionati mondiali, la cosiddetta Coppa Rimet. Il primo campionato del dopoguerra venne organizzato nel 1950 dal Brasile; l’Italia, priva dei suoi giocatori migliori, morti a Superga, venne subito eliminata. Il mondiale del 1954, che si svolse in Svizzera, portò alla ribalta la grande Ungheria di Puskas, ma nella finale con la Germania, perse con i tedeschi che conquistarono il titolo. Gli italiani vennero eliminati dall’Irlanda, ancora nelle partite di qualificazione. I mondiali del 1958, in Svezia, serbarono una sorpresa: il Brasile di Pelé, vincitore finale.

Le olimpiadi

Cerimonia d'apertura delle Olimpiadi di Melbourne del 1956

Dopo la pausa imposta dalla seconda guerra mondiale, le prime Olimpiadi in tempo di pace si svolsero a Londra nel 1948. Furono giochi che si disputarono all’insegna della gioia ritrovata per una vita pacifica, ma anche di una grande austerità. A Helsinki, nel 1952, l’Olimpiade torna a essere un appuntamento sportivo mondiale: il campione più amato fu il maratoneta Zatopek. Vennero riammesse le due Germanie e il Giappone (ex nazioni nemiche) e fece la sua prima apparizione l’Unione Sovietica. Con la guerra fredda, l’antagonismo tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si trasferì anche in campo sportivo e le Olimpiadi diventarono un’occasione di confronto agonistico particolarmente sentito dalle due rappresentative. La rivalità fra i due blocchi, che ormai si esprimeva anche in scenari bellici come in Corea, si trasferiva negli stadi. L’URSS conquistò 20 medaglie d’oro, 19 d’argento, e 15 di bronzo, arrivando seconda dietro agli Stati Uniti. Sul mondo dello sport, e soprattutto nel confronto olimpico, si affacciava così la nuova realtà di un mondo diviso di blocchi contrapposti, caricando di significati non solo agonistici le gare olimpiche. Dopo Helsinki, l’Unione Sovietica superò gli Stati Uniti anche alle Olimpiadi di Melbourne del 1956.

La conquista dell’Everest

Edmund Hillary è stato uno dei più noti alpinisti ed esploratori del mondo. Deve la sua fama alla prima ascensione del monte Everest avvenuta il 29 maggio 1953

Nel 1950 l’alpinismo francese superò gli ottomila metri conquistando la cima nepalese dell’Annapurna. Fu un successo pagato a caro prezzo. Herzog, che guidava la spedizione, e Lachenal lasciarono parte delle loro dita in cancrena al campo base e la discesa fu descritta da Terray come “un’angosciosa confusione di dolore e di gioia, di eroismo e bassezze, di sole e di fango, di grandezza e di meschinità”. L’anno dopo fu scalato l’Everest, la cima più alta del mondo, raggiunto dal neozelandese Hilary accompagnato dallo scerpa Tensing, membri della spedizione inglese guidata da sir John Hunt. Nel 1954 alle guide alpine italiane Achille Compagnoni e Lino Lacedelli spettò l’alloro del K2. Nel 1955 fu la volta del Kangechenjunga e del Makalu.

Teste coronate

Elisabetta II con il principe consorte Filippo nel giorno dell'incoronazione (2 giugno 1953)

Negli anni Cinquanta, alcuni troni crollarono, altri videro salire i loro augusti scalini da nuovi occupanti. Nel 1950 un referendum riportò sul trono del Belgio Leopoldo III, un sovrano che si era opposto assai debolmente all’invasione tedesca e che era capitolato e fatto prigioniero. Il re dovette però immediatamente delegare i poteri e l’anno dopo abdicò a favore del figlio Baldovino I. Anche in Svezia ci fu un avvicendamento sul trono: nel 1950, alla morte di re Gustavo V, salì al trono Gustavo Adolfo VI. Il 1952 fu l’anno dell’Inghilterra. Alla morte di Giorgio VI, salì al trono la figlia, Elisabetta II; l’avvenimento appassionò l’opinione pubblica che voleva sapere tutto sulla giovane sovrana: la cronaca della sua incoronazione fu la prima trasmissione televisiva in eurovisione.

Sempre nel 1952 un colpo di stato nazionalista, ad opera degli “Ufficiali liberi” guidati da Neghib, depose il re d’Egitto Faruk, che per anni avrebbe riempito le cronache mondane con le notizie del suo esilio dorato. Nel 1953, in Iran, lo scià Reza Pahlavi, con un colpo di stato, depose il capo del governo, Mossadeq e represse le opposizioni nazionaliste e comuniste con l’aiuto dell’esercito e degli americani. La notizia fece meno scalpore del ripudio, pochi anni dopo, della bellissima moglie Soraya. Un altro colpo di stato, concordato con la Francia, destituì, sempre nel 1953 il sovrano del Marocco, Maometto V, favorevole ai nazionalisti. Ritornò, però, due anni dopo e la Francia dovette concedere l’indipendenza al Marocco. Nel 1956 sembrò avverarsi una favola: a sorpresa: la bellissima attrice americana Grace Kelly sposò a Monaco il giovane principe Ranieri III, e i rotocalchi rosa di tutto il mondo impazzirono.

La criminalità organizzata

Luciano ritratto in un momento di relax nel 1948

Nascosta dai fasti del boom, nel dopoguerra crebbe in modo imponente l’economia illegale. Le vecchie organizzazioni criminali si riconvertirono e si gettarono nei nuovi lucrosi affari del dopoguerra. Erano principalmente tre i filoni in cui la criminalità investiva le proprie risorse: gli appalti, il traffico d’armi e la droga. Si infittì anche il reticolo che teneva insieme le organizzazioni dei diversi paesi e fu la mafia italo-americana a prendere in mano le redini del business criminale mondiale. Nel 1956, a New York, si svolsero due summit della criminalità organizzata, uno nell’hotel “Arlington”, l’altro nella villa del boss Joseph Barbara. L’anno dopo, 12 ottobre, all’hotel “Delle Palme” di Palermo, si dettero appuntamento i maggiori capi mafiosi italiani e americani. Oggetto dei tre incontri, la riorganizzazione di Cosa Nostra per il controllo mondiale del traffico di stupefacenti. La mafia americana non poteva più appoggiarsi a Cuba, tradizionale sponda per la raffinazione e il taglio della droga, a causa della rivoluzione guidata da Fidel Castro; serviva quindi un nuovo centro di smistamento per l’eroina che veniva prodotta in Africa e in Estremo Oriente (soprattutto in Pakistan) e che arrivava in Europa attraverso la Turchia. La Sicilia godeva di una collocazione ideale dal punto di vista strategico e divenne la base mondiale per la raffinazione, il taglio e la distribuzione della droga, grazie anche alle connivenze con il potere politico locale. Allo stesso modo la criminalità organizzata prese in mano il traffico delle armi.

Arte, Cinema e Letteratura

Le nuove correnti di arte visiva

Le avanguardie “informali”

Un'opera di Lucio Fontana, foto di P. Monti

Gli anni Cinquanta, in cui New York diventò il laboratorio dei più importanti movimenti artistici del dopoguerra a scapito di Parigi, furono un periodo di assestamento per l’arte figurativa che, sotto il nome di informale raggruppò la gran parte dei movimenti d’avanguardia. Il termine vuole indicare il superamento della forma ma anche del contenuto, nel tentativo di andare oltre la problematica tra formalismo e contenutismo, ossia tra astrattismo (che privilegia l’aspetto estetico dell’espressione artistica dando voce alla dimensione della libertà interiore e dell’inconscio) e realismo (che invece privilegia il contenuto artistico finalizzato ad un intervento diretto sulla realtà sociale).

Da qui presero corpo tendenze figurative che vanno dallo spazialismo del pittore e scultore Lucio Fontana, le cui tele bucate e tagliate rappresentano il concetto di realizzare, al di là dello stesso quadro, uno spazio plastico inteso come esperienza totale continua (Concetti spaziali, 1951), all’astrattismo informale di Alberto Burri che scelse la materia (tela di sacco, plastica, lamiera) come espressione del disagio di un’esistenza umana avvilita e angosciata (Sacco e nero, 1955).

Punto d’arrivo della stagione dell’informale può essere considerata l’Action painting (pittura d’azione), dove il gesto del dipingere diventa più importante dell’oggetto che ne risulta.

“L’Action painting” americana

Convergence, Jackson Pollock

L’Action painting nacque a New York nell’immediato dopoguerra. Questa corrente artistica, erede del surrealismo europeo, si basava sull’elaborazione di un procedimento pittorico totalmente nuovo e libero da qualsiasi condizionamento formale: spariscono cavalletto e pennelli e sulla tela, posta sul pavimento, l’artista sgocciola, spruzza o distende i colori, muovendosi attorno ad essa o addirittura camminandoci sopra per sfruttare tutti i punti di vista secondo una tecnica denominata dripping. La creazione finale non è più così solo il quadro, ma “l’azione” stessa del dipingere.

Rappresentante massimo di questa tecnica anti-tecnica fu lo statunitense Jackson Pollock, che usava smalti luminescenti e vernici metallizzate mescolati in un vortice di colori dalle linee casuali e caotiche. La critica americana riconduce l’arte di Pollock all’esperienza dell’esistenzialismo e del buddismo zen, mentre in Europa le sue opere (Numero 28 del 1950, o Poli azzurri del 1953) vengono considerate, forme estreme di astrattismo, anche se l’artista non eliminò definitivamente gli elementi figurativi (Numero 27 del 1951).

In questo senso si posero sulla linea di Pollock artisti come Jean Dubuffet, Franz Kline, Arshile Gorky o Marc Rothko che, pur non rientrando propriamente nella pittura d’azione, portarono comunque avanti la ricerca espressiva nell’ambito dell’astrattismo.

In Inghilterra nasce la Pop art

Andy Warhol, ritratto di Marilyn Monroe

Alla gestualità casuale e all’emotività soggettiva che caratterizzava l’arte informale, si contrappose la Pop art (forma sintetica di Popular art), nata in Inghilterra verso la metà degli anni Cinquanta, ma che intorno agli anni 1959-60 conobbe la sua stagione d’oro negli Stati Uniti.

Gli esponenti della Pop art (Joe Tilson, Peter Blake, Richard Hamilton, Richard Smith) riproducevano gli oggetti reali, deformandoli più nella dimensione o nella riproduzione in serie dello stesso oggetto, che nella forma, col proposito di demistificare e mettere in luce tutta la banalità degli oggetti di consumo nella società del benessere, evidenziando la non-creatività della produzione massificata (“popolare”, infatti, nel senso “di massa”).

La caratteristica espressiva di questa nuova arte è l’interpretazione ironica e paradossale di immagini e oggetti utilizzati nella pubblicità, riproducendo in forme macroscopiche e deformanti i prodotti di consumo.

Le neoavanguardie

Dipinto di Capogrossi, 1972

Al radicalismo delle avanguardie informali e all’Action painting, si opposero diverse tendenze che, recuperando alcuni aspetti estremi delle avanguardie storiche (dadaismo, surrealismo, astrattismo), approdarono a nuove forme d’arte neoavanguardistiche. Il neodadaismo anni ‘50 newyorkese, ad esempio, riprendeva l’atteggiamento provocatorio del dadaismo anni Venti sostituendo i vecchi oggetti con quelli della società dei consumi di massa, e riproponendoli come oggetti “d’arte”.

Sul versante della scultura sono da ricordare l’inglese Henry Moore, che partendo dal surrealismo e dall’astrattismo giunse alla creazione di sculture d’intensa vitalità plastica; il francese Hans o Jean Arp, noto per i suoi papiers déchirés; lo statunitense Alexander Calder che costruisce complicati congegni fatti di leve e bilancieri dall’apparente carattere ludico; lo svizzero Alberto Giacometti che dall’esperienza cubista e surrealista trae l’ossessione delle sue figure scarne e fantastiche.

Il Cinema

Hollywood: la fabbrica dei sogni

Hitchcock taglia un pollo nel trailer Gli uccelli ( 1963 )

Liberata dall’ingombrante impegno di produrre a pieno ritmo pellicole di propaganda durante la guerra e di autocelebrazione patriottica dopo la vittoria, negli anni Cinquanta Hollywood sfruttò al massimo sia la professionalità degli attori che le qualità dei registi. Billy Wilder, primo Oscar del tempo di pace con il realistico Giorni perduti, ripescò una diva degli anni Venti, Gloria Swanson, le affiancò un bravo ma semisconosciuto attore, Williams Holden, e diresse con grande capacità un film drammatico, Viale del tramonto (1950); realizzò in seguito soprattutto film brillanti come Sabrina (1954) o A qualcuno piace caldo (1959).

Altri registi confermarono le aspettative di successo, come Howard Hawks con Giungla d’asfalto (1950), Elia Kazan con Fronte del porto (1954) interpretato da un intenso Marlon Brando (1954) e Alfred Hitchcock con La finestra sul cortile (1954), Vertigo (La donna che visse due volte, 1958). Si assiste anche al ritorno di Charlie Chaplin con Luci della ribalta (1952), ultima opera che il grande comico realizzò in America. John Ford proseguiva con il filone western (Rio Bravo, 1950).

Questi autori del cinema americano furono spesso legati ad attori e attrici che crescevano con loro e grazie a loro diventavano famosi. Così Hawks scopriva Montgomery Clift; Elia Kazan lanciava Marlon Brando e James Dean, ognuno, a suo modo, simbolo giovanile di tutto il decennio. Nacquero inoltre molte altre “coppie” di autori-attori che hanno fatto rivivere a Hollywood lo star system appannato durante gli anni del primo dopoguerra: i grandi divi come Gary Cooper, Cary Grant, Grace Kelly, Bette Davis, Rita Hayworth, Burt Lancaster, Marilyn Monroe richiamano folle di spettatori in tutto il mondo.

Si tornò a produrre anche i film colossal, come I dieci comandamenti (1956) e Ben Hur (1959).

Hollywood sul Tevere

Audrey Hepburn e Gregory Peck nel film Vacanze romane (1953)

Hollywood sul Tevere: così viene chiamata Cinecittà dalla metà degli anni Cinquanta quando le produzioni americane, attratte dall’inventiva e dalla professionalità delle maestranze italiane, nonché dai bassi costi, cominciarono a spostare qui i set dei colossal in “peplo” (di ambientazione cioè greca, romana o biblica) che richiedevano ardite quanto improbabili ricostruzioni architettoniche e grandi masse in movimento.

Ursus, Ercole e Sansone erano di casa a Roma, ma fino al 1960 si trattava di pellicole di serie B, un po’ caserecce anche se non mancano alcune eccezioni. Mario Soldati fu il regista aggiunto per le riprese della corsa delle bighe del film Ben Hur di William Wyler (1959) che da sole richiesero ben tre mesi di lavoro; il grande Stanley Kubrick mosse centinaia di comparse in armi, portate cinematograficamente in battaglia da Kirk Duoglas che interpretò Spartacus, apparso sugli schermi nel 1960.

Frattanto, nel 1953, Audrey Hepburn e Grecory Peck sfrecciavano sul lungotevere e intorno al Colosseo a bordo di una Vespa: William Wyler diresse Vacanze romane e i due protagonisti si divertirono come matti.

La “Nouvelle vague” francese

Jean Seberg e Jean Paul Belmondo in una scena dal film "Fino all'ultimo respiro" di Jean Luc Godard

Nella seconda metà degli anni Cinquanta, in seno alla rivista di critica cinematografica “Cahiers du cinema” animata fra gli altri da André Bazin, Jean-Luc Godard, François Truffaut, nasceva in Francia la Nouvelle Vague (appellativo usato per la prima volta dalla giornalista Françoise Giraud).

Era il tentativo di fare cinema pensando ad un progetto di sincronismo tra il cinema naturalistico e quello di idee. Una delle caratteristiche dei primi film era il loro basso costo: i registi usavano mezzi semplici, comparse gratuite, riprese rubate nelle strade e gli attori, quasi mai divi, non incidevano troppo sul budget. Il minor costo si traduceva in maggiore libertà espressiva per gli autori.

Louis Malle esordì con Ascensore per il patibolo (1957), interpretato da una inquietante Jeanne Moreau; nello stesso anno Claude Chabrol girò Le beau Serge e poco dopo I cugini. Il primo interessante evento critico fu tuttavia I quattrocento colpi (1959), in cui il regista François Truffaut raccontò in prima persona la propria infanzia, con toni di autentica sincerità. Meno legato agli altri cineasti del gruppo, pur condividendone le scelte, fu Alain Resnais che esordì nel 1959 con Hiroshima mon amour. Per la prima volta in Francia si parla di film d’autore.

Mito e sex-simbol dell’epoca era l’attrice Brigitte Bardot che esordisce clamorosamente nel 1957 con il film del marito e regista Roger Vadim col film …E Dio creò la donna.

Dal punto di vista tecnico la Nouvelle Vague inventò il “piano sequenza”, cioè lunghe inquadrature che raccolgono intere scene.

I grandi autori italiani

Vittorio de Sica e Cesare Zavanitti

Gli anni Cinquanta sono stati, per il cinema italiano, un periodo di transizione. Dopo l’esaurimento del neorealismo “duro”, e forse in opposizione ad esso, nasce il neorealismo “rosa”, un genere disimpegnato ma fresco e spontaneo che sarebbe diventato poi la commedia detta “all’italiana”. Nel 1953 Luigi Comencini girò Pane amore e fantasia, trionfo dell’Arcadia e della commedia dell’arte, che sanzionava a furor di popolo la Lollobrigida come prima donna del divismo italiano; nel 1956 Poveri ma belli di Dino Risi, divertì gli italiani dalle Alpi a Pantelleria.

A fianco di queste produzioni c’era un cinema impegnato che ottenne più consensi di stima che di cassetta. Michelangelo Antonioni, interprete di quella che viene definita filosofia della “incomunicabilità”, indagava, in opere misurate, la crisi dei sentimenti nella moderna civiltà borghese e industriale (Cronaca di un amore, 1950; Le amiche, 1955, tratto da Cesare Pavese). Federico Fellini, già sceneggiatore di Rossellini, diresse il suo primo film Lo sceicco bianco (1952) interpretato da Alberto Sordi, con uno stile che in parte derivava dalla commedia e dalla satira di costume; l’anno successivo la coppia regista-attore bissa il successo di critica e di pubblico con I vitelloni. Fellini diventò però famoso nel mondo con La dolce vita (1959), interpretato dal “suo” attore Marcello Mastroianni, mentre per i personaggi femminili si affidava quasi sempre alla moglie, Giulietta Masina. Proprio con lei protagonista il regista realizzò il suo capolavoro, La strada (1954).

Nel 1954 usciva anche Senso, di Luchino Visconti - con una splendida Alida Valli reduce “dall’esilio” americano - un dramma di lussuria e di morte sul quale infierisce pesantemente la censura che vigila attenta e bigotta sulla moralità (e sul messaggio politico) dei prodotti cinematografici.

Autori di altre culture

Akira Kurosawa sul set

Con uno stile personalissimo e una tecnica raffinata il regista svedese Igmar Bergman analizzò lucidamente le angosce del suo tempo sulle quali pesava l’ispirazione religiosa, il protestantesimo vissuto in forme salvifiche e diaboliche (Il settimo sigillo, 1956; La fontana della vergine, 1959; Il volto, 1959); ma Bergman si lasciò anche poeticamente sedurre da una visione giovanile della vita (Il posto delle fragole, 1957), benché poi, dietro le apparenze, facesse apparire la parabola sulla morte.

Dall’oriente arrivò il regista giapponese Akira Kurosawa che con Rashomon ottenne il leone d’oro a Venezia nel 1951. Diventato subito autore di spicco nel cinema mondiale, Kurosawa diresse poi I sette samurai (1954) raccogliendo nuovi consensi. Venezia laureò con il Leone d’oro nel 1956 un altro regista orientale di grande talento, influenzato dal neorealismo italiano: l’indiano Satyajit Ray autore di Aparajito, che con classico rigore e sobrietà tracciava un affresco dell’India degli anni Venti e del suo travaglio evolutivo.

Letteratura europea

L’uomo in rivolta: da Camus a Sartre

Albert Camus, premio Nobel per la letteratura nel 1957

Fino dagli anni della guerra e dell’occupazione tedesca Jean-Paul Sartre fu un letterato engagé e “l’impegno” fu uno degli aspetti essenziali della sua morale. Già nel 1947, dopo la Liberazione, aveva dato vita con altri al “Rassemblement Dèmocratique Rèvolutionnaire”, un movimento di ispirazione marxista (ma privo di impostazione classista), col quale si era tentato di dare una bandiera agli elementi di sinistra non comunisti. Il movimento fallì e si sciolse nel 1948, ma l’impegno politico di Sartre non venne meno: condannò l’intervento francese in Indocina nel 1953, prese una decisa posizione contro l’intervento sovietico in Ungheria nel 1956.

Negli anni Cinquanta Sartre continuò ad essere il maître à penser e l’esistenzialismo diventò una moda fra i giovani; il quartiere parigino di Saint-Germain-des-Près era il loro luogo preferito di incontro e Juliette Greco la loro musa. In questo periodo Sartre pubblicò il dramma Il diavolo e il buon Dio (1951) l’anno dopo uscì San Genet, commediante e martire, saggio critico sullo “scandaloso” scrittore e drammaturgo Jean Genet, mentre, nel 1959 mise in scena il dramma I sequestrati di Altona.

Un’analoga esperienza fu quella di Albert Camus, forse il più acuto interprete dell’inquietudine contemporanea, che nel saggio L’uomo in rivolta (1951) ci impone una scelta tra razionalità e irrazionalità: una scelta che è in effetti una rivolta, una lotta contro l’assurdo e l’irrazionale. Seguirono i racconti La caduta (1956) e L’esilio e il regno (1957). Proprio nel 1957 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura.

Gli “Angry men” inglesi

John Osbourne

La rabbia giovanile, quella che in America si era espressa nella beat generation, negli anni Cinquanta si manifestò in Inghilterra sul piano sociale con il fenomeno delle bande giovanili (teddy boys, mods e rokers) e sul piano letterario con il gruppo di drammaturghi e narratori detti Angry men (gli arrabbiati). L’espressione, ripresa dal titolo di un libro del filosofo L. A. Paul (Angry young man, 1951), divenne familiare dopo la rappresentazione della commedia Ricorda con rabbia (1956) di John Osborne, l’autore più rappresentativo del gruppo.

A lui sono associati per affinità di idee (peraltro assai vaghe) personaggi come Harold Pinter, le cui opere, fra le quali Il guardiano del 1959, hanno evidenti rapporti con il teatro dell’assurdo, o come Arnold Wesker, autore della commedia La cucina (1959), lucida rappresentazione del binomio lavoro=alienazione. Più impegnato politicamente di Osborne, Wesker si potrebbe definire un cantore del mondo proletario.

La stagione degli Angry men si esaurì in pochi anni perché i membri del gruppo non seppero, o non vollero, trovare un preciso indirizzo ideologico, tuttavia ha avuto una sua funzione nella lotta al conformismo degli spettatori contribuendo a ravvicinarli alla realtà del paese.

Gli scrittori tedeschi

Gunter Grass, 2004

Nella Germania distrutta materialmente e moralmente dalla guerra la produzione letteraria, riflettendo questa condizione di forte disagio, registra un ritardo rispetto alle altre nazioni. Ma a partire dalla fine degli anni Cinquanta lo scenario cominciò ad animarsi e divenne ricco di fermenti con l’affermazione del romanziere e commediografo Günther Grass e del poeta e saggista Hans Magnus Enzerslager. Il primo raggiunse il successo internazionale con il romanzo Il tamburo di latta (1959) oltre che con le commedie Zio, zio (1957) e Ventidue denti (1958); del secondo apparve nel 1957 la raccolta poetica Difesa dei lupi (1957), nutrita di satira politica.

Aspramente polemico con il capitalismo del quale denuncia lo sfruttamento umano e l’aridità sempre maggiore dei sentimenti, Grass fa uso di uno stile post-espressionistico particolarmente efficace per descrivere il disfacimento della società contemporanea. Lo stesso stile di derivazione espressionistica si ritrova in Enzerslager, il poeta più polemico e originale della letteratura tedesca di questi anni, accusatore rabbioso del neocapitalismo opulento di Bonn.

In Italia: tra Pavese e Quasimodo

Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959

Il panorama letterario di questi anni è scandito dall’assegnazione del premio Strega che alla sua quarta edizione, nel 1950, venne assegnato a La bella estate di Cesare Pavese, morto suicida pochi mesi dopo. Seguono nel 1951 Corrado Alvaro con Quasi una vita; Alberto Moravia con I racconti (1952); Massimo Bontempelli con L’amante fedele (1953); Mario Soldati con Lettere da Capri (1954); Giovanni Comisso con Un gatto attraversa la strada (1955); Giorgio Bassani con Cinque storie ferraresi (1956); Elsa Morante con L’isola di Arturo (1957); Dino Buzzati con Sessanta racconti (1958) e infine Giuseppe Tomasi di Lampedusa con Il Gattopardo che, pubblicato postumo nel 1959, costituì un clamoroso “caso letterario”.

Moravia si era però già imposto nel 1951 con Il conformista cui seguirono, dopo la fondazione nel 1953 di “Nuovi Argomenti”, Il disprezzo, La ciociara (1957) e i primi testi teatrali (Beatrice Cenci, 1958). Nel 1952, a cura di Giovanni Pirelli, figlio dell’industriale della gomma, uscirono le Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana (in collaborazione con P. Malvezzi). Altra tappa importante della storia letteraria degli anni Cinquanta è il 1955, anno in cui escono lo “scandaloso” Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini e il più rassicurante Metello di Vasco Pratolini. Carlo Emilio Gadda entusiasmò con Quer pasticciaccio brutto di Via Merulana (1957) e Italo Calvino presentò la trilogia degli Antenati: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957) e Il cavaliere inesistente (1959). Il decennio si chiude con la celebrazione del premio Nobel per la letteratura assegnato nel 1959 a Salvatore Quasimodo.

Oltre la cortina di ferro

Volume tascabile dell'edizione russa del "Dottor Zivago" di Pasternak

In Unione Sovietica, l’irrigidimento della guerra fredda rafforzò l’ideologia politica basata su un rinnovato stalinismo e solo dopo la morte di Stalin e in seguito alle decisioni del XX Congresso del PCUS, si poté godere di maggiore tolleranza. In questa fase di coesistenza pacifica a livello internazionale e di destalinizzazione nei paesi socialisti uscì, nel 1954, la prima parte del romanzo Il disgelo di Il’ja Erenburg.

Il precario processo di liberalizzazione subì però un arresto con la presa del potere da parte di Breznev che provocò la nascita della letteratura del “dissenso”. La censura governativa sovietica tentò con ogni mezzo di ridurre al silenzio questa opposizione inviando nei gulag scrittori e scienziati dissidenti. Nel 1957 usciva in Italia, prima ancora che in patria, il Dottor Zivago di Boris Pasternak che, pur non essendo un’opera anticomunista, diventò oggetto di una violenta polemica e di una dura condanna da parte del regime. A Pasternak venne addirittura imposto di rifiutare il premio Nobel assegnatogli nel 1957.

Nei paesi dell’Est, oltre la cortina di ferro, la produzione letteraria era come impaludata dall’egemonia ideologica, uno smarrimento che fu vissuto anche nella Germania Orientale. Nel 1956 moriva Bertolt Brecht, fondatore del Berliner Esemble, una delle istituzioni teatrali più prestigiose del mondo; già da tempo gli era stato imposto di rappresentare solo i suoi capolavori anteguerra.

Il vitalismo della letteratura nordamericana

Henry Miller

Uno degli aspetti salienti della letteratura nordamericana del dopoguerra e degli anni Cinquanta fu il vitalismo e il senso dell’avventura, ma anche l’impegno sociale e politico, quale diretta conseguenza e continuazione delle tendenze nate durante il New Deal rooseveltiano. Ernest Hemingway, dopo aver esaltato nei decenni precedenti l’avventura del vivere e l’arte del “rischio” (contro il toro in Fiesta e in Morte nel pomeriggio; nella caccia grossa in Verdi colline dell’Africa, in guerra in Addio alle armi o in Per chi suona la campana) rinnovava questi modelli giovanile ne Il vecchio e il mare (1952), ripensamento del modello epico di Moby Dick di Melville, e nel 1954 ottenne il premio Nobel per la letteratura. Pochi anni dopo (ma siamo ormai nel 1961), cercherà nel suicidio la morte tante volte corteggiata.

Nel 1952 usciva La valle dell’Eden di John Steinbeck (romanzo di grande successo dal quale, nel 1955, Elia Kazan trasse un film interpretato da James Dean), che però non raggiunse l’intensità delle opere di denuncia sociale giovanili. Anche la grande stagione letteraria di William Faulkner volgeva ormai al termine; Requiem per una monaca (1951) e Una favola (1954), oscillano tra l’ideologismo didattico e un manierismo verboso; pure furono questi gli anni in cui gli Stati Uniti scoprirono la sua opera, più apprezzata finora in Europa, tanto da essergli valsa, nel 1949, il premio Nobel della letteratura.

Intanto la personalità di Saul Bellow ha raggiunto la piena maturazione; nel 1956, con La resa dei conti, lo scrittore tornava allo studio della complessa infelicità dell’individuo nella metropoli moderna che aveva già espresso nelle opre degli anni Quaranta (L’uomo in bilico, La vittima), mentre col romanzo successivo, Il re della pioggia (1959), inaugurava un’esuberante fantasia allegorica.

Feconda la produzione di Norman Mailer, esploso da pochi anni col suo primo fortunatissimo romanzo Il nudo e il morto (1948). In Costa dei barbari (1951) e Il parco dei cervi (1955), Mailer sceglie come oggetto l’America degli anni della guerra fredda e del maccartismo, mentre ne Il negro bianco, apparso nella raccolta Pubblicità per me stesso (1959) definisce una delle tipologie dell’eroe americano, quella del ribelle.

La “Beat generation”

J. D. Salinger

Nel 1952 Jack Kerouac coniava l’espressione beat generation, subito divulgata sulle pagine del “New York Times”, per indicare il movimento letterario sorto attorno all’Università di Berkeley, in California, dove insegnava filosofia il professore Herbert Marcuse, in alcuni quartieri di New York, ma soprattutto nelle città della costa orientale americana, San Francisco e Los Angeles.

Gli aderenti alla beat generation venivano chiamati anche beatnik, fusione del termine beat che significa “deluso, fallito, frustrato” (ma anche “beato”, ossia illuminato) e la fine della parola sputnik, che rappresenta il mondo di allora, dominato dalla tecnica. I beatnik ostentavano atteggiamenti ribelli, anticonformisti e asociali, influenzati dall’esistenzialismo e da filosofie orientali come lo zen. Il movimento era al tempo stesso uno stile di vita e la ricerca di nuove forme espressive. Al trionfo della civiltà dei consumi e all’irrigidimento conservatore dell’America di Eisenhower scrittori come Jack Kerouac e William Burroughs e poeti come Allen Ginsberg (Urlo, 1956), Gregory Corso (Benzina, 1958), Lawrence Ferlinghetti (Coney Island della mente, 1958), opponevano il loro individualismo anarchico, il dissenso politico, l’utopia della vita comunitaria. Comunità in cui si faceva largo uso di droghe (LSD, hashish e marijuana), il cui uso serviva, a detta dei consumatori, ad alterare la percezione e ad avvicinare l’uomo all’esperienza del trascendente, liberandolo dai legami con lo squallore e i vizi del presente. Oltre alle droghe si esaltavano tutte le pratiche che la società borghese puritana aveva bandito, ossia la libertà sessuale, la vita vagabonda, l’alcool.

Gli scrittori della beat generation dettero alle stampe romanzi di rottura e di rivolta, spesso autobiografici. Nel 1951 uscì Il giovane Holden di J. D. Salinger, che esprime il disincantato distacco dei giovani da una società che giudicano falsa ed ipocrita.

“On the road”

William Burroughs

Uno dei modelli di vita della beat generation era il nomadismo che trovò una sorta di manifesto nel romanzo On the road (Sulla strada, 1957) di Jack Kerouac. Scritto in sole tre settimane sotto l’effetto della benzedrina, racconta la storia di incredibili viaggi attraverso gli Stati Uniti e il Messico, in una prosa spontanea, sul modello della libera improvvisazione del jazz. Kerouac costruisce il suo universo letterario intorno ad elementi ricorrenti, spesso autobiografici: il tema del viaggio si mescola con quelli del misticismo orientale, della cultura alternativa, della continua ricerca attraverso droghe, musica, esperienze.

Ancora più autobiografici sono i libri successivi: I sotterranei e I vagabondi di Dharma , entrambi del 1958.

Vagabondo, emarginato, drogato e sbandato è anche William Burroughs, considerato il maggior narratore della beat generation. Nel 1957, dopo una cura disintossicante, Burroughs cominciò a scrivere il romanzo Il pasto nudo (1959), il primo di una tetralogia che si sarebbe conclusa nel 1967. Qui l’esperienza autobiografica è sottoposta a un’implacabile dissezione scientifica e ricomposta in metafore surreali in cui l’autore esprime la sua ansia di liberazione dal razionale.

La nuova letteratura latino-americana

Pablo Neruda, Premio Lenin per la pace nel 1953 e Premio Nobel per la letteratura nel 1971

Nel 1950 appariva il poema Canto generale, del cileno Pablo Neruda, attivo fin dal 1923. In tutta la sua amplissima produzione poetica è presente una componente costante: l’immagine della natura, turbìna di passioni ed emozioni. Ma accanto a questa evocazione violenta c’è l’interesse del poeta alla dura realtà umana. Dopo l’esperienza della guerra di Spagna e del secondo conflitto mondiale contro il fascismo, Neruda maturò una coscienza ideologica e umana che lo portò ad aderire al comunismo. Le sue poesie sono una vibrante accusa allo sfruttamento e al colonialismo, e un’esaltazione dei movimenti di liberazione; ma il poeta offre anche una visione più quotidiana dell’esistenza, come nella raccolta Odi elementari (1954) in cui la concezione materialistica della vita trova accenti di estrema semplicità e condensazione.

Poeta, autore di racconti, saggista, fu l’argentino Jorge Louis Borges che mostrò un interesse cosmopolita derivato dalla sua profonda conoscenza della cultura europea. Il peronismo, e poi la nomina a direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires dopo la caduta di Peron, rallentarono negli anni Cinquanta la sua attività, ma dal 1961 la sua fama si era già sparsa in tutto il mondo.

Guademalteco è il romanziere Miguel Asturias che aveva raggiunto il riconoscimento internazionale nel 1946 con Il signor Presidente. Degli anni Cinquanta è la trilogia sullo sfruttamento straniero della ricchezza bananiera del Guatemala composta da Vento forte (1950), Il papa verde (1954) e Gli occhi che non si chiudono (1959).

Dal Brasile giungono le opere del romanziere João Guimaraes Rosa (Grande Sertão, 1956) la cui prosa densa e originale fa di lui uno dei classici della nuova letteratura latino-americana. Brasiliano è anche Jorge Amado che proprio in questo periodo, con il romanzo Gabriella, garofano e cannella (1858) iniziava una lunga serie di storie di successo che hanno come protagonista donne belle e forti e come ambientazione la città di Bahia.

L’architettura

L'Auditorium del Politecnico di Helsinki, 1953-73

Negli anni Cinquanta continuava ancora, in molte città europee, la fase della ricostruzione ma, salvo rare eccezioni, non si approntarono nuovi piani regolatori e le linee urbanistiche risorsero invariate. I grandi architetti, che avevano già realizzato le loro prime opere nel ventennio tra le due guerre, influenzavano ora in modo sempre più capillare tutto ciò che si costruisce, ed essi stessi, Wrigth, Oud, Gropius, Le Corbusier, Mies, Aalto, continuando a produrre capolavori, esercitavano sempre di più il loro carisma con nuove proposte.

In Gran Bretagna, troviamo il “Movimento razionalista” guidato da un collaboratore di Gropius, Maxwell Fry; la Francia era dominata dalla scuola corbusieriana, specie dopo la realizzazione, nel 1952, dell’Unité d’habitation a Marsiglia; in Germania Ovest dopo il classicismo sterile del nazismo si ricominciava a lavorare, mentre nulla accadeva nella Germania dell’Est dove l’URSS ostacolava l’architettura moderna. In Italia l’ingegnere Pier Luigi Nervi traeva poesia dalla tecnica dell’acciaio e del cemento armato come dimostra il Palazzo dello sport di Roma (1958). Nei paesi scandinavi, i giovani architetti del movimento “Nuovo empirismo” vennero influenzati ampiamente da Aalto, che, da parte sua, continuava a progettare (Municipio di Säynätsalo, 1950-52; Politecnico di Otanieri, 1955-65).

In America, dove la guerra non aveva infierito, Frank Lloyd Wright sperimentava nuove forme: circolare (casa del figlio David, 1952; Phoenix, Arizzona), spirale (Museo Guggenheim, inaugurato nel 1959, New York), a doppia ellisse (casa per il figlio Robert Llewellyn, 1953-59; Bethesda, Maryland). Nel 1958 fu realizzato a New York il Seagram Building di Ludwig Mies van der Rohe; da tenere in considerazione anche il Palazzo delle Nazioni Unite, sempre a New York, un prisma di chiara influenza corbusierana realizzato da Wallace Harrison.

Il teatro

Arthur Miller

In tutti i paesi europei, alla fine della guerra, si avvertì l’esigenza di istituire teatri pubblici, anche per far fronte alla concorrenza del cinema in grande espansione e della televisione che muoveva i primi passi. Così, ad esempio, in Inghilterra, al principio degli anni Cinquanta l’Old Vic, considerato tradizionalmente la casa di Shakespeare, divenne la sede del National Theatre di Londra sotto la direzione di Lawrence Olivier. Ma l’istituzione teatrale di maggior prestigio rimaneva la Royal Shakespeare Company dove dal ‘45 al ‘70 lavorò uno dei massimi rappresentanti del teatro d’avanguardia dell’epoca: il drammaturgo-regista Peter Brook. Nel panorama degli autori teatrali inglesi di questa fase sono da ricordare John Osborne ed Harold Pinter.

Anche in America il teatro del dopoguerra si misurò con la concorrenza di cinema e TV. Il genere che fino ad allora aveva imperato sulle scene teatrali, il musical di Broadway, imboccò la strada di una lenta decadenza. La crisi economica delle grandi sedi teatrali costrinse le compagnie a lavorare nei teatri minori, quelli civici e di provincia. È quest’atmosfera meno prestigiosa e più vicina alla vita di tutti i giorni che fa da sfondo scenico alle commedie di alcuni autori fra i più rappresentativi della drammaturgia statunitense del dopoguerra: Tennessee Williams le cui pieces (La rosa tatuata, 1951; La gatta sul tetto che scotta, 1955; Improvvisamente l’estate scorsa, 1958; La dolce ala della giovinezza, 1959) hanno tutte regolarmente una trasposizione cinematografica, ed Arthur Miller (Uno sguardo dal ponte, 1956) marito nel 1956 di Marilyn Monroe.

In Francia si affermò il cosiddetto “teatro dell’assurdo” che si identificò con le personalità di Eugène Ionesco e Samuel Beckett. Ionesco mise in scena negli anni Cinquanta La cantatrice calva (1950), La lezione e Le sedie (1954), Assassinio senza movente (1959); Samuel Beckett sconcertò con Aspettando Godot (1953) e Finale di partita (1957).

La danza

Martha Graham e Bertram Ross sulla scena

A partire dagli anni Cinquanta, tutte le tendenze più all’avanguardia della danza contemporanea statunitense, note sotto il nome di Post modern-dance, si raggrupparono nel movimento coreografico della New-dance, iniziatore di una danza cinetica e visuale, che si proclamava “libera” sia dagli accademismi del balletto classico, che da quelli della Modern-dance di cui era stata pioniera, a partire dagli anni Venti, la danzatrice-coreografa Martha Graham.

Le innovazioni della Modern-dance erano infatti state codificate in principi accademici e tecnicismi dai quali si svincolava definitivamente il talento più significativo della New-dance: il ballerino-coreografo Merce Cunningham, ex allievo della Graham. Cunningham rifiutava i simbolismi dello stile grahamiano fondendo nella sua danza il gesto naturale della vita quotidiana, utilizzando lo spazio scenico come campo aperto a tutti gli eventi possibili, casuali ed imprevisti, come se la danza avesse un suo destino imprevedibile ed irripetibile.

Intanto, nel 1950, Martha Graham metteva in scena al Connecticut College New London Judith su musica appositamente composta da Schuman; Anna Sokolow allestiva la coreografia Lyric suite, su musica di Anton Berg (1954) e José Limòn quella di The traitor, concepita per essere danzata da una compagnia di soli uomini (1954). Nel 1958 tornava Martha Graham presentando, all’Adelphi Theatre di New York, Clytemnestra, su musica appositamente composta da Halim El-Dabh, e nello stesso anno Alvin Ailey, grande danzatore e coreografo di colore, formava il suo gruppo con ventisei danzatori, anch’essi tutti di colore.

La musica di avanguardia

Igor Stravinskij

Nel 1951 le composizioni Polyphonie X di Pierre Boulez, Kreuzspiel di Karlheinz Stockausen e Polifonica-Monodia-Ritmica di Luigi Nono segnarono l’atto di nascita della scuola di Darmstadt e l’applicazione rigorosa del principio “seriale” (una nuova concezione della musica sperimentale della quale erano state gettate le basi nel 1946, in Germania). Il “seriale” non era più limitato all’organizzazione dei suoni secondo il parametro dell’altezza (come in Schonberg), ma si estendeva a tutti gli altri parametri musicali: il timbro, l’intensità e la durata. L’applicazione razionale e matematica di questo sistema prende il nome di “serializzazione totale” e costituì la fase “strutturalista” dell’avanguardia.

La pratica compositiva si arricchiva così di regole sempre più complesse che imbrigliano la partitura in ciò che si può definire una serie di applicazioni logico-matematiche. Ma già nel 1957 (con la Terza Sonata per pianoforte di Boulez) veniva introdotto un nuovo principio: quello dell’alea o dell’indeterminatezza.

Intanto nel 1951, lo stesso anno in cui morì a Los Angeles Arnold Schonberg, Igor Stravinskij compose il melodramma La carriera di un libertino, e nel 1958, con Settimino, sembrò accostarsi al “divisionismo” weberniano; nel 1954 Benjamin Britten presentò l’opera Il giro di vite e, l’anno dopo, Pierre Boulez capofila dell’avanguardia post-weberniana francese, compose Le marteau sans maitre. Nel 1957 Leonard Bernstein presentò la commedia musicale West Side Story, e nel 1958 Ildebrando Pizzetti compose la musica per Assassinio nella cattedrale di T. Eliot. Il 1959 è l’anno della Missa brevis di Benjamin Britten e dell’Omaggio a Joyce di Luciano Berio.

Il “be-bop” e il “cool-jazz”

John Coltrane

Agli inizi degli anni Cinquanta il jazz dei neri americani, il be-bop (termine onomatopeico riconducibile alle pulsazioni ritmiche della batteria) rappresentava la rottura col passato e rivoluzionava le tecniche melodico-armonico-ritmiche che fino a quel momento avevano imperato nella produzione più massificata del jazz (lo swing). Ritmo spezzato, ampio spazio all’improvvisazione della linea melodica con fraseggi frammentati e imprevedibili: questi i caratteri su cui si basa l’originale stile del più significativo rappresentante di questo genere, l’alto-sassofonista Charlie Parker (detto Bird), che spinse l’improvvisazione dello strumento solista verso espressioni di estrema e a volte allucinata libertà.

Altro bopper di spicco fu Dizzy Gillespie che spesso suonò insieme a Parker nei locali di Los Angeles e di New York.

Alla fine degli anni Cinquanta la nascita del cool jazz (o jazz freddo) rappresentò la risposta dei musicisti bianchi all’esperienza del bop nero. Il principio dell’improvvisazione totale espresso nel bop si avvicina, nel cool, ad una progressiva rarefazione della melodia e ad una lenta dissoluzione della tonalità. Caposcuola di questo genere è il pianista statunitense Lenny Tristano che ha saputo coniugare il bop afro-americano con l’atonalismo occidentale.

In Europa emerse fra gli altri la figura del chitarrista belga di origine zigana “Django” Reinhardt, come unico musicista in grado di fondere il linguaggio improvvisato del jazz con la tradizione musicale zigana, mentre in Italia il pianista e compositore Giorgio Gaslini dette un importante contribuito nella fusione dei modi del jazz con la musica popolare europea e nazionale.

Il rock and roll

Elvis in una foto promozionale per il film Jailhouse Rock (1957)

Bill Haley & The Comets procedevano alla loro prima incisione di Rock Around The Clock, tema musicale del film Il seme della violenza che divenne in pochi mesi l’inno dei teenagers; Elvis Aaron Presley registrava il suo primo singolo That’s Alright Mama: era il 1954, data ufficiale di nascita del rock and roll.

Musicalmente il rock and roll (letteralmente “scuotiti e rotola”) traeva la sua linfa vitale dal rhythm and blues dei neri americani (il ritmo incalzante, la fisicità dell’interpretazione, le movenze spettacolari e scatenate dei suoi interpreti, la spiccata tendenza all’improvvisazione sono tutte caratteristiche dello stile nero), ma era prevalentemente creato dai bianchi per un pubblico bianco.

Per il suo carattere irruente, provocatorio e dissacrante il rock and roll rappresentò il primo esempio di musica generazionale: un movimento musicale di portata universale che nel giro di due anni invase tutto il mondo. Ma il vigore e l’autentico slancio di interpreti che fecero del rock and roll un fenomeno musicale capace di interpretare l’istinto vitale delle nuove generazioni, durò appena cinque anni. Nel 1959 le grandi case discografiche iniziarono a trasformare il movimento musicale giovanile in uno show-business adattabile anche ad un pubblico adulto. È la fase in cui il cantante, chitarrista e compositore Elvis Presley, re del rock and roll, si stabilì a Hollywood, fagocitato dallo “star system”.Al di fuori di una musica leggera americana ormai standardizzata e piuttosto povera di contenuti, in Inghilterra già dalla fine degli anni Cinquanta il rock and roll trovò una diversa via di conversione: quella che porta, a partire dagli anni Sessanta, alla musica beat e al fenomeno dei Beatles.

Scienza e Tecnologia

L’era atomica

La bomba termonucleare

Esplosione della prima bomba termonucleare della storia: il test Ivy Mike, il 1º novembre 1952 (liberò un'energia pari a 10,4-12 megatoni, ossia quasi mille volte superiore a quella della bomba di Hiroshima); sono quattro i fattori distruttivi dovuti all'esplosione di un ordigno nucleare: 1. onda di calore fino a 20 milioni di gradi Celsius in corrispondenza del punto di detonazione; 2. onda d'urto; 3. emissione di radiazioni (direttamente con l'esplosione e tramite successivo fallout radioattivo); 4. effetto EMP (Electro Magnetic Pulse), questo scoperto solo a partire da alcuni test nucleari dei primi anni sessanta

Dopo l’uso in Giappone dell’ordigno nucleare sganciato il 6 agosto 1945 su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki, fra la comunità dei fisici ebbero inizio gli interrogativi etici e personali sulla opportunità della “scoperta del secolo”. Lo stesso Oppenheimer, uno dei “padri” della bomba, si dichiarò pubblicamente contro l’uso dell’arma che aveva contribuito a creare in prima persona e, benché conservasse importanti incarichi nella Atomic Energy Commission fino al 1954, ne venne allontanato, “per ragioni di sicurezza nazionale”, in pieno clima di caccia alle streghe. La perdita del monopolio sull’atomica spinse il governo degli Stati Uniti ad accelerare i tempi per la realizzazione dell’esperimento di un nuovo terribile ordigno: la bomba atomica a fissione venne impiegata come innesco per una “superbomba” all’idrogeno, detta bomba termonucleare o bomba H.

Nel maggio 1951, fu sperimentata nell’arcipelago di Eniwetok una bomba con una miscela di tritio e deuterio che provocò l’esplosione più potente realizzata fino ad allora, e per la prima volta l’uomo realizzava sulla terra la fusione di atomi di elementi leggeri. Questo risultato apriva la strada alla superbomba: nel novembre 1952, nel corso di un’esplosione sperimentale di un dispositivo collocato in un edificio concepito a tale scopo, una delle isole dell’atollo di Eniwetok scomparve dalle carte geografiche. La bomba impiegata equivaleva a circa dieci milioni di tonnellate di esplosivi tradizionali (10 megatoni), ottocento volte più potente di quella di Hiroshima (10 chilotonnellate). Sedici mesi più tardi, il 1° marzo 1954, nell’atollo di Bikini (Isole Marshall, Oceano Pacifico) ebbe luogo l’esplosione di una vera e propria bomba trasportabile per aereo: la sua potenza era di 15 megatoni, equivalenti a oltre cinque volte la potenza di tutte le bombe alleate lanciate per aereo sul territorio tedesco durante tutta la seconda guerra mondiale. Ma nel frattempo, il 12 agosto 1953, anche i sovietici avevano ottenuto la prima esplosione termonucleare e, nel novembre 1955, fecero esplodere a loro volta una superbomba della potenza di alcuni megatoni.

Atomi per la pace

Direzione IAEA dal 1979, Vienna, Austria

La perdita del vantaggio nucleare nei confronti dell’Unione Sovietica determinò la decisione statunitense di lanciare, alla fine del 1953, sotto il controllo dell’ONU un programma per l’uso pacifico dell’energia atomica, chiamato “atomi per la pace”. Il presidente Eisenhower propose che i paesi produttori cedessero progressivamente il materiale fissile da impiegare a scopi pacifici o comunque non militari. La prima conferenza internazionale sugli usi pacifici dell’energia nucleare si tenne a Ginevra nel 1955. La proposta, ben accolta anche dall’Unione Sovietica, portò, nel 1957, alla nascita dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, cui aderiscono 81 stati.

Già da un anno la Gran Bretagna aveva inaugurando l’era dell’elettronucleare distribuendo energia prodotta da una centrale nucleare; negli anni successivi, gli Stati Uniti scalzarono il primato britannico, riuscendo ad imporre le tecnologie costruttive americane in cambio della concessione del materiale fissile. L’opinione pubblica si mostrò diffidente nei riguardi della produzione nucleare di energia elettrica, e il suo impiego diminuì negli anni Sessanta, nonostante le crisi petrolifere, anche a causa dei costi raramente competitivi rispetto a quelli ottenuti utilizzando petrolio o carbone.

La conquista dello spazio

Replica del primo satellite sovietico Sputnik

Il 4 ottobre 1957, l’Unione Sovietica metteva in orbita attorno alla terra il primo satellite artificiale della storia, lo Sputnik, del peso di 83 chili. Il mese successivo, fu la volta di un secondo satellite di mezza tonnellata, con a bordo la cagnetta Laika, primo essere vivente ad orbitare intorno alla terra. Il successo sovietico, che impressionò enormemente l’opinione pubblica e i governi occidentali, oltre ad avere grande valore propagandistico, fece capire agli americani che l’invulnerabilità continentale degli Stati Uniti da un attacco nucleare era finita. I razzi sovietici che avevano portato in orbita i primi satelliti, possedevano una gittata superiore ai 10.000 chilometri e un carico utile considerevole, quindi, altrettanto bene, avrebbero potuto trasportare una testata nucleare da un continente all’altro. L’amministrazione Eisenhower venne accusata di essere rimasta indietro rispetto ai progressi sovietici, ma il “gap missilistico” fu, più che altro, una strategia elettorale del partito rivale. Del resto, nel 1958, gli americani inviarono nello spazio l’Esplorer I, un satellite con funzioni scientifiche e, in campo militare, Eisenhower aveva già avviato un programma missilistico che, in pochi anni, portò gli Stati Uniti in posizione di superiorità strategica, in termini di missili balistici intercontinentali (ICBM) e di missili lanciati da sottomarini nucleari (SLBM).

Nuove frontiere della medicina

Il DNA

James Watson e Francis Crick (a destra), co-scopritori del modello a doppia elica del DNA e Maclyn McCarty (a sinistra), il genetista che capì che il DNA era racchiuso nel nucleo cellulare

Negli anni Cinquanta, la ricerca medica genetica fece passi da gigante grazie ad una scoperta che apriva a conoscenze e studi precedentemente impensabili: nel 1953 il biochimico inglese Francis Crick e il biologo americano James Watson (entrambi insigniti poi del premio Nobel per la medicina nel 1962) scoprivano la struttura DNA.

Il DNA (o ADN) è la sigla dell’acido desossiribonucleico, un composto chimico macronucleare che fa parte degli acidi nucleici, presente nel nucleo di tutte le cellule; consiste in due catene elicoidali di nucleotidi collegate da legami di idrogeno e avvolte intorno allo stesso asse. La scoperta fu decisiva perché il DNA porta in sé tutte le informazioni genetiche necessarie all’attività biologica delle cellule e di ciò che esse strutturano. Uno zucchero a cinque atomi di carbonio (desossiriberio D), una base azotata e infine un gruppo fosfato P, che provvede a tenere unite queste sostanze, formano il DNA e quindi le due eliche. Le lettere del codice genetico stanno al centro delle due eliche, protette dagli zuccheri e dai fosfati. Il DNA controlla l’acido ribonucleico RNA e con esso presiede alla sintesi di tutte le proteine necessarie alla vita delle cellule e degli organismi.

Lotta ai virus

Albert Sabin, scopritore del vaccino antipoliomielite

La produzione industriale della penicillina scoperta precedentemente da Alexander Fleming (che era iniziata nel 1941), la messa in commercio da parte degli americani dei primi antibiotici (iniziata nei primi anni del dopoguerra) e la scoperta di un vaccino su virus attenuati vivi, arma che avrebbe sconfitto la poliomielite (fatta alla fine degli anni ‘40 da un medico polacco con cittadinanza americana, Albert Sabin), consentirono grandi passi in avanti nella salvaguardia della salute dell’umanità.

Nel 1952 il batteriologo e virogolo statunitense Jonas Edvard Salk, scoprì la possibilità della creazione di anticorpi per la poliomielite e mise a punto un vaccino con virus uccisi con formalina. Anche se i risultati non furono sempre ottimali, si cominciò a impiegarlo a livello sperimentale contro la poliomielite, soprattutto nell’esercito americano. Sabin allora, per ottenere il riconoscimento definitivo della sua scoperta, emigrò nell’Unione Sovietica dove il suo vaccino antipolio venne immediatamente prodotto e adottato. I buoni risultati della sperimentazione di Sabin, che ottenne la vittoria totale sul virus, convinsero anche gli Stati Uniti ad adottare il vaccino.

L’interesse delle case farmaceutiche favorì però, alla metà degli anni Cinquanta, speculazioni pericolose: si giunse a un’enorme diffusione dei farmaci tranquillanti, senza attenzione per gli effetti collaterali, e al caso estremo del talidomide, un farmaco usato in gravidanza, che provoca la nascita di molti neonati spaventosamente malformati.

Il cuore

Ake Senning (a sinistra), inventore del pacemaker

Nel secondo dopoguerra anche la ricerca sul cuore raggiunse i successi più importanti. In cardiologia venne introdotto, nel 1954, l’uso del sonar (strumento impiegato durante la guerra per localizzare i sommergibili nemici); grazie ad esso era possibile eseguire l’ecocardiografia, in grado di valutare la funzionalità del miocardio, delle valvole, delle cavità cardiache e del tratto iniziale dei grossi vasi, come l’aorta.

La vera svolta nella terapia cardiaca si verificò tuttavia con l’invenzione del pacemaker, dovuta allo svedese A. Senning, che venne impiantato sperimentalmente per la prima volta nel 1958.

Gli anni Cinquanta sono anche gli anni della nascita della cardiochirurgia: Shumway, dell’università di Stanford, California, iniziò esperimenti di trapianto cardiaco su animali per studiare la possibilità di sostituire un cuore malato con un altro cuore sano (il primo trapianto umano avverrà nel 1967 in Sudafrica).

Sempre più vicini

Flying Bedstead, il primo prototipo di velivolo jet per il volo verticale

Gli eventi bellici avevano dato un grande impulso all’evoluzione tecnica dell’aeronautica che negli anni Cinquanta registrò un notevole progresso anche per quanto riguardava la navigazione commerciale e civile. Il muro del suono era già stato abbattuto nel 1947 dall’aereo americano Roket X1 e gli aerei a reazione cominciavano ad essere utilizzati da molte compagnie aeree per le comunicazioni civili (il primo servizio passeggeri fu effettuato nel 1952). La ricerca aeronautica, sempre sostenuta dagli interessi militari, continuava a perfezionare le tecniche puntando su maggiore velocità e sicurezza. Nel 1959 venne così sperimentato in Inghilterra il Flying Bedstead, primo aereo a decollo verticale. Nello stesso periodo si costruirono anche i primi esemplari di elicotteri a reazione.

Lo stesso sviluppo avvenne nelle telecomunicazioni. Nel 1956 il collegamento telefonico tra gli Stati Uniti e l’Europa era completato con la posa in opera di un cavo sottomarino transatlantico, primo importante passo verso il completamento della rete telefonica internazionale.

L’introduzione della teleselezione rappresentò un ulteriore perfezionamento e snellimento delle comunicazioni telefoniche: non era più necessario passare attraverso un centralino che smistasse il traffico telefonico, ma bastava fare un “prefisso”, alcune cifre che preselezionavano la località che si intendeva chiamare. Finivano così le lunghe attese per mettersi in comunicazione con paesi lontani.

La diffusione della televisione

Fulvia Colombo, la prima annunciatrice televisiva della RAI (1954)

Dopo decenni di sperimentazioni da parte di équipe scientifiche di vari paesi (principalmente Stati Uniti, Gran Bretagna e alcuni ricercatori di origine russa), nel novembre 1936 all’Alexandra Palace di Londra si era inaugurata la prima trasmissione televisiva quotidiana della BBC; pochi anni dopo la televisione aveva fatto la sua comparsa pubblica anche negli Stati Uniti. In Europa la guerra aveva bloccato la diffusione del sistema televisivo pubblico, ma negli anni Cinquanta la programmazione fu avviata in tutti i paesi. Nel 1953 nacque l’Eurovisione, la possibilità di trasmettere programmi televisivi contemporanee in tutta Europa; in Italia la RAI inaugurò le proprie trasmissioni in bianco e nero nel 1954, con una commedia di Goldoni, L’osteria della porta. Il colore fece la sua comparsa in America fin dal 1952, ma i primi apparecchi del genere furono commercializzati nel 1954, mentre in Europa i tempi sarebbero stati molto più lunghi. Nel 1956 nacque il nuovo sistema di videoregistrazione professionale Ampex. Alla fine degli anni Cinquanta, negli Stati Uniti cominciò a diffondersi anche la televisione via cavo che permetteva di raggiungere anche quei territori dove le onde elettromagnetiche non arrivavano o erano disturbate.

Inizia l’era dell’informatica e della cibernetica

IBM 305 all'arsenale dell'U.S. Army Red River, con due dischi IBM: ogni disco poteva contenere un massimo di 3.75 MB, più o meno la dimensione di un'unica traccia mp3 odierna. Il peso della struttura si aggirava attorno alla tonnellata

La corsa dell’informatica, già iniziata negli Stati Uniti nel 1946 (con il progenitore degli attuali computer, l’Eniac - Electronic Numerical Integrator and Calculator), fu negli anni Cinquanta ormai inarrestabile. Nel 1950, la Remington Rand mise a punto il calcolatore commerciale Univac I, con memorie a mercurio. Era un vero e proprio computer nell’accezione moderna del termine, anche se estremamente rudimentale: funzionava grazie a schede perforate sulle quali veniva posta la memoria di massa. Nel 1954 vennero realizzati i primi calcolatori a transistor con memorie a tamburi magnetici. Sono gli anni in cui lo studio sugli elaboratori elettronici si spostò dalle università e dagli istituti di ricerca alle aziende private. Le prime a intuire quello che sarebbe stato il business di fine millennio furono proprio le americane Remington Rand e la International Business Machines, meglio nota come IBM (che fra l’altro aveva costruito, sotto la direzione dell’università di Harvard, una macchina “sorella” dell’Eniac, chiamata proprio Ibm).

Si aprì anche l’era della cibernetica, sviluppatasi come una branca autonoma della scienza a partire dagli studi svolti nel 1947 da Norbert Wiener. Il suo raggio d’azione fu estesissimo e andava dallo studio delle automazioni in grado di sostituire il lavoro dell’uomo, alla teoria dell’informazione soprattutto elettronica. La cibernetica si sviluppò avendo alla base un’idea molto semplice: che l’uomo può dotarsi attraverso la scienza e la tecnica di sistemi di controllo che gli consentono di condizionare a proprio piacimento eventi fisici, mutando cioè il rapporto con il mondo naturale.

Il Pensiero

Il pensiero occidentale

Dopo essersi affermato nel periodo tra le due guerre, l’esistenzialismo si sviluppò nei due decenni successivi alla seconda guerra mondiale in Germania, Francia, Italia e Russia, influenzando la letteratura e il costume. Secondo questa corrente culturale, la filosofia è analisi fenomenologica del particolare modo di essere (esistenza) dell’uomo, pura possibilità, o libertà, che si determina in relazione all’essere (società, mondo, Dio). La conoscenza di questa possibilità, e della limitatezza dell’essere dell’uomo, genera l’angoscia.

Rappresentanti principali dell’esistenzialismo continuarono ad essere, in questo periodo, i tedeschi Karl Jaspers (Ragione e antiragione nel nostro tempo, 1950) e Martin Heidegger (Sul problema dell’essere; Che cos’è la filosofia 1956); i francesi Jean-Paul Sartre (Questioni di metodo 1° e 2°, 1957) e Gabriel Marcel (Il mistero dell’essere, 1951); l’italiano Nicola Abbagnano.

Attivo fu anche il gruppo di intellettuali che tra le due guerre avevano dato vita alla Scuola di Francoforte, elaborando il programma conosciuto come “teoria critica della società”. Esule durante il nazismo, nel 1950 tornò in Germania il filosofo, sociologo e musicista, Theodor Adorno che in Minima Moralia (1951) criticava la cultura contemporanea asserendo che la sua funzione era quella di servire il potere attraverso la supremazia degli schemi ideologici che stabiliscono a priori i valori primari e quelli secondari salvaguardando così le differenze sociali. Un altro esponente della Scuola, Herbert Marcuse, si ricollegava, in Eros e civiltà (1955), alla teoria freudiana secondo cui la civiltà è basata sulla repressione degli istinti umani, criticando il valore permanente della lotta tra istinto e ragione.

Nel 1950 ottenne il premio Nobel per la letteratura il filosofo inglese Bertrand Russell, sostenitore di un originale liberalismo politico e convinto pacifista.

Lo strutturalismo

Strutturalismo è il nome assunto da un vasto movimento metodologico, sviluppatosi in Francia negli anni Cinquanta, che, affermatosi dapprima in linguistica (a partire da Ferdinand de Saussure in poi), ha influenzato molte altre discipline.

Secondo i suoi principi, i fenomeni vanno, infatti, considerati non isolati gli uni dagli altri, ma come elementi di una struttura, cioè nel loro funzionamento all’interno del sistema di appartenenza. Non si tratta di un complesso di dottrine, ma piuttosto di un atteggiamento di rifiuto del soggettivismo umanista di correnti di pensiero come l’esistenzialismo che ponevano il soggetto uomo al centro dell’indagine filosofica.

Tra i maggiori esponenti vanno considerati Claude Lévi-Strauss, Georgij Gurvitch, Jaques Lacan. Lévi-Strauss, padre dell’antropologia (detta appunto strutturale) analizzò la ricorrenza di forme di parentela in società differenti e lontane tra loro geograficamente (Tristi tropici, 1955; Antropologia strutturale, 1958); Gurvitch, francese di origine russa, fu il fondatore della sociologia strutturale (Il dinamismo delle classi sociali, 1956); Lacan si avvalse della linguistica come guida alla psicoanalisi. A Michel Foucault si deve invece l’approccio strutturalistico allo studio della storia.

Il rilancio del marxismo

Dopo la seconda guerra mondiale il marxismo trovò nuovi sviluppi nell’opera di alcuni esponenti del marxismo occidentale o neomarxismo: l’ungherese Gyorgy Lukács, il francese Louis Althusser e il tedesco Ernst Bloch. Lukács, ministro della cultura nel governo di Nagy durante la rivolta del 1956, valorizzò l’originalità del marxismo ortodosso come metodo corretto per comprendere la storia umana, partendo dalla dialettica hegeliana che ha il merito di rendere una visione della realtà nella sua totalità, e non frazionata in singoli fatti sconnessi tra loro (come invece fa la scienza sociale borghese). Degli anni Cinquanta sono le opere Contributi alla storia dell’estetica (1953) e La distruzione della religione (1954).

Althusser analizzò l’opera e il pensiero di Marx in una prospettiva strutturalista e in polemica con le interpretazioni “storicistiche”, mentre Bloch, ribadendo anch’egli il fondamentale contributo della dialettica nella formulazione del materialismo storico-dialettico marxista, sviluppò una “filosofia della speranza” dove natura e società sono viste in una prospettiva utopica (Il principio speranza, del 1954-59).

I cattolici in fermento

Nonostante il conservatorismo di papa Pio XII, che nel 1949 con un decreto del Sant’Uffizio aveva scomunicato i comunisti (nel 1953 l’appoggio della Chiesa cattolica alla lotta antisovietica del popolo polacco aveva portato all’arresto del primate Stefan Wyszynski), il mondo cattolico visse, negli anni Cinquanta, importanti fermenti innovativi. In Francia nacque il movimento dei “preti operai”, che da un lato cercò di misurarsi coi problemi sociali e, dall’altro, di arginare il progressivo allontanamento dalla fede del mondo moderno. Ma anche se una parte importante dell’episcopato appoggiava il movimento, esso venne stroncato dal vertice cattolico nel 1954.

La spinta al rinnovamento però non si esaurì. Nacquero moltissimi movimenti pacifisti e antimilitaristi, che sfociavano nell’obiezione di coscienza all’arruolamento, o richieste pressanti per il diritto al controllo delle nascite che strappò una prima concessione nel 1951: il papa, parlando alle ostriche, dichiarò ammissibile il piacere sessuale nel matrimonio e consentì il ricorso al metodo contraccettivo Ogino-Knaus. In campo missionario si registrò poi l’apertura ai riti delle culture locali, e i padri cattolici aiutarono, anche se molto cautamente, i vari movimenti di liberazione dal colonialismo.

Ma è col successore di Pio XII, Giovanni XXIII, salito al soglio pontificio nel 1958, che i cattolici progressisti poterono uscire allo scoperto. La volontà di rinnovamento del papa, considerato inizialmente “di transizione” (era già vecchio al momento dell’elezione), fu, infatti, subito evidente: egli nominò segretario di stato monsignor Domenico Tardini (che si era espresso contro la scomunica ai comunisti), uscì per un breve ma simbolico viaggio dalle mura del Vaticano dopo una reclusione che i papi si erano imposti fin dal 1870 e, soprattutto, aprì la Chiesa al mondo moderno con comprensione e non più con condanna (rivoluzionaria la nomina di 57 nuovi cardinali quasi tutti extraeuropei, nonché del primo africano, Laurean Rugambwa). Per sancire il rinnovamento, nel gennaio del 1959, Giovanni XXIII convocò un Concilio Ecumenico, del quale però avrebbe visto solo l’inizio (1962).

Religioni e filosofie orientali

A partire dagli anni Cinquanta, dopo l’apertura della prima Conferenza mondiale buddista a Kandy (Ceylon), e la fondazione della “World Fellowship of Buddhist” con centro a Bangkok (1950), le religioni orientali valicarono i confini dei loro territori storici e si espansero in Occidente dove, prima negli Stati Uniti e poi in Europa, trovarono un seguito di massa. Visitare l’India, avvicinare santoni e monaci di quelle terre e culture diventò un vero e proprio viaggio di iniziazione, un rito di passaggio per molti giovani della beat generation (e non solo), che cercavano nuove certezze e che volevano esorcizzare nuove paure. Il boom si ebbe nel 1957, 2500° anniversario della morte di Buddha. Molto peso sull’opinione pubblica ebbe anche la fuga dal Tibet comunista del XIV Dalai Lama (1959).

Il fenomeno più significativo non fu tanto l’adesione al buddismo o all’induismo di giovani occidentali, quanto la nascita di culti sincretici che contenevano elementi di tradizione cristiana e elementi buddisti e indù. Il sincretismo era la risposta sia alla progressiva interazione fra le diverse culture del pianeta, sia alla tendenza individuale, rilevata da molti sociologi, a crearsi una religiosità che sapesse rispondere, attraverso la selezione degli elementi etici, rituali e teologici scelti nelle varie tradizioni, alle nuove esigenze della persona e del gruppo.

Pur con opposte modalità, sincretismo e fondamentalismo rappresentano nel mondo moderno l’eterno bisogno umano di dare un senso complessivo all’esistenza dell’individuo e della comunità.

L’integralismo islamismo

L’espansione economica, culturale e politica dell’Occidente mise in contatto le culture più diverse e lontane tra loro; tutto ciò da un lato finì con l’avvicinare e intrecciare filosofie e religioni, dall’altro provocò chiusure difensive che si tradussero, nel caso della religione musulmana, in un tradizionalismo integralista. L’Islam, che in questi anni visse un periodo di grande espansione, è caratterizzato da due diverse tendenze. Da una parte, rappresenta il più importante tratto distintivo del mondo arabo, all’interno del quale nascono numerosi nazionalismi fortemente religiosi; dall’altra i musulmani credono nel proselitismo e vogliono quindi diffondere in tutto il mondo la dottrina di Maometto.

A partire dagli anni Cinquanta l’Islam fu protagonista nella guerra anticoloniale del Terzo Mondo anche in paesi non arabi quali il Pakistan (nato dalla scissione tra islamici e indù dopo l’indipendenza indiana), l’Indonesia, le Filippine (dove i musulmani parteciparono alla guerriglia filosocialista). La nascita dello stato di Israele, inoltre, accese forti rancori nel Vicino Oriente, rancori che esplosero in guerra aperta durante la crisi di Suez. L’Islam si diffuse anche in aree del tutto nuove come l’Africa Nera, dove sostenne le lotte di liberazione, e gli Stati Uniti, dove il movimento dei “Musulmani neri”, del quale faceva parte Malcom X, cominciò ad avere largo seguito fra la popolazione di colore.